POMPE ADDIO, CONVITTO PAPALE - A SANTA MARTA BERGOGLIO RICEVE I POTENTI, FA LA FILA ALLA MENSA E SI SMARCA DALLA CURIA

Paolo Conti per il "Corriere della Sera"

Un salotto (un paio di poltrone e un divano) con una scrivania, alle spalle un austero crocifisso, una libreria a vetri, un tappeto a disegni persiani. Molto (troppo?) uso di ne on. Quindi camera da letto, un frigorifero, un disimpegno e un bagno. Un parquet industriale lucidato a specchio, soprattutto quel letto di legno scuro rendono gli ambienti molto freddi. Ma l'inquilino non si lamenta. L'uomo è austero, la sveglia di solito suona alle 4.45, un quarto d'ora dopo è già in preghiera e ci resterà per un'ora, meditando sulle scritture della Messa quotidiana.

La mappa dei centri dei Grandi Poteri del mondo da qualche setti mana è cambiata. Il nuovo Pontefice della chiesa cattolica guida i suoi fedeli (un miliardo e 214 milioni, secondo l'ultimo Annuario Pontificio) dall'appartamento 201 al secondo piano di Casa Santa Marta. Bergoglio usa un altro nome. La chiama «Convitto»: 106 suite, 22 stanze sin gole e un appartamento.

Si trova benissimo, ormai è impensabile che torni ad abitare nel l'immenso Appartamento papale del Palazzo apostolico. Lo ha spiegato durante l'udienza alle scuole italiane dei gesuiti: «Io ho necessità di vivere fra la gente, e se io vivessi so lo, forse un po' isolato, non mi fa rebbebene».

Che Santa Marta, albergo nel cuore della Città del Vati canonato per ospitare i cardinali nei Conclavi, sia ormai uno snodo fondamentale nella nuova pagina della Chiesa lo dimostra la recente nomina di monsignor Battista Ma rio Salvatore Ricca al postochiave di prelato ad interim dello Ior, il di scusso Istituto per le opere di religione. Guarda caso, Ricca è diretto re delle case di ospitalità vaticane, quindi soprattutto di Santa Marta. I suoi frequenti colloqui con Papa Francesco, talvolta a cena, hanno costruito uno schietto rapporto di fiducia.

Papa Francesco si muove a Santa Marta come i gesuiti nelle loro residenze collettive. Appare spesso in atrio senza preavviso (all'accoglien za c'è un turno di personale femminile laico che risponde al telefono).

MERCOLEDÌ GLI SCRITTI
In quanto ai pasti, nessuna formali tà: Bergoglio si siede con chi capita e la sera, se funziona il self service, si arma di vassoio. In fondo, da cardinale di Buenos Aires, si cucinava i pasti da solo e andava fiero del «suo» maialino al forno. La mensa
di Santa Marta ha consolidata fama di mediocrità, in Vaticano.

Cucina continentale, da vero albergo qual è Santa Marta. Arrostini, minestroni, pasta al forno. Ma il Papa non obietta. Lì vivono stabilmente una trentina di ecclesiastici della Segreteria di Stato, alcuni funzionari lai ci, quei vescovi che da tutto il mondo raggiungono Roma per qualche giorno. Quando viene a Roma alloggia lì anche Ernst von Freyberg, il nuovo presidente dello Ior.

La gestione della Casa è pilotata da monsignor Ricca che conta su sei suore Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli (un tempo chiamate «le cappellone», per l'immenso velo). Ma il resto del personale, maschile e femminile, è laico. Cucina inclusa. Il servizio di sicurezza è discreto: gendarmeria pontificia, Guardie Svizzere. Nessun corpo speciale.

Bergoglio ama Santa Marta, la trova funzionale. Lì ha ricevuto il 19 marzo Cristina Fernández de Kirchner, la presidente argentina, che ha mangiato in mensa con lui. A Santa Marta sono stati ricevuti sabato scorso, 15 giugno, il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso e il cardinale Stani slaw Dziwisz, arcivescovo di Craco via ed ex segretario particolare di Giovanni Paolo II.

Utilizza il grande Appartamento papale soltanto per le visite ufficiali di Stato (quella con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per esempio) e le benedizioni domenicali. Per il re sto, vive nella «normalissima» Santa Marta. Dopo la sveglia all'alba e la meditazione, Messa alle 7 (ricorre un anticipo di quattrocinque minuti) con breve omelia (sintesi quotidiana su l'Osservatore Romano), saluti al gruppo invitato, fotografie, finalmente colazione in mensa. Alle Messe mattutine si è convocati per raggruppamenti omogenei: dipendenti vaticani all'inizio, la comunità argentina a Roma, recentemente i Gentiluomini di Sua Santità (tra cui il duca romano Leopoldo Torlonia).

Poi c'è la giornata di lavoro, l'esame dei vari dossier. Breve pausa per il pranzo, seguita da mezz'ora di riposo (la sveglia all'alba pesa). Poi ancora lavoro, cena alle 19.3020, preghiera, luce spenta poco dopo le 22. L'uso di Santa Marta ha comportato lo sgombero del parcheggio «italiano» in via della Stazione Vaticana, di fronte ai numeri civici 357, una ventina di posti sicuri nel caos ro mano intorno a San Pietro. Qualche mugugno dei residenti, ma era impensabile che ci fossero auto in so sta di notte quasi sotto le Sacre finestre.

Impossibile contare quante volte Papa Francesco abbia incontrato Benedetto XVI nella sua nuova residenza nell'ex monastero Mater Ecclesiae, a duecento passi di distanza da Santa Marta. Bergoglio è imprevedibile, si muove con agilità. Ratzinger continua la sua ritiratissima vita: preghiera, meditazione, lente passeggiate nei giardini vaticani. Nessuna novità. Chissà quante volte si saranno visti al riparo da occhi indiscreti. Lo sa solo Santa Marta.

 

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