marta cartabia csm consiglio superiore della magistratura

ALLA FACCIA DELLO SPOILS SYSTEM: TANTO PER CAMBIARE, AL CSM FINIRÀ UNA PERSONALITÀ VICINA AL CENTROSINISTRA – GIORGIA MELONI POTREBBE FARE ASSE CON RENZI E CALENDA E OCCUPARE TUTTE LE DIECI POLTRONE DISPONIBILI, MA NON VORREBBE FARLO PER “GARBO ISTITUZIONALE”. E COSÌ, BASTEREBBE UN BLITZ DEL PD, CON UN NOME AUTOREVOLE, PER FREGARE IL CENTRODESTRA: DAL CILINDRO POTREBBE USCIRE ADDIRITTURA MARTA CARTABIA (VICINA AL QUIRINALE MA CON SPONSOR ANCHE IN FORZA ITALIA E TERZO POLO)

Giacomo Amadori per “la Verità”

 

il plenum del csm

Il centro-destra rischia di incartarsi nella corsa per il controllo del Csm. Per l'ennesima volta la vicepresidenza di Palazzo dei marescialli potrebbe essere assegnata a una personalità vicina al mondo progressista o comunque non affine a quello più conservatore. La maggioranza infatti sembra orientata a non fare il pieno di membri laici nell'elezione che inizierà il 17 gennaio a Camere riunite.

 

Per «garbo istituzionale» la premier Giorgia Meloni non sarebbe intenzionata a forzare la mano e occupare tutte le dieci poltrone disponibili, operazione che, con l'appoggio del Terzo Polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda, sarebbe alla portata.

 

calenda meloni renzi meme by macondo

Il Quirinale osserva, apparentemente neutrale, e a Palazzo Chigi lo scontro non interessa, soprattutto perché nelle ultime legislature l'opposizione ha ottenuto sempre almeno un terzo dei consiglieri laici. Ma applicando questa regola non scritta i numeri per garantirsi la vicepresidenza non sarebbero più così sicuri. Anzi.

 

Per tale motivo il candidato ufficiale del centro-destra è ancora tenuto segreto. È un nome che nella maggioranza pensano di riuscire a far eleggere, ma la cautela è d'obbligo.

Soprattutto visti i segnali che arrivano dal Colle più alto e dalle toghe.

 

GIOVANNI LEGNINI LUCA PALAMARA

Ieri il Corriere della sera si è fatto interprete, se non medium, dei desiderata di una parte della magistratura progressista, di cui il quotidiano dai tempi del caso Palamara è fedele portavoce.

 

Per esempio a proposito del possibile cappotto sull'elezione dei laici, il Corriere ha ammonito: «Lasciare fuori una fetta importante dell'opposizione (la più rilevante e numerosa) sarebbe una forzatura e un segnale di rottura, sia sul piano degli equilibri che su quello politico istituzionale».

 

Pierantonio Zanettin

E poi ha aggiunto: «Difficile da ipotizzare una simile "dichiarazione di guerra" sul terreno già minato dei rapporti tra politica e magistratura». Insomma centrodestra avvertito mezzo salvato. E per non farsi mancare nulla il quotidiano ha «bruciato» i presunti candidati «ancora coperti» della Meloni e della sua maggioranza: il professor Giuseppe Valentino (in quota Fdi) e l'ex consigliere del Csm e parlamentare di Forza Italia Pierantonio Zanettin.

 

maria elisabetta alberti casellati foto di bacco (3)

Ma avrebbero carte da giocarsi anche l'ex presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto. Il quale farebbe lo stesso percorso del dem Giovanni Legnini, che, nel 2014, passò direttamente dal governo (sottosegretario con delega all'Editoria e all'attuazione del programma) alla poltrona più importante del Csm.

 

Sul fronte Lega, invece, a lavorare dietro le quinte è la plenipotenziaria di Matteo Salvini, Giulia Bongiorno, anche se nessuna personalità del Carroccio sembra avere possibilità di farcela.

 

GIOVANNI LEGNINI LUCA PALAMARA

In ogni caso, per ora, sul piatto ci sono solo le autocandidature. La riforma Cartabia prevede che per essere papabili o ci si deve autocandidare o si deve essere proposti da almeno dieci parlamentari di due diversi gruppi. Ma per ora sul sito di Montecitorio ci sono solo i 145 avvocati e/o professori che si sono autopromossi, anche se in testa alla pagina si legge «elenco aggiornato con le 163 candidature pervenute sino alle ore 15 del 9 gennaio 2023».

 

MARTA CARTABIA

Sempre il Corriere ci fa sapere (o auspica) che «non è scontato che i sette neoconsiglieri di Magistratura indipendente (il gruppo più conservatore e per questo considerato più vicino alla nuova maggioranza di governo) decidano di votare un candidato selezionato dal centrodestra. Dipenderà dal profilo individuato, e in quest' ottica i nomi indicati dall'opposizione (e in particolare dal Pd) potrebbero risultare decisivi per un finale a sorpresa».

 

come funziona il csm - corriere della sera

Ma gli identikit in questo caso vengono tenuti coperti per davvero. Alla Verità risulta, però, che il nome pronto a uscire dal cilindro martedì prossimo potrebbe essere quello dell'ex Guardasigilli Marta Cartabia, di cui si vocifera con insistenza negli ambienti che contano da prima di Natale. È considerata vicina sia al Quirinale che al Pd, ma avrebbe autorevoli sponsor pure dentro a Forza Italia, nel Terzo Polo e in Noi con l'Italia: Maurizio Lupi è d'area Comunione e liberazione come la Cartabia e suoi uomini starebbero sondando il terreno.

 

cartabia mattarella

Ricordiamo inoltre che Calenda la voleva presidente della Repubblica e Renzi, in passato, la avrebbe incontrata in gran segreto nella sagrestia di un comune amico sacerdote prima del referendum del 2016 quando la professoressa era vicepresidente della Consulta. Infine, nell'ultima corsa per il Quirinale, dalla Lega fecero sapere di essere pronti a votarla.

Insomma la Cartabia potrebbe essere la classica mossa del cavallo, di quelle che tanto piacciono al presidente di Italia viva, e trovare un sostegno davvero trasversale.

La costituzionalista, però, in via riservata, si sarebbe smarcata, dicendosi «non disponibile», ma potrebbe trattarsi di pura tattica. E di fronte a una chiamata del Colle di certo non si sottrarrebbe.

 

marta cartabia al senato 2

Il centrodestra, dovesse rendersi conto di non avere i numeri sufficienti dentro al Csm per far incoronare il proprio candidato, avrebbe come unica alternativa per fermare l'ascesa della Cartabia quella di farle mancare i voti per entrare a Palazzo dei marescialli, non avendo le opposizioni i tre quinti dei suffragi necessari per spalancarle le porte del parlamentino dei giudici. La strategia potrebbe essere applicata ad altri eventuali outsider che dovessero essere lanciati nella mischia all'ultimo momento. Ma ovviamente una simile decisione potrebbe essere interpretata come un segno di debolezza.

 

sergio mattarella al plenum del csm

Nelle ultime ore, però, le chance dell'ex ministro della Giustizia sembrano un po' perdere quota anche per le numerose critiche avanzate da magistrati importanti alla sua riforma.

Infatti anche questa volta le toghe saranno con ogni probabilità decisive.

 

Come sempre le trattative procedono sottobanco e i maggiorenti delle correnti a vario titolo vengono contattati dai diretti interessati oppure dai politici di riferimento.

 

In alcuni salotti di sinistra sta circolando anche un altro nome ritenuto di alto profilo istituzionale, quello di Luciano Violante, che in caso di stallo messicano, nella mente di chi pensa di proporlo, potrebbe non trovare sulle barricate il centrodestra soprattutto dopo che difese Silvio Berlusconi candidato al Quirinale da un attacco di Marco Travaglio bollato come «aggressivo e volgare» e dopo il celebre discorso sui «ragazzi di Salò» che fece da presidente della Camera e che fu molto apprezzato dall'attuale presidente del Senato Ignazio La Russa.

luciano violante giorgia meloni foto di bacco

 

Violante nel 2009 lanciò come responsabile giustizia Andrea Orlando che, però, una volta diventato Guardasigilli, avrebbe subito la nomina di Legnini. Ora per Violante potrebbe essere arrivato il momento della rivincita anche se alcune sue uscite, come una citazione di Francis Bacon («I giudici devono essere leoni, ma leoni sotto il trono») non gli sono mai state perdonate dalla magistratura.

david ermini foto di baccodavid ermini foto di bacco

 

 

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…