berlusconi quirinale

“BERLUSCONI NON HA CHANCE DI ESSERE ELETTO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, MA DI SICURO HA MESSO NEL SACCO SALVINI E MELONI” - IL POLITOLOGO ROBERTO D'ALIMONTE: "QUELLA DEL CAV E’ UNA MACHIAVELLICA PANTOMIMA PER TORNARE PROTAGONISTA. GLI MANCANO 80-90 VOTI, FORSE ANCHE DI PIÙ A CAUSA DELLE DEFEZIONI. NON ANDRÀ ALLO SBARAGLIO” – LO STRAPPO DI SALVINI, UNA DEPUTATA FORZISTA: “SE RENZI HA DETTO DI NO A BERLUSCONI È PERCHÉ HA SAPUTO CHE NON C'È IL SOSTEGNO DI SALVINI…”

Luca Monticelli per "la Stampa"

 

SILVIO BERLUSCONI AL QUIRINALE - BY OSHO

«Berlusconi non ha chance di essere eletto presidente della Repubblica, ma di sicuro ha messo nel sacco Salvini e Meloni». Roberto D'Alimonte, politologo e docente della Luiss, legge la mossa del Cavaliere come una «machiavellica pantomima» per tornare centrale nello scacchiere politico. «Non ho la certezza che dietro la sua auto candidatura al Quirinale ci sia un altro disegno, chi conosce Berlusconi più di me dice che ci creda veramente. Però lui può dire "io ci provo, se non va mi ritiro e gioco l'altra partita", quella del king maker.

 

 

Così cade comunque in piedi». Professore, ieri su Il Sole 24 Ore ha scritto che il blocco del centrodestra dispone di 419 voti tra deputati e senatori, mentre il centrosinistra ne ha 438. E allora perché Enrico Letta e Giuseppe Conte hanno subìto la teoria che la proposta sul successore di Mattarella spettasse al centrodestra?

«Salvini ha usato questo argomento riferendosi al risultato delle elezioni del 2018, quando la sua coalizione prese più seggi del centrosinistra e del Movimento 5 stelle.

giorgia meloni silvio berlusconi matteo salvini renzi quirinale by macondo

 

Ma ha senso nel caso del presidente della Repubblica rivendicare quel primato? O non ha invece più senso guardare qual è la composizione del Parlamento oggi, dove peraltro Pd e M5s sono alleati».

 

Lei però annovera ancora Matteo Renzi nel campo del centrosinistra, quando è stato proprio lui a dire che il centrodestra ha la maggioranza dei grandi elettori.

«Non so perché l'abbia detto, i grandi elettori regionali sono 58, di cui 33 del centrodestra e 25 del centrosinistra. Quindi la sinistra è avanti 463 a 452».

 

Sempre contando Renzi.

«Io lo ritengo ancora un componente del centrosinistra, più centrista che di sinistra, ma sono sicuro che né lui né i renziani voterebbero Berlusconi. Forse, alcuni parlamentari di Italia viva potrebbero convergere su un altro candidato del centrodestra, ma certamente non Berlusconi».

 

meme su Silvio Berlusconi al Quirinale

Quindi al presidente di Forza Italia quanti voti mancano?

«Gli mancano 53 voti che sono tantissimi, perché nei 94 parlamentari che mancano all'appello quelli veramente contendibili sono una sessantina. Alla fine gliene mancheranno 80-90, forse anche di più a causa delle defezioni».

 

 Intende i franchi tiratori?

«La candidatura di Berlusconi è stata imposta, è frutto di un ricatto nei confronti della Lega e di Fratelli d'Italia, perciò ci sono tanti mal di pancia».

 

Ricatto?

«Mi riferisco alla legge elettorale. Il punto è questo: Berlusconi con il suo 7-8% detiene un potere di ricatto fortissimo su due argomenti: il primo è la legge elettorale, perché a lui va bene sia il proporzionale che il maggioritario.

 

Oggi in Parlamento c'è tanta voglia di proporzionale e se viene fatta una riforma in questo senso Salvini e Meloni non vinceranno le prossime elezioni politiche. Il secondo punto è questo: se Salvini e Meloni non avessero accettato la candidatura di Berlusconi, lui avrebbe potuto scegliere il presidente della Repubblica insieme al Pd. Ha un grande potere e quel 7-8% di Forza Italia dentro la coalizione è strategico. Salvini e Meloni sono in difficoltà, per questa ragione ci saranno delle defezioni».

silvio berlusconi quirinale by macondo

 

In più c'è il braccio di ferro sui grandi elettori positivi al Covid, che il centrodestra vorrebbe far votare a tutti i costi.

«Io non ho la lista dei positivi e il loro colore politico, però la deduzione logica è che ci siano più positivi affiliati al centrodestra che al centrosinistra».

 

Se l'ex premier si ritira, perché non potrebbe farlo Salvini il king maker?

«Salvini ci sta provando, ha detto che lui farà una proposta. Se ha firmato un patto pochi giorni fa per dire "Berlusconi è il nostro candidato", e poi due giorni dopo annuncia "una proposta convincente", ha capito che è stato messo ai margini e vuole riacquistare la leadership del centrodestra. Salvini è in difficoltà e si barcamena, vorrebbe riprendersi il pallino».

 

Come fa il Cavaliere a dare ancora le carte?

«Salvini non è riuscito a sloggiare Berlusconi dalla posizione di cerniera tra la destra e il centro perché non ha completato la metamorfosi della Lega. È passato da essere partito regionale a nazionale, ma il Carroccio doveva diventare da populista a partito dei moderati: in questo modo avrebbe fatto veramente fuori Berlusconi. E invece questa seconda metamorfosi è rimasta a metà strada. Così Berlusconi ha ritrovato una centralità con il suo pacchettino di voti moderati».

 

SILVIO BERLUSCONI AL QUIRINALE - BY OSHO

Secondo lei alla fine Berlusconi si ritira e consegna i suoi voti a Draghi?

«Non andrà allo sbaraglio nel momento in cui si renderà conto che non ha i voti. Ci può stare che appoggi Draghi al momento del ritiro, però non ho nessuna certezza».

 

2 - BERLUSCONI EXIT STRATEGY

Francesco Olivo per "la Stampa"

 

Messo da parte Vittorio Sgarbi e il suo metodo un po' troppo plateale, Silvio Berlusconi ha preso in mano il telefono, senza più grande entusiasmo, ma intenzionato a far sapere di voler «andare avanti».

 

Chi ci ha parlato lo ha trovato triste, ma non (ancora) rassegnato alla sconfitta. Per qualche ora, invece di andare a caccia di voti esotici, ha contattato i suoi parlamentari. Un modo per tenere unite le truppe e soprattutto per evitare il rischio che mentre si cercano appoggi esterni, vengano a mancare quelli interni. In questi colloqui Berlusconi avrebbe manifestato segni di cedimento. Il suo entourage cerca di mandare messaggi rassicuranti, ma le prossime ore saranno decisive.

 

Domani o al massimo venerdì gli alleati lo metteranno alle strette in un vertice che il Cavaliere eviterebbe volentieri, rimandando tutto alle votazioni in aula. Ma nemmeno Giorgia Meloni è disposta ad accettare il piano B venga considerato un tabù. I problemi però sono anche in casa.

SILVIO BERLUSCONI QUIRINALE

 

«La candidatura di Silvio ha unito Forza Italia», dice uno dei massimi dirigenti. Un'interpretazione confermata da tutti: la nuova discesa in campo ha avuto l'effetto di mettere da parte i contrasti scoppiati nei mesi scorsi, come dimostrano le parole di Mara Carfagna al Giornale, in sostegno alla candidatura.

 

Tutti con il presidente, quindi, ma fino a quando? L'effetto Silvio inizia già a scemare, insieme ai dubbi sulla candidatura. La tregua salterà poi di certo, nel caso in cui l'operazione Quirinale dovesse fallire, dando spazio al vasto settore che vorrebbe vedere Mario Draghi al Quirinale. I veleni sono ormai difficili da contenere e arrivano a coinvolgere persino una figura rispettata da tutti, come Gianni Letta, sospettato, non molto velatamente, di tramare con Palazzo Chigi alle spalle del Cavaliere.

 

SILVIO BERLUSCONI AL QUIRINALE MEME

Lo scetticismo di Matteo Salvini, le condizioni che ha posto nei giorni scorsi a Berlusconi («sciolga la riserva entro lunedì») e la ricerca ormai pubblica di un nome alternativo, stanno per riaccendere lo scontro. Il settore critico con la direzione del partito è sempre più insofferente verso la gestione di questa candidatura. La mediazione di Sgarbi ha innervosito tanti, per non dire tutti e non solo dentro Forza Italia (Salvini non lo nasconde).

 

Le scenette delle telefonate ai parlamentari ritenuti indecisi, con il critico d'arte che passava la cornetta al Cavaliere, hanno messo realmente in imbarazzo chi da mesi lavorava alla candidatura con la discrezione che questo compito comporterebbe.

 

Le parole stizzite di Antonio Tajani, coordinatore del partito, contro Sgarbi che aveva dato per finita la candidatura del Cavaliere, «non è il portavoce di Berlusconi ma risponde a se stesso», sono rivelatrici del fatto che l'insofferenza verso la cosiddetta "operazione scoiattolo" sia generale.

 

Ma l'opposizione interna addebita questo errore a chi gestisce l'agenda del capo e la sua strategia, ovvero la senatrice Licia Ronzulli e lo stesso Tajani, «chi lo fa entrare Sgarbi ad Arcore? Non credo abbia le chiavi - si sfoga un senatore - ci sono parlamentari che non lo vedono da due anni e questo qui viene fatto passare senza filtri».

SILVIO BERLUSCONI - IL PATRIOTA - MEME

 

A essere messa in discussione però non è solo la linea tenuta in questi giorni, ma quella degli ultimi anni. Lo strappo di Salvini, specie se dovesse accentuarsi nelle prossime ore, sarebbe la prova che l'alleanza strategica con il leader leghista, con il quale si è arrivati a un passo dal formare una federazione, non ha pagato e l'amico, si ragiona, è venuto meno nel momento del bisogno.

 

«Se Renzi ha detto di no a Berlusconi è perché ha saputo che non c'è il sostegno di Salvini», aggiunge una deputata. È la riproposizione dei due fronti: da un lato l'ala che guarda ai sovranisti e quella che preferirebbe un approdo centrista, dopo una riforma della legge elettorale.

 

Come uscirne? Anche su questo non c'è unanimità tra gli azzurri: c'è chi spera che Berlusconi forzi la mano e vada comunque in aula, per una prova d'orgoglio e chi invece crede che la mossa vincente sarebbe fare un passo indietro indicando un nome, persino Sergio Mattarella, così da sottrarre a Salvini il ruolo di kingmaker. È, quest' ultima, la linea di Gianni Letta che per il momento pare non far breccia nei disegni del Cavaliere.

MEME DI SILVIO BERLUSCONI AL QUIRINALE

 

La partita del Quirinale è uno spartiacque per Forza Italia: se il fondatore dovesse farcela occorrerebbe trovare un altro leader, cosa mai riuscita in 28 anni. Se il piano fallisse, bisognerà gestire la frustrazione del capo ed evitare di venire assorbiti da un lato dalla Lega (il disegno di Denis Verdini, secondo molti) e dall'altro dai centristi. Il tutto reso più difficile dalla riduzione del numero dei parlamentari, che getta nel pessimismo molte decine di eletti. Un sentimento che non favorisce la fedeltà.

silvio berlusconi al quirinaleberlusconi meloni salvini totiRIUNIONE DEL CENTRODESTRA A VILLA GRANDEmeme del presepe con matteo salvini giorgia meloni silvio berlusconiMattarella Quirinale Osho Berlusconi

Ultimi Dagoreport

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…

tajani urso vattani peronaci azzoni antonio adolfo mario marco alessandro

DAGOREPORT - MAI SUCCESSO CHE LA LISTA DEI NUOVI AMBASCIATORI, SCODELLATA DA TAJANI, VENISSE SOSPESA PER L’OPPOSIZIONE DI UN MINISTRO (URSO) IRATO PERCHÉ IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO È FINITO A NAIROBI ANZICHÉ A BUCAREST - DAL CDM SONO USCITI SOLO GLI AMBASCIATORI STRETTAMENTE URGENTI. ALLA NATO SBARCA AZZONI, MENTRE PERONACI VOLA A WASHINGTON. E’ LA PRIMA VOLTA CHE LA PIÙ IMPORTANTE SEDE DIPLOMATICA VIENE OCCUPATA DA UN MINISTRO PLENIPOTENZIARIO ANZICHÉ DA UN AMBASCIATORE DI GRADO (FRA DUE ANNI È GIA’ PRONTO IL FIDO CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI LADY GIORGIA, FABRIZIO SAGGIO) – IL MALDESTRO MARIO VATTANI IN GIAPPONE, ANCHE SE ERA WASHINGTON LA SCELTA IDEALE DELLA FIAMMA MAGICA (MATTARELLA AVREBBE SBARRATO IL PASSO) – LA LISTA DI TUTTI GLI AMBASCIATORI SOSPESI….

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - A SINISTRA SI LITIGA MA A DESTRA VOLANO GLI STRACCI! - LA MAGGIORANZA SI SPACCA SU ROTTAMAZIONE E TAGLIO ALL'IRPEF - GIORGIA MELONI DAVANTI AI COMMERCIALISTI PARLA DI SFORBICIATA AL CUNEO E LODA MAURIZIO LEO, "DIMENTICANDOSI" DI GIORGETTI. CHE ALZA I TACCHI E SE NE VA SENZA PARLARE - LA LEGA PRETENDE UN'ALTRA ROTTAMAZIONE, FORZA ITALIA E FDI CHIEDONO PRIMA DI TAGLIARE LE TASSE AL CETO MEDIO - PECCATO CHE I SOLDI PER ENTRAMBI I PROVVEDIMENTI, NON CI SIANO - LA LISTA DEGLI SCAZZI SI ALLUNGA: RISIKO BANCARIO, CITTADINANZA, POLITICA ESTERA, FISCO E TERZO MANDATO - VANNACCI METTE NEL MIRINO I GOVERNATORI LEGHISTI ZAIA E FEDRIGA CON UNA SPARATA, A TREVISO, CONTRO IL TERZO MANDATO: IL GENERALE, NOMINATO VICESEGRETARIO DA SALVINI, È LA MINA CHE PUÒ FAR SALTARE IN ARIA LA FRAGILE TREGUA NEL CARROCCIO (E DUNQUE NEL CENTRODESTRA)