trump salvini

DONALD, SALVACI TU! - SALVINI VOLA A WASHINGTON PER OTTENERE LA BENEDIZIONE DI TRUMP E INCONTRA IL VICEPRESIDENTE MIKE PENCE E IL MINISTRO DEGLI ESTERI, MICHAEL POMPEO - IL LEGHISTA VUOLE FAR DIVENTARE L'ITALIA IL PRINCIPALE ALLEATO DEGLI USA IN UE, MA TRA VIA DELLA SETA E VENEZUELA LE DIVERGENZE SONO TANTE, COMPRESA LA SIMPATIA PER PUTIN - IL PARADOSSO DEL SOVRANISMO

1 – SALVINI A CACCIA DELL'ENDORSEMENT DI TRUMP

Anna Guaita per “il Messaggero”

 

matteo salvini come donald trump

Parlare di terrorismo, immigrazione, rapporti con l'Iran, la Libia e il Venezuela. E magari mettere le basi per la creazione di una «nuova partnership», più forte che nel passato. Questa è la missione che Matteo Salvini conta di realizzare oggi, nella sua giornata a Washington, e nei due incontri ai massimi livelli fissati in mattinata con il ministro degli Esteri Michael Pompeo e nel primo pomeriggio con il vicepresidente Mike Pence.

donald trump matteo salvini

 

L'AGENDA

L'agenda ufficiale del ministro dell'Interno non prevede incontri con Donald Trump, e a quanto pare è stata cestinata per la sua complessità logistica anche l'ipotesi di un allungamento del suo viaggio a comprendere la giornata di martedì per seguire Trump in Florida dove il presidente lancerà la sua campagna elettorale per le elezioni 2020.

 

Vari osservatori tuttavia sospettano che una stretta di mano potrebbe scapparci. Per la Casa Bianca si tratta di trovare il giusto equilibrio: Trump in genere incontra solo capi di Stato o di governo, quindi non si vorrebbe creare un precedente formale nel protocollo dell'Amministrazione, d'altro canto ci sarebbe la voglia di lasciare contento l'alleato italiano.

 

matteo salvini come donald trump 1

Dopotutto, come sottolineano i media americani, Salvini è il leader europeo che più «somiglia a Trump». Anzi, il Washington Post sostiene che il leader della Lega è la prova che «il modo migliore per aver un buon rapporto con l'Amministrazione Trump è di essere un po' come il presidente stesso». E quasi tutti elencano i paralleli che corrono fra Trump e Salvini, e riconoscono al ministro italiano di aver identificato e dominato le stesse forze che formano la base di Trump, cioè «lo scontento per lo status quo, la diffidenza verso le elite, la paura dei nuovi arrivati».

donald trump matteo salvini

 

L'ASSE

Forte della «eccezionale performance» alle elezioni europee, constata il Washington Post, Salvini viene a proporre l'Italia come l'alleato più affidabile per gli Usa dentro l'Unione Europea, ora che la Gran Bretagna ne sta uscendo. Lo stesso Salvini ha confermato questa speranza in una intervista alla famosa giornalista Christiane Amanpour della Cnn, alla quale ha detto di voler parlare a Pence della partnership fra i due Paesi «sia di tipo economico, che di altro tipo».

 

In una diversa intervista, al telegiornale della Nbc, Salvini ha prima espresso la sua ammirazione personale per l'Amministrazione Trump, «non solo per l'atteggiamento sull'immigrazione, ma soprattutto per l'atteggiamento sul rilancio dell'economia, sul rilancio del lavoro, sulla difesa del business economico, sull'abbassamento delle tasse», e poi ha aggiunto che giudicherebbe importantissimo «essere un interlocutore privilegiato all'interno della Ue».

 

mike pence

I media Usa sottolineano che ci sono differenze fra Usa e Italia, soprattutto per il recente accordo stipulato dall'Italia con la Cina e il ritardo con cui il nostro Paese si mette in pari con gli investimenti militari della Nato, ma viene anche evidenziato come nei rapporti fra i due Paesi siano stati evitati i toni aspri che invece ad esempio contraddistinguono i rapporti fra Usa e Germania.

 

Pochi tuttavia risparmiano qualche frecciata polemica contro il vicepremier: Bloomberg fa notare come Salvini abbia fatto «mesi di lobbying» per ottenere l'invito a Washington, il progressista Daily Beast denuncia che il vicepremier arriva «accompagnato da un aroma di fascismo», e la Cnn lo ha criticato per la sua «retorica incendiaria».

 

2 – CHE COSA ASPETTA SALVINI A WASHINGTON

Federico Rampini per “la Repubblica”

 

MATTEO SALVINI ARRIVA A WASHINGTON

Oggi a Washington le anime gemelle dei sovranismi italo-americani. Matteo Salvini vedrà il vicepresidente Mike Pence e il segretario di Stato Mike Pompeo. Salvini sognava Donald Trump ma evidenti ragioni di gerarchia e protocollo hanno reso quell' incontro impossibile. Comunque è un riconoscimento indubbio, per un semplice ministro degli Interni e vicepremier, essere accolto da ben due pesi massimi dell' Amministrazione Usa. I suoi interlocutori hanno capito che è lui l' uomo forte del governo italiano, da coccolare in una fase di turbolenze internazionali che sconquassano la solidarietà atlantica.

 

salvini putin

Pence è legato alla destra fondamentalista cristiana: capisce e apprezza l' uso del crocifisso che fa Salvini. Pompeo è uno dei falchi della politica estera: preferisce la linea di Salvini anziché Conte o Moavero su temi come le politiche migratorie e la sicurezza nel Mediterraneo.

 

Le simpatie ideologiche però non si traducono in sinergie concrete. I dossier che separano Italia e Stati Uniti sono tanti, e in aumento. Sorrisi e pacche sulla schiena non bastano a cancellare le divergenze. Gli Stati Uniti hanno criticato duramente uno degli atti importanti della politica estera del governo Conte: la firma del Memorandum d' intesa con la Cina in occasione della visita di Xi Jinping, per cui l' Italia è il primo (finora l' unico) paese del G7 che aderisce al piano Belt&Road, cioè le Nuove vie della seta. La Casa Bianca parlò di un errore che consegna potenzialmente le infrastrutture italiane a interessi strategici cinesi. Poi c' è stato lo strappo sul Venezuela.

 

xi jinping conte

L' Italia fu l' unico grande paese europeo a barcamenarsi in una equidistanza vetero-castrista fra l' autocrate Maduro e Guaidò, dissociandosi da Washington e dalla maggioranza dei paesi sudamericani. Su questi due dossier non basta che Salvini scarichi le colpe su Di Maio: se lui è l' uomo forte gli americani si aspettano che la politica estera non la facciano i Cinque Stelle. Poi c' è un problema specifico di Salvini, la sua simpatia per Vladimir Putin.

 

Per quanto l' attrazione verso il nuovo Zar sia condivisa da Trump, la politica estera americana è tutt' altro che filorussa. Su impulso decisivo di John Bolton (National Security Council) e del Pentagono, c' è un indurimento verso Mosca. Lo confermano le "prove di cyber-guerra" che i militari americani stanno facendo ai danni della rete elettrica russa. E i ripetuti appelli ai paesi Nato perché aumentino le spese militari: con risultati modesti sull' Italia.

 

Tutte queste divergenze possono spiegare lo schiaffo americano sulla Libia quando Trump si è allineato con Macron appoggiando il generale Haftar, e così ha isolato l' Italia.

putin nella libreria di salvini

Ci sono anche fior di ragioni per cui Salvini dovrebbe lamentarsi con Pence e Pompeo.

Pende la minaccia di nuovi dazi contro l' Europa. Trump vuole colpire le auto tedesche ma così facendo danneggerebbe la componentistica made in Italy, in zone padane dove la Lega ha un radicamento storico. Ci sono anche il Prosecco veneto e altri vini italiani nella lista di quei dazi Usa.

 

mike pompeo

Le aziende italiane sono colpite dalle sanzioni contro l' Iran, un paese dove si erano riaperte per noi delle opportunità economiche. L' extraterritorialità delle sanzioni americane è illegale per l' Europa, Salvini farà bene a ricordarlo. È il paradosso del nazionalismo: più ciascun governo è coerente nel difendere le proprie constituency nazionali, più rischia di danneggiare il sovranista della porta accanto. Salvini ha assaggiato il problema con i nazionalisti dell' Europa orientale o nordica, sui migranti o i conti pubblici. "America First" è il sovranismo con gli steroidi. Non fa regali a nessuno.

 

Ultimi Dagoreport

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…

tajani urso vattani peronaci azzoni antonio adolfo mario marco alessandro

DAGOREPORT - MAI SUCCESSO CHE LA LISTA DEI NUOVI AMBASCIATORI, SCODELLATA DA TAJANI, VENISSE SOSPESA PER L’OPPOSIZIONE DI UN MINISTRO (URSO) IRATO PERCHÉ IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO È FINITO A NAIROBI ANZICHÉ A BUCAREST - DAL CDM SONO USCITI SOLO GLI AMBASCIATORI STRETTAMENTE URGENTI. ALLA NATO SBARCA AZZONI, MENTRE PERONACI VOLA A WASHINGTON. E’ LA PRIMA VOLTA CHE LA PIÙ IMPORTANTE SEDE DIPLOMATICA VIENE OCCUPATA DA UN MINISTRO PLENIPOTENZIARIO ANZICHÉ DA UN AMBASCIATORE DI GRADO (FRA DUE ANNI È GIA’ PRONTO IL FIDO CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI LADY GIORGIA, FABRIZIO SAGGIO) – IL MALDESTRO MARIO VATTANI IN GIAPPONE, ANCHE SE ERA WASHINGTON LA SCELTA IDEALE DELLA FIAMMA MAGICA (MATTARELLA AVREBBE SBARRATO IL PASSO) – LA LISTA DI TUTTI GLI AMBASCIATORI SOSPESI….

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - A SINISTRA SI LITIGA MA A DESTRA VOLANO GLI STRACCI! - LA MAGGIORANZA SI SPACCA SU ROTTAMAZIONE E TAGLIO ALL'IRPEF - GIORGIA MELONI DAVANTI AI COMMERCIALISTI PARLA DI SFORBICIATA AL CUNEO E LODA MAURIZIO LEO, "DIMENTICANDOSI" DI GIORGETTI. CHE ALZA I TACCHI E SE NE VA SENZA PARLARE - LA LEGA PRETENDE UN'ALTRA ROTTAMAZIONE, FORZA ITALIA E FDI CHIEDONO PRIMA DI TAGLIARE LE TASSE AL CETO MEDIO - PECCATO CHE I SOLDI PER ENTRAMBI I PROVVEDIMENTI, NON CI SIANO - LA LISTA DEGLI SCAZZI SI ALLUNGA: RISIKO BANCARIO, CITTADINANZA, POLITICA ESTERA, FISCO E TERZO MANDATO - VANNACCI METTE NEL MIRINO I GOVERNATORI LEGHISTI ZAIA E FEDRIGA CON UNA SPARATA, A TREVISO, CONTRO IL TERZO MANDATO: IL GENERALE, NOMINATO VICESEGRETARIO DA SALVINI, È LA MINA CHE PUÒ FAR SALTARE IN ARIA LA FRAGILE TREGUA NEL CARROCCIO (E DUNQUE NEL CENTRODESTRA)