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"SUL CASO ALMASRI DA PARTE DEL GOVERNO C'È STATO UN PROGRAMMA CRIMINOSO" - LA DURISSIMA ACCUSA DEI MAGISTRATI DEL TRIBUNALE DEI MINISTRI CHE HANNO CONCLUSO LE INDAGINI IN MERITO AL RIMPATRIO, A BORDO DI UN AEREO DI STATO, DEL TORTURATORE LIBICO - I PM CHIEDONO IL RINVIO A GIUDIZIO PER PIANTEDOSI, NORDIO E MANTOVANO, MA NON PER MELONI (PERCHÉ "LA RESPONSABILITÀ POLITICA È DISTINTA DELLA RESPONSABILITÀ PENALE") - SECONDO I MAGISTRATI, IL GOVERNO ITALIANO HA AIUTATO ALMASRI A SOTTRARSI ALLA GIUSTIZIA DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE - A INCHIODARE L'ESECUTIVO ANCHE DUE LETTERE SCAMBIATE TRA IL MINISTRO DEGLI ESTERI TAJANI E L'AMBASCIATORE DI TRIPOLI A ROMA...

Estratto dell'articolo di Giuliano Foschini per “La Repubblica”

 

carlo nordio e il caso almasri

Il governo italiano ha aiutato a fuggire, e così a sottrarsi alla giustizia della corte penale internazionale, il torturatore libico Osama Almasri. «Un programma criminoso» lo definisce il tribunale dei ministri che, dopo sei mesi, ha chiuso l’inchiesta sull’esecutivo. Non c’è però, dicono i magistrati, una responsabilità penale diretta della premier Giorgia Meloni, che ha ricevuto una richiesta di archiviazione.

 

Ma «verrà chiesta l’autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Piantedosi, Nordio e del sottosegretario Mantovano» sostiene la stessa Meloni. I reati ipotizzati sono il favoreggiamento, il peculato e l’omissione di atti di ufficio. A ieri sera, però, la procura non aveva ancora notificato la richiesta di autorizzazione a procedere alla Camera dei deputati. Mentre in serata il tribunale dei ministri ha fatto avere alla premier Meloni la richiesta di archiviazione.

ALFREDO MANTOVANO - LUCA CIRIANI - MATTEO PIANTEDOSI - FOTO LAPRESSE

 

A inchiodare l’esecutivo, secondo la ricostruzione fatta dal tribunale dei ministri, la corrispondenza con il governo libico: due lettere in particolare. Una, datata 20 gennaio, quando dunque Almasri era ancora in carcere, con la quale l’ambasciatore di Tripoli esprimeva al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, «profondo apprezzamento per le solide relazioni bilaterali» chiedendo di perorare la causa del torturatore libico con la Corte di appello di Roma «al fine del raggiungimento degli obiettivi comuni».

 

Una seconda, inviata nei giorni successivi alla scarcerazione, che, scrivono i giudici, «conteneva un profondo ringraziamento con riferimento alla vicenda Almasri», ricordando anche i rapporti che esistevano e che esistono tra i due paesi.

ALMAASTRICHT - MEME BY EMILIANO CARLI

 

Sulla premier Meloni il tribunale dei ministri ha dunque chiesto l’archiviazione raccogliendo il parere del procuratore Francesco Lo Voi, inviato il 7 luglio scorso. A “salvare” la presidente del Consiglio il fatto che poteva non sapere: «L’assunzione di responsabilità politica è distinta e retta da principi diversi rispetto a quelli della responsabilità penale» dicono le magistrate Maria Teresa Cialoni, Donatella Cesari e Valeria Cerulli.

 

«Gli elementi indiziari non sono dotati di gravità, precisione e concordanza tali da consentire di affermare in che termini e quando la presidente del Consiglio sia stata preventivamente informata e abbia condiviso la decisione assunta nelle riunioni, rafforzando con questa adesione il programma criminoso» scrivono. Per poi concludere: «Gli elementi acquisiti non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna».

ALFREDO MANTOVANO. - GIORGIA MELONI - CARLO NORDIO - MATTEO PIANTEDOSI - FOTO LAPRESSE

 

Ad alleggerire la posizione della premier ci sono state le dichiarazioni di Giovanni Caravelli, il numero uno dell’Aise, il nostro servizio estero, che nel ricostruire la vicenda ha spiegato come la presidente del Consiglio «era stata sicuramente informata» ma che «non compare alcun dettaglio o elemento circa la portata, natura e finalità dell’informazione, specie sotto la condivisione delle “decisioni” adottate».

 

Due in particolare: la scelta di non sanare la situazione con la Corte di appello di Roma, non inviando quei documenti che pure erano stati preparati dagli uffici di via Arenula (e rimasti sul tavolo della capa di gabinetto del ministero della Giustizia, Giusi Bartolozzi, la cui posizione è all’attenzione della procura) e che avrebbero evitato la scarcerazione di Almasri. E la decisione di espellere immediatamente, per ragioni di sicurezza interna, il torturatore libico. [...]

 

LA DIFESA DI ALMASRI BY CARLO NORDIO - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA

A riprova della volontà di “favorire” Almasri ci sarebbe appunto la lettera con la quale il governo libico ha ringraziato quello italiano. Ma che per la premier non può essere considerata «un dato probatorio univoco» si legge ancora nel provvedimento di archiviazione.

 

«In un linguaggio protocollare i sensi di ringraziamento di un Paese verso un altro non possono che essere espressi nei riguardi della massima autorità di governo a prescindere da ciò che è stato materialmente fatto e da chi ne abbia consentito la realizzazione». [...]

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