
EIA EIA BACCALÀ! - LO SHOW DEL CAMERATA ALESSANDRO GIULI, CHE ALLA FESTA ROMANA DI FRATELLI D’ITALIA SI FA PRENDERE LA MANO: “CINECITTÀ ERA GOVERNATA COME L'UNIONE SOVIETICA. SOLO BUROCRAZIA, LENTEZZA, CONTROLLI ASFISSIANTI DA PARTE DI NEMICI GIURATI DELLA LIBERTÀ” – SI CAMBIA! CON L’EGEMONIA CULTURALE DI DESTRA, SOLO GRANDI PELLICOLE PATRIOTTICHE E DI SUCCESSO. COME “ALBATROSS” DI GIULIO BASE, FINANZIATO CON 1,5 MILIONI DI TAX CREDIT, CHE IN TRE GIORNI HA RACCATTATO 12MILA EURO DI INCASSO (CON UNA MEDIA DI 8 SPETTATORI A SALA)… - VIDEO
Estratto dell’articolo di Giovanna Vitale per “la Repubblica”
alessandro giuli a piazza italia, la festa di fdi a roma foto lapresse
È l'arrivo di Alessandro Giuli alla festa romana di FdI a segnalare da che parte sta la premier nella guerra contro il cinema ingaggiata dal ministro della Cultura. Altro che fastidio, nessuna irritazione per la rivolta di un mondo che i Fratelli vedono come fumo negli occhi, fiancheggiatori del fronte avverso, amici della sinistra.
Alle sette della sera, il successore di Gennaro Sangiuliano scende il vialetto che conduce al laghetto dell'Eur, quartiere razionalista costruito da Mussolini e perciò amatissimo dai suoi eredi, scortato da Arianna Meloni: la sorella d'Italia che qui è di casa ma non era prevista alla serata conclusiva della kermesse cittadina. Esplicito il messaggio, anche a uso dell'alleato leghista: Giuli è il nostro alfiere, fatevene una ragione.
Lui […] non si fa sfuggire l'occasione. Riempiendo di foga ideologica l'intervento sull'ultima querelle che sta infiammando il Collegio romano.
«Fino al 15 agosto 2024 Cinecittà era un cratere estivo ribollente del nulla, vuoto di investimenti e reputazione», descrive gli Studios fin lì gestiti dall'ad insediato a suo tempo da Franceschini. Dopo la sua epurazione, «è arrivata Manuela Cacciamani», voluta non a caso da Meloni senior, «ha fatto una due diligence, si è messa a dialogare con noi e con il Mef e oggi è piena di produzioni: in un anno ha tolto l'Unione Sovietica da Cinecittà», esulta il ministro.
GIULIO BASE SUL SET DI ALBATROSS
Prima di lanciare l'affondo contro la stampa «che andrebbe sculacciata» per le cattiverie che scrive: «Ci siamo appena stati con la sottosegretaria Borgonzoni, felici uno accanto all'altra — basta con le scemenze che fanno girare — a goderci i risultati di una governance intelligente», smentisce ogni dissapore. Merito di un «centrodestra che lavora in silenzio».
[…] «Cinecittà per chi governa Roma», riprende Giuli andando stavolta all'attacco del sindaco Gualtieri, «è come se non esistesse. Era governata come l'Unione Sovietica», ribadisce, «solo burocrazia, lentezza, controlli asfissianti da parte di nemici giurati della libertà di intrapresa e di movimento» anziché essere considerata per quel che è: «Uno dei posti più importanti del pianeta, che ha costruito la reputazione di Roma e del cinema italiano nel mondo».
Una Cenerentola trasformata da FdI in principessa. Che ora tutti vogliono sposare. Sono gli aneddoti a corroborare la tesi. del ministro.
«L'altro giorno ho incontrato il ceo di Netflix: cercavo di spiegargli l'importanza di produrre in Italia storie legate alla nostra tradizione, lui aveva capito che avremmo voluto cambiare il logo di Netflix. Era un misunderstanding, ma lo avrebbe fatto pur di lavorare a Cinecittà».
E ancora Mel Gibson, «che ho incontrato a Matera: sono andato al suo albergo alle otto di mattina, lui era in ciabatte, mi ha detto che non vede l'ora di venire» nella nostra Hollywood sul Tevere «perché sa perfettamente che cos'è e sa che abbiamo non solo l'idea di riformulare il tax credit, per premiare le produzioni serie, quelle che non sono fantasmatiche ma reali, ma anche di incoraggiare le opere prime, i giovani, i tanti Mel Gibson che magari non sanno ancora di esserlo e sono usciti dal Centro sperimentale». [….]
alessandro giuli a piazza italia, la festa di fdi a roma foto lapresse
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alessandro giuli a piazza italia, la festa di fdi a roma foto lapresse.
federico mollicone . alessandro giuli a piazza italia, la festa di fdi a roma foto lapresse