fini meloni

POLITICA MAL-DESTRA - FINI: “QUANDO HA CAPITO CHE STORACE LE TOGLIEVA I VOTI, LA MELONI È ANDATA NEL PANICO ED È CADUTA NELLA TRAPPOLA DI SALVINI, CHE VUOLE SOLO FAR VEDERE CHE IL LEADER NON È PIÙ BERLUSCONI - INCOMPRENSIBILE IL VETO SU ALFIO MARCHINI”

gianfranco finigianfranco fini

Ernesto Menicucci per il “Corriere della Sera - Roma”

 

Le foto delle tre figlie (le due, più piccole, Carolina e Martina avute da Elisabetta Tulliani, più la «grande», Giuliana, 31 anni, nata dall’unione con Daniela Di Sotto), quella di un’immersione con lo squalo, due stilografiche («sono lì per bellezza») sullo scrittoio. Primo pomeriggio, palazzo Theodoli, uffici di Montecitorio. Giorgia Meloni ha appena annunciato la sua candidatura e Gianfranco Fini, per un trentennio «capo» della destra italiana, già la «boccia».

 

Presidente Fini, la Meloni candidata?

«È stata coraggiosa, ma è stata costretta a candidarsi dai suoi tatticismi e dai suoi errori. Venti giorni fa, Bertolaso non sarebbe neppure stato all’orizzonte e il centrodestra sarebbe rimasto unito. Ancora più incomprensibile, e bizzarro, è poi stato il veto posto su Alfio Marchini».

mntctr11 giorgia meloni gianfranco finimntctr11 giorgia meloni gianfranco fini

 

Secondo lei, perché la leader di FdI ha rotto gli indugi?

«Il suo obiettivo, legittimo, è rafforzare il suo partito. Quando ha capito che Storace le toglieva i voti della destra identitaria, è andata nel panico. Ed è caduta nella trappola di Salvini».

 

Quale sarebbe la trappola?

«Salvini vuole solo far vedere che il leader non è più Berlusconi, che la linea non la detta più lui e che la Lega ha più voti. Il problema è quello: chi ha la golden share?».

 

bertolaso melonibertolaso meloni

Il centrodestra italiano, che nacque a Roma nel ‘93 con la sua candidatura a sindaco, è finito?

«Non esiste più, perché non c’è più una destra erede di Alleanza Nazionale. Salvini-Meloni esprimono una destra lepenista, antieuropeista, vetero-nazionalista. Mentre An era un partito popolare ma non populista, con una cultura di governo anche quando era all’opposizione, nazionale ma non nazionalista. E l’Europa va  riformata, non affondata».

 

Con Berlusconi vi sentite?

«Ci ignoriamo a vicenda. Ma in questa vicenda è stato più lineare della Meloni».

 

L’avventura dell’ex Cavaliere è al capolinea?

BERLUSCONI SALVINI MELONI BY BENNYBERLUSCONI SALVINI MELONI BY BENNY

«Berlusconi ha ancora delle frecce al suo arco, ma non può più dire quello che diceva nel ‘94: tutti contro le sinistre, l’uomo del fare... All’epoca Berlusconi era il presidente del Milan, il capo di Mediaset, oggi è un politico a tutti gli effetti. È cambiato lo schema di gioco e Grillo sull’antipolitica è più credibile».

 

Lei disse della Meloni: «Un’ingrata, si è montata la testa». Conferma?

«In genere faccio più ragionamenti che battute. Ma come diceva Marziale, la gratitudine è il sentimento della vigilia».

 

Non è che c’entra il «tesoretto» della fondazione An? Meloni da una parte, lei ed Alemanno da un’altra...

«Ma se io non ci sono neppure in fondazione...».

 

roberto menia gianfranco fini (2)roberto menia gianfranco fini (2)

Ma diversi esponenti, come Roberto Menia e Italo Bocchino, rispondono a lei.

«Non mi si può negare di avere qualche amico... La materia del contendere era il simbolo di An, ma se uno vuole essere erede di quella tradizione deve anche riconoscerla».

 

A proposito di amici, si è riavvicinato anche a Storace, che gliene ha dette di tutti i colori. Che è successo?

«In politica succede che si abbiano toni aspri. Se poi non dovessi parlare più a tutti quelli che ho criticato o che mi hanno criticato non rivolgerei parola a nessuno».

 

Fini e Bocchino davanti ai fotografi Fini e Bocchino davanti ai fotografi

Storace non le voleva fare causa per la casa di Montecarlo?

«Una storia finita. Quella casa è stata venduta ed era di proprietà di una società».

 

Si è anche detto che lei era caduto in depressione, che si era separato...

«Le foto le ha viste, no? Il pettegolezzo c’è sempre stato, se diventa denigrazione diventa inarrestabile».

 

Il suo più grande errore?

«Nelle ultime 24 ore? L’ho già detto, non scioglierei più An: il Pdl non è mai diventato il grande partito di centrodestra che doveva essere».

 

pinuccio tatarellapinuccio tatarella

La nascita di «Futuro e libertà», la sfiducia al governo Berlusconi, la candidatura con Monti?

«Dei se e dei ma sono piene le fosse. Certo l’alleanza con Monti ha annullato le potenzialità che aveva Fli».

 

Alla destra manca un Tatarella?

«Pinuccio era il ministro dell’armonia, il suo obiettivo era solo vincere».

 

Ma è vero che quasi la costrinse a candidarsi nel ‘93?

«Quando parlai a piazza Tuscolo non sapevo cosa avrei detto. Poi sono partito...».

 

 

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