GAROFANI NON TRAMAVA COMPLOTTI CONTRO LA MELONI, MA COMUNQUE È UN PO’ UN PASTICCIONE – PER ANNI, CON LA SUA FAMIGLIA, È STATO NEL GIRO DI GIANFRANCO LANDE, IL “MADOFF DEI PARIOLI” CHE TRA FINE ANNI NOVANTA E IL 2011 BRUCIÒ CIRCA 300 MILIONI DI EURO DI DENARO RACCOLTO NELLA ROMA BENE - IL NOME DI GAROFANI, INSIEME A QUELLO DEI TRE FRATELLI, COMPARE TRA LE VITTIME A CUI ERANO STATI PROMESSI RENDIMENTI “FINO AL 19%”: IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA RISULTA CON UN SALDO NEGATIVO DI CIRCA 394 MILA EURO, A FRONTE DI MOVIMENTI ATTESTATI INTORNO AI 79 MILA EURO...
Estratto dell'articolo di Fabio Amendolara per “La Verità”
Francesco Saverio Garofani in questi giorni viene raccontato come il gentiluo- mo delle istituzioni, il cattolico democratico che ha attraversato mezzo secolo di politica italiana con la felpa della responsabilità cucita addosso. Quello che nessuno racconta è che lui, insieme a una fetta consistente della sua famiglia, è stato per anni nel giro di Gianfranco Lande, il «Madoff dei Parioli».
E che il suo nome, con quello dei tre fratelli, Carlo, Giorgio e Giovanna (che negli atti della Guardia di finanza vengono indicati in una voce cumulativa anche come fratelli Garofani), riempie la lista Garofani nell’elenco delle vittime allegato alla sentenza che ha raccontato, numeri alla mano, la più grande stangata finanziaria della Roma bene […].
[…] Nel frattempo, la platea delle vittime è diventata un campionario della Roma bene: attori, registi, imprenditori, nobiltà d’antan, politici e varie personalità del calibro (ricostruì il settimanale Panorama) di Sabina e Caterina Guzzanti. La lista parla di circa 1.200-1.500 clienti, con rendimenti promessi «fino al 19%» e giri di denaro che passarono dai paradisi fiscali.
Ma c’era anche un meccanismo legato ai soldi scudati (quello dello scudo fiscale, introdotto per permettere il rientro di capitali all’estero senza rischiare sanzioni, un’azione molto criticata dal centrosinistra), la toppa usata da Lande per prendere tempo: spingeva i clienti a fare lo scudo, così da mascherare i buchi e rinviare i rimborsi. Nell’elenco di chi avrebbe scudato denari ci sono Carlo e Giovanna Garofani.
E anche Michele. Non c’è, invece, Francesco Saverio. Che, però, compare esplicitamente tra gli investitori. All’epoca spiegò così la sua posizione: «Gli avvocati ci hanno consigliato di costituirci parte civile al processo». Ma nella sentenza, tra le parti civili, compaiono solo Carlo e Giovanna.
LA MAIL DI MARIO ROSSI PUBBLICATA DA LA VERITA SUL PRESUNTO COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO MELONI
Fu lo stesso Lande a descrivere la famiglia Garofani come una vera e propria costellazione di clienti: «I Garofani erano praticamente un clan di clienti storici». I loro nomi, con cifre e indirizzi, sono riportati nello schema riepilogativo allegato alla sentenza, dove sono elencati clienti, saldi e movimenti. In quel prospetto c’è la sequenza impressionante di Garofani: sette voci distinte, più una posizione cumulativa intestata a «Garofani Fratelli».
Per ciascuno sono indicati il saldo e l’ammontare dei movimenti (in euro). I dati, per quanto frutto di un documento scannerizzato e in parte disturbato, consentono di farsi un’idea degli ordini di grandezza.
Francesco Saverio risulta con un saldo negativo di circa 394.000 euro, a fronte di movimenti attestati intorno ai 79.000. Carlo presenta un saldo negativo di 111.974 euro. La colonna successiva indica movimenti complessivi in accredito per oltre 178.000 euro. Nelle note viene annotato il collegamento con «Fratelli Garofani».
Giorgio è associato a un saldo passivo di poco superiore ai 112.000 euro, con movimenti in entrata che superano i 64.000. Giovanna figura con un saldo negativo di 56.144, a fronte di movimenti per 112.018 e un’ulteriore voce di 5.874. Lorenzo è registrato con un saldo negativo di 114.744 euro e movimenti in entrata per circa 11.657.
A chiudere il quadro c’è la voce «Garofani Fratelli», con un saldo passivo di 14.506 euro a fronte di movimenti in entrata per 94.507. Questi dati, però, fotografano solo una parte del problema: sono saldi e movimenti su specifici rapporti, non necessariamente l’intero ammontare delle perdite per ogni singolo componente della famiglia.
Numeri che, però, coincidono con l’immagine delineata dai giudici e dallo stesso Lande: quella di una famiglia entrata in massa nel circuito del Madoff pariolino, con capitali che passavano da Roma e per il Lussemburgo, tra conti bancari e veicoli d’investimento. E che in parte sono finiti bruciati da Lande con il trucchetto per il quale ha pagato con la detenzione.
GIANFRANCO LANDE
gianfranco lande - il madoff dei parioli
FRANCESCO SAVERIO GAROFANI



