HIGHLANDER È TORNATO! IL BANANA: “VIVRÒ FINO A 120 ANNI, ORA ROTTAMO TUTTI I DIRIGENTI DI FORZA ITALIA” - POI SBAGLIA COMIZIO AL TELEFONO: “AQUILEIA?” “NO, SIAMO LA SARDEGNA”

1. HIGLANDER È TORNATO: "VIVRÒ FINO A 120 ANNI"
Salvatore Dama per "Libero Quotidiano"


Highlander è tornato. «Col mio programma di arrivare a 120 anni finirò per trasferirmi in Sardegna », dove c'è «una popolazione di ultracentenari davvero sorprendente ». Ne resterà uno solo. Perché Silvio Berlusconi dichiara apertamente di volersi disfare della vecchia guardia del partito. Il «miracolo» di venti anni fa, quando Forza Italia «in due mesi » riuscì a convincere «la maggioranza dei italiani», non è ripetibile con l'attuale classe dirigente azzurra: «Ci siamo sclerotizzati, ci siamo chiusi in noi stessi».

Si sono sclerotizzati, è l'accusa del Cavaliere. «Erano scesi in campo pieni di idealismo, di valori, di passione. Sono diventati gelosi dei loro piccoli privilegi, del potere di nominare i candidati alle Regioni, alle Province, ai Comuni. Invece di spalancare le porte verso gli altri le hanno tenute chiuse». Berlusconi rivela di aver fatto un esperimento.

«Ho preso quattro persone e le ho mandate nelle sedi di Forza Italia», ebbene, racconta il Cav, «nessuno di loro è riuscito a iscriversi al partito ». Ecco perché si è inventato i club Forza Silvio: «Le porte si aprono, torniamo a contatto con la gente e ci torniamo in modo massivo». Con due obiettivi principali: «I club dovranno occuparsi di poveri e di giustizia. Noi siamo la borghesia che deve provvedere a chi ha bisogno. Le prossime elezioni sono un momento importante, o la va o la spacca. Dobbiamo portare i moderati a essere la maggioranza del Paese. Se siamo bravi a comunicare le nostre idee possiamo arrivare a vincere da soli con Forza Italia. È come il '94, me lo sento».

Per i clubbers, Berlusconi sta facendo gli straordinari: «Ho finito stanotte un instant book che distribuiremo a breve». Tema, prevalentemente la giustizia: «Spiego qual è la magistratura con cui abbiamo a che fare, l'unica tra i paesi democratici che sia incontrollabile e incontrollata, formata da giudici impuniti che godono di un privilegio medioevale».

Negli «ultimi anni», ci sono stati «quattro colpi di Stato», denuncia Silvio, La democrazia «è stata sospesa in particolare nel 1995 e nel 2011», quando i governi da lui guidati e indicati «dalla maggioranza dei cittadini» furono «sostituiti » da altrettanti esecutivi tecnici. L'ultimo, quello di Mario Monti, «ha fatto malissimo al nostro Paese». Che dire infine della Corte Costituzionale «in mano alla sinistra» e di una Costituzione che non dà poteri al presidente del Consiglio. Il capo del governo «deve poter cambiare i ministri, deve poter sciogliere le Camere, deve avere gli stessi poteri del premier degli altri Paesi occidentali ».

Il Parlamento «deve avere una sola Camera», le leggi «vanno fatte in 120 giorni al massimo» e «il Presidente della Repubblica va eletto direttamente dai cittadini ». Senza dimenticarsi del «danni» dell'Euro: «Per noi è come una moneta straniera». L'idea dell'instant book gli è venuta dopo la sentenza Mediaset: «Mi sono veramente sentito male, non sono uscito di casa per due mesi e mi sono messo a scrivere ». Silvio parla dei suoi processi. Nel caso Ruby bis «ci sono due testimoni completamente plagiate che rappresentano l'accusa nei miei confronti».

Così le ha definite il leader di Forza Italia, in uno dei suo tre interventi di ieri, facendo riferimento ad Ambra Battilana e Chiara Danese, difese dall'ex senatore dell'Italia dei valori, Patrizia Bugnano. «In questo processo», ha raccontato Berlusconi, «è venuto fuori che cisono 44 testimoni sotto accusa tra quelli in mio favore mentre dall'altra parte ce ne sono due che sono venute una sola volta ad Arcore, sono andate via alle 12.30 e sono state completamente plagiate da un'avvocatessa parlamentare di Di Pietro».

Berlusconi ha spiegato di averle viste in due interviste televisive a un mese di distanza: «Entrambe hanno dichiarato cose inverosimili e che avevano sentito dentro l'imperativo categorico di dire chi fosse davvero colui che governava in quel momento l'Italia. Sfido qualsiasi ragazza che fa concorsi di bellezza a sapere cos'è un "imperativo categorico"».

L'ultimo schiaffo, in ordine di tempo, è arrivato dal Senato. L'istituzione si è costituita parte civile nel processo, in corso a Napoli, che vede imputato l'ex premier per presunta compravendita di senatori con l'obiettivo di far cadere il governo di Romano Prodi. «Stiamo pensando di presentare una mozione di censura nei confronti del presidente del Senato Pietro Grasso», informa il capogruppo azzurro Paolo Romani.

È stata la seconda carica dello Stato infatti a decidere per la costituzione di parte civile nonostante il parere negativo del Consiglio di presidenza di Palazzo Madama. «Le stanno provando tutte», si sfoga Silvio, «pur di far saltare l'accordo tra me e Matteo Renzi».


2. "AQUILEIA? UGO SEI TU?" B. SBAGLIA PURE IL COMIZIO - IL CAVALIERE CREDEVA DI TELEFONARE A UDINE, INVECE AD ASCOLTARLO ERANO I SARDI
Fabrizio d'Esposito per "il Fatto Quotidiano"

The Voice. In collegamento telefonico. Un classico delle tragicomiche berlusconiane. Una voce che sembra provenire dal soffitto, non dal cielo, e tutti in piedi ad ascoltare. Una volta è pure capitato che parlasse a una platea di sedie vuote.

L'ultima esibizione di B. the Voi-ce supera però tutte le precedenti. Esilarante. Memorabile. Il Condannato sbaglia comizio. Pensa di rivolgersi agli azzurri di Aquileia, in provincia di Udine. Invece è collegato con l'albergo Miramare di Alghero, dove è in corso una manifestazione con Ugo Cappellacci, governatore sardo che cerca il bis alle prossime regionali. La gag-gaffe è andata avanti per quasi dieci minuti, nonostante i goffi tentativi dello stesso Cappellacci di avvisare "il Presidente" sotto forma di voce.

Mezzogiorno di abbagli ad Alghero. In primo piano c'è la faccia di Cappellacci che attende ansioso la Voce dopo il tu-tu del telefonino che dà libero. "Presidente". Berlusconi: "Ciao a tutti. Un saluto a Franco, un saluto a Vittorio Covella che so essere l'anima dei club che stanno nascendo lì da voi e un saluto affettuosissimo a Franca che sta facendo benissimo al vostro comitato regionale". Cappellacci è spiazzato. Lui si chiama Ugo non Franco o Vittorio. Il governatore pensa a un'altra boutade di B., tipo "Ugo merda" che cambia nome.

Il Condannato va avanti: "Consentitemi un'osservazione preliminare: avete fatto apposta a scegliere un posto che si chiama ‘I Patriarchi', vista la mia veneranda età?". "I Patriarchi" è un albergo-ristorante di Aquileia. Gli ascoltatori-adepti della Voce si guardano in faccia in silenzio, attoniti. Cappellacci, rigorosamente in piedi (la liturgia dei collegamenti prevede il massimo ossequio per la Voce), tenta di fermarlo. "Presidente, siamo al cinema Miramare di Alghero". Ma il "Presidente" non capisce: "Non sento, avvicinatevi al microfono, alla mia veneranda età mi è caduto pure l'udito".

Infatti. Prosegue come se nulla fosse. Il tono è biascicato, tra l'ubriaco e la caramella in bocca. Il Condannato è convinto di rivolgersi a un club di Forza Silvio. Propala un pippone sul Parlamento anziché sulle regionali sarde: "Avevamo perso il rapporto con le persone e in Parlamento c'erano i nominati. Questo fatto ha prodotto che i parlamentari non dovevano tornare a casa e occuparsi dei problemi locali e degli amici che dovevano votarli la prossima volta. Questo ha fatto perdere il contatto con i cittadini".

La voce dimentica che i nominati li ha voluti per interposta persona, Denis Verdini, anche nel nuovo Italicum, ma questa è un'altra storia. Colpito dal silenzio della platea, che non accenna a reazioni, né applausi né risate, e forse avvisato da chi gli sta vicino ad Arcore, la Voce si blocca d'improvviso. È ancora più impastata quando riprende a parlare: "Ma non siete il club di Aquileia?".

B. pronuncia club con un dittongo improbabile "claeb" e continua a interrogarsi al buio. I presenti guardano il soffitto, in segno di rispetto, sperando che la Voce rinsavisca e torni in sé. Finalmente B. si desta: "Ugo sei tu?". "Ugo" sorride, annuisce e conferma: "Non ti preoccupare presidente, sei comunque tra amici. Sì, sono io e sei in collegamento con Alghero, siamo al Miramare".

The Voice esorcizza la gaffe con un'altra battuta: "Hanno infiltrato qualcuno di sinistra anche nella mia segreteria". Segue un'apologia della Sardegna e dei relativi festini a Villa La Certosa: "Col mio programma di arrivare a 120 anni non potrò che trasferirmi presto in Sardegna, siete un popolo di ultracentenari. M'importa molto di questa isola che è la più bella del mondo. E potrei aggiungere, quando siamo a tu per tu, altre motivazioni". Poi, sulle prossime elezioni politiche: "O la va o la spacca".

In serata, a Milano, B. si materializza a un'altra riunione e spiega il suo ultimo incidente domestico: "Ho messo un piede su una palla di Dudù e ho fatto un volo di quattro metri, sono planato sulle scale, per fortuna c'era la moquette e non mi sono fatto nulla". Ancora: "Stanotte ho finito di scrivere un instant-book sulla magistratura". Il berlusconismo è una comica infinita.

 

 

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