
“I PALESTINESI? SERVE L'ANNIENTAMENTO TOTALE. IO MI OFFRO COME BOIA” – IL RITRATTONE DEL COLONO IRRITABILE BEZALEL SMOTRICH, MINISTRO DELLE FINANZE ISRAELE CHE VUOLE SPIANARE LA STRISCIA DI GAZA (“E’ UNA MANNA IMMOBILIARE. LA DEMOLIZIONE L’ABBIAMO GIÀ FATTA! ORA DOBBIAMO COSTRUIRE”) E SPAREREBBE AI BIMBI PALESTINESI - “ORGOGLIOSAMENTE OMOFOBO”, E' CONTRARIO ALLA “LEGITTIMAZIONE DEI CRISTIANI, PERCHÉ IL SIGNORE È UNO”, HA PIÙ VOLTE CONSIGLIATO DI FAR MORIRE DI FAME E SETE CHI NON EVACUA DALLE ZONE DI GUERRA: “NON CI SONO MEZZE MISURE” – “CHI BRUCIA LE CASE AI PALESTINESI COMMETTERÀ ANCHE UN REATO MA NON È UN TERRORISTA” – “L’ANP? È UN PESO, HAMAS INVECE È UNA RISORSA PERCHE' NESSUNO VORRÀ MAI SAPERNE DI RICONOSCERE UNO STATO PALESTINESE”
Francesco Battistini per corriere.it - Estratti
benjamin netanyahu Bezalel Smotrich
È così colono, lui che abita al di fuori d’una colonia, da essere fuorilegge perfino per i coloni. È così religioso, lui che è avvocato, da far prevalere la Bibbia sui codici. Odia così tanto gli arabi, da voler segregare le donne che li partoriscono e fucilarne i bambini. Detesta talmente l’Autorità palestinese di Abu Mazen, da preferirle Hamas.
E questo mattatoio di Gaza, lo ispira al punto da non vedere l’ora di spianare tutto e trasformare la Striscia in «una miniera d’oro», com’è andato a dire mercoledì a una conferenza d’agenti di case: «La demolizione, la prima fase del rinnovamento di Gaza City, l’abbiamo già fatta! Ora dobbiamo solamente costruire!».
bezalel smotrich presenta piano per annettere 82 per cento della cisgiordania 2
Altro che la Gaza Riviera immaginata dal real estate Netanyahu e Trump: laggiù c’è una tale «abbondanza» d’aree distrutte da fare in modo che il dopoguerra «si paghi da solo». Una «manna immobiliare». Un business plan già sul tavolo del presidente americano. Perché The Donald in persona vuole «verificarne la fattibilità». E perché, in definitiva, «abbiamo investito molti soldi in questa guerra: adesso dobbiamo solo vedere come distribuire i terreni».
Lotto duro senza paura. Più betoniere sopra i cimiteri. Per happy end, un bel rendering. E chi se ne frega delle decine di migliaia di donne, di vecchi o di bimbi ammazzati. Per Bezalel Smotrich, l’unico arabo buono è l’arabo morto e «chi brucia le case ai palestinesi commetterà anche un reato – disse una volta -, ma di sicuro non è un terrorista: il terrorismo ebraico è una contraddizione in termini».
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Più che quel che fa, di questo ministro a destra della destra di Bibi Netanyahu - «il colono barbuto dagli occhi azzurri che è diventato il volto dell’intolleranza e dell’estremismo politico e religioso impenitente del Paese» (pennellata di Haaretz) -, conta quel che dice: il 28esimo responsabile delle Finanze nella storia d’Israele, finanze peraltro in dissesto, è il leader con la kippah del minuscolo Partito Sionista Religioso che oggi ha solo sette seggi alla Knesset, ma è essenziale per la tenuta della fragile coalizione di governo ed è esiziale ogni volta che apre bocca. Rovinoso come un raid, letale come un Merkava.
Le sue parole sono pietre, sì, ma tombali: su ogni possibilità di dialogo e di pacifica soluzione. Contrario a qualsiasi negoziato su Gaza. Favorevole all’annessione totale («perché fermarsi all’80 per cento?») dei Territori palestinesi, che nomina usando sempre e solo i termini messianici di Giudea e Samaria.
Critico di Netanyahu, che considera troppo trattativista.
Da dieci anni, da quando entrò in Parlamento come ultimo degli eletti, la politica israeliana ha fatto l’abitudine (ma non troppo) alle sparate di questo quarantacinquenne e del suo facsimile Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza e leader dell’altro partitino ultranazionalista che tiene in ostaggio le politiche del premier. Non si contano più, i virgolettati abrasivi della coppia dei «due irresponsabili e pericolosi» - come li definisce il leader dell’opposizione Yair Lapid -, anche se Bezalel (letteralmente, il Protetto da Dio) supera spesso in creatività l’amico Itamar.
Da giovane attivista si dichiarava «orgogliosamente omofobo» e a Gerusalemme, per contestare un Gay Pride, organizzò una sua Beast Parade che prevedeva pure una sfilata di capre e d’asini, parodia degli «atti devianti». Una volta, mentre assisteva alla nascita del settimo figlio, sbottò: «È naturale che mia moglie, in ospedale, non voglia partorire accanto a chi dà alla luce un bambino che, fra vent’anni, potrebbe uccidere il suo. Servono reparti separati per ebree e arabe. Mia moglie dopo il parto ha il diritto di riposare, senza avere intorno tutte quelle feste arabe...».
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Un altro giorno, gli chiesero che cos’avrebbe fatto a un bambino palestinese che lancia pietre: «O gli sparo, o lo espello, o lo metto in prigione». E che cosa pensa dei cristiani? «Non posso legittimarli. Il Signore è uno, non trenta. Ha creato il mondo e a noi ebrei ha dato la Torah. Non si può distorcere la verità dello Stato ebraico».
Su Gaza, ha sempre avuto idee chiarissime: «Il 70 per cento degli israeliani vuole l’emigrazione dei gazawi, perché non si può tollerare d’avere a quattro minuti da casa, ogni mattina, due milioni di persone che si svegliano desiderando di distruggere Israele». Due milioni, oddio: l’ideale sarebbe che i coloni si reinsediassero anche lì «e se poi a Gaza restassero solo 100-200mila palestinesi, beh, tutto sarebbe diverso».
Un suggerimento ai militari: «Chi non evacua, non lasciate che se ne vada: senz’acqua e senza elettricità, può morire di fame o arrendersi». Quando citò la Bibbia e invocò (aprile 2024) un diluvio di fuoco sui campi profughi – «non ci sono mezze misure... Rafah, Deir al-Balah, Nuseirat, annientamento totale. Perché è stato scritto "cancellerai il ricordo di Amalek da sotto il cielo e non c’è posto per loro sotto il cielo"...» –, allora fu di nuovo il quotidiano israeliano Haaretz a descrivere questi commenti come un invito al genocidio: molti Paesi, dalla Spagna alla Slovenia, dall’Olanda alla Gran Bretagna, dal Canada all’Australia, lo considerano persona non gradita. E assieme a Ben-Gvir, l’Unione Europea sta decidendo se sanzionarlo.
Asserragliato nella sua colonia di Kedumim, ogni sera che torna a casa Smotrich dice di sentirsi «in pace con la coscienza e coi vicini». Che tanto vicini non sono: la casa del ministro è al di fuori del perimetro dell’insediamento, già di per sé illegale, e occupa un terreno (se possibile) ancora più vietato dagli accordi internazionali.
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La sua sfidante alleanza con Netanyahu si gioca soprattutto sulla Palestina e su una parola: sovranità. «L’elezione di Trump s’è trasformata in un’importante occasione» non solo per trasformare la Striscia in un resort da incubo, ma anche per resuscitare il sogno d’annettere la Cisgiordania: «Eravamo a un passo dall’applicare questa sovranità alle colonie in Giudea e Samaria – disse l’anno scorso -, adesso è il momento giusto per farlo: il 2025 sarà l’anno della sovranità». Parole chiare: «I nuovi nazisti», ovvero i palestinesi, «devono pagare il prezzo del 7 ottobre attraverso la terra che verrà loro confiscata».
bezalel smotrich con i parenti degli ostaggi del tikva forum
Di più: «L’Anp è un peso e Hamas è una risorsa: la prima ci danneggia nei forum internazionali, invece il terrorismo della seconda fa sì che nessuno vorrà mai saperne di riconoscere uno Stato palestinese». L’annessione è la sua vera scommessa politica ed è stato lui a spingere per l’ultima spallata: i 3.400 nuovi insediamenti nella colonia E1, che «cancelleranno l’illusione dei due Stati e consolideranno la presa del popolo ebraico sul cuore della Terra d’Israele».
I media lo criticano? «Sono tutti in mano alle femministe radicali e alla comunità Lgbt». I palestinesi combatteranno ancora di più? «Metteremo la pena di morte e, anzi, m’offro volontario al concorso per diventare boia». In questo, va detto, Bezalel arriva tardi sul suo concorrente Ben-Gvir. E la cosa un po’ gli brucia. Quand’era ragazzino, una sera Itamar andò in tv a mostrare lo stemmino appena strappato dalla Cadillac di Yitzakh Rabin, il premier che aveva firmato la Pace di Oslo. Lo sollevò e disse forte: «Siamo arrivati alla sua macchina, arriveremo anche a lui». Che bella trovata: due settimane dopo, Rabin fu assassinato da un estremista ebreo.
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