american kompromat

I RUSSI AVEVANO PUNTATO TRUMP DA 40 ANNI – LE RIVELAZIONI BOMBA DEL NUOVO LIBRO DI CRAIG UNGER, “AMERICAN KOMPROMAT”: IL PRIMO CONTATTO DI TRUMP CON UN AGENTE RUSSO SAREBBE STATO NEL 1976. DA ALLORA GLI OLIGARCHI MOSCOVITI AVREBBERO SALVATO PIÙ VOLTE DALLA BANCAROTTA LE SUE DISASTRATE AVVENTURE IMPRENDITORIALI – L’INCROCIO CON EPSTEIN, IL RUSSIAGATE E IL GIUDIZIO CHE DAVANO DI LUI NEGLI ANNI ’90: “È UNA PERSONA DI BASSO INTELLETTO E CON UN EGO IPERTROFICO: IDEALE PER RENDERLO MANIPOLABILE”

 

 

Flavio Pompetti per “il Messaggero”

 

craig unger american kompromat

 

I servizi segreti russi hanno coltivato relazioni con Donald Trump nell'arco di quarant' anni. Il Kgb aveva puntato sull'ambizioso e vanaglorioso imprenditore fin dagli anni della gioventù, fidando che un giorno il loro investimento avrebbe pagato con gli interessi.

 

Questo è quanto sostiene il giornalista investigativo Craig Unger nel libro American Kompromat, da alcuni giorni nelle librerie degli Stati Uniti. Il volume è il seguito del best seller: House of Bush, House of Saud, and House of Trump, House of Putin, nel quale l'autore ha denunciato i legami con le potenze straniere che avrebbero condizionato le scelte di politica estera dei due presidenti.

 

Il nuovo libro di Unger è uno scritto a tesi, nel quale i fatti elencati sono inanellati per allinearsi all'ipotesi iniziale. Qualche volta in modo più convincente, altre in una connessione logica più arbitraria.

 

donald trump negli anni '70 al taj mahal

Lo scrittore parte dall'acquisto per un semplice dollaro dell'Hotel Commodore di Manhattan, un palazzo fatiscente gravato da debiti e da costi di manutenzione, che permise a Trump nel 1976 di fare il salto dalla periferia al cuore di New York.

 

CRAIG UNGER

L'edificio ristrutturato divenne il moderno Hotel Hyatt, costruito sopra la stazione ferroviaria di Grand Central. Al momento di scegliere i televisori da installare nelle camere, Trump optò per una scelta curiosa: evitò i maggiori negozi di elettronica, e andò a comprare l'intero lotto da Joy Lud Electronics, un anonimo magazzino sulla 23ma strada che aveva all'esterno la scritta: «Si parla russo».

 

Uno dei proprietari era Semyon Kislin, un ebreo ucraino emigrato quattro anni prima che si era specializzato nella vendita di macchine fotografiche e registratori dei quali era vietata l'esportazione verso la Russia, a beneficio dei funzionari diplomatici che transitavano a New York.

 

yuri shvets

L'ex agente del Kb Yuri Shvets ha raccontato a Unger che Kislin era a sua volta un uomo dei servizi russi e ha insinuato che dietro la strana installazione all'Hyatt di televisori dotati di doppio standard di trasmissione, e quindi capaci di trasmettere immagini di cassette magnetiche riservate al mercato russo, ci fosse stato il primo contatto di quello che con il tempo è divenuto il Kompromat.

 

Di fatto i rapporti tra Trump e gli oligarchi russi è divenuto fiorente negli anni successivi. I possidenti moscoviti, ma anche noti malavitosi e capimafia russi sono divenuti grandi clienti delle operazioni immobiliari del gruppo newyorkese, alcune delle quali sono state finanziate con triangolazioni su banche estere che avevano rapporti con quelle russe. Shvets, e Unger tramite le sue parole, collega alcuni degli acquisti ad operazioni di riciclaggio di denaro sporco.

vladimir putin donald trump

 

La stessa fonte riporta poi il giudizio corrente negli anni '90 tra gli agenti dell'intelligence russa negli Usa nei confronti di Trump: «Non c'è niente di complicato in questo ragazzotto avrebbe detto a Shvets una spia russa . E' una persona di basso intelletto e con un ego ipertrofico; due componenti ideali per renderlo un soggetto manipolabile».

 

LA TRIANGOLAZIONE

Unger con l'aiuto di Shvets stabilisce poi un'altra triangolazione sospetta: quella che ha legato Trump e l'amico Jeffrey Epstein a fonti russe con le quali l'ambiguo finanziere newyorkese era in contatto. L'amicizia tra i due tycoon si era spezzata nel 2004 quando Epstein aveva chiesto un parere su una proprietà che intendeva comprare a Palm Beach in Florida e Trump l'aveva bruciato con un offerta di 41 milioni per lo stesso contratto, per poi rivendere la villa poco dopo a 125 milioni di dollari.

jeffrey epstein donald trump

 

Epstein era offeso e battuto, ma aveva i mezzi per vendicarsi. Lui e la partner Ghislaine Maxwell avevano un voluminoso archivio di filmati e registrazioni degli incontri sessuali che i due avevano propiziato negli anni tra l'harem di ragazze minorenni sotto il loro controllo e personaggi di alta visibilità.

 

Negli scaffali c'erano anche foto di Trump circondato da ragazze in topless, e una in particolare che mostrava tracce di sperma fresche sui suoi pantaloni, mentre le giovani lo eccitavano. Quelle foto secondo Shvets sono state consegnate da Epstein ad alcuni russi suoi clienti, e hanno trovato la strada del Cremlino. Tutto questo secondo Unger spiega perché i russi abbiano avuto interesse a facilitare l'ascesa di Trump alla Casa Bianca, un fatto confermato dall'inchiesta Muller, anche se, e vale la pena ricordarlo, il procuratore speciale non ha trovato prove di concussione tra il presidente e i servizi moscoviti.

donald trump putinmueller russiagate 1

donald trump vladimir putin

donald trump 1

donald e ivana trump in russia nel 1977 trump plaza donald e ivana trump a san pietroburgo donald trump e tamir sapir semyon kislin trump tower

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