trump hillary

SANDERS UNCHAINED - IN SOUTH CAROLINA, NELLE TERRE DI DJANGO, ULTIMA CHIAMATA PER LA CLINTON CHE SI AGGRAPPA AI VOTI BLACK PER FERMARE L’ONDATA DELLO "ZIO BERNIE"- I REPUBBLICANI AFFIDANO ALLA POTENTE DESTRA CRISTIANA L’ULTIMA POSSIBILITÀ DI ARGINARE CICLONE TRUMP

SANDERS CLINTONSANDERS CLINTON

Vittorio Zucconi per “la Repubblica”

           

È ai figli di Django, è agli eredi degli schiavi del Sud che Hillary Clinton chiede la liberazione dall’incubo della sconfitta. Nero è il colore della sua ultima speranza di vincere le elezioni e di respingere l’assalto del grande vecchio Bernie e della sua folla di giovani bianchi.

 

È in South Carolina, la terra degli schiavi, delle immense risaie coltivate dai deportati dall’Africa, del primo colpo sparato nel Forte di Sumter, a Charleston, che diede il via alla Secessione e alla Guerra, che la carovana della politica americana sta piantando i suoi tendoni e nessuno lo fa con tanta ansia quanto il “Clinton Travelling Circus”. Dopo gli antipasti dello Iowa e del New Hampshire, indigesti per lei e deliziosi per zio Bernie il populista, la South Carolina, con quel 37 per cento di popolazione di origine africana, deve essere la paratia stagna che fermi l’ondata di Sanders. O il suo avversario dilagherà dall’Atlantico verso il West e le Grandi Pianure, travolgendola.

 

bill clinton bernie sanders con la moglie janebill clinton bernie sanders con la moglie jane

Mentre i repubblicani affidano alla potente destra cristiana, alla enorme popolazione in uniforme, agli evangelici rinati in Cristo, l’ultima possibilità di fermare Donald Trump, il miliardario di New York che sembra incarnare tutto il secolarismo e l’esecrato libertinismo della “Sodoma sullo Hudson”, Hillary e Bernie si sono lanciati all’assalto di quel voto nero che alle Primarie democratiche produce oltre il 55% dei partecipanti.

 

Per Sanders, che ha fatto la propria carriera politica sempre e soltanto nei ghetti bianchi del New England, dove la popolazione di colore non supera il 3 per cento, l’incontro con la Black America è la scoperta di un continente umano nuovo.

 

bernie sanders hillary clintonbernie sanders hillary clinton

Diligentemente, il 60enne senatore ebreo venuto da Brooklyn sta facendo il giro delle sette chiese, simbolicamente e letteralmente. Ha incontrato uno dei predicatori e opinionisti più ascoltati nella comunità afro, il reverendo Al Sharpton ad Harlem, sperando in un’investitura pubblica che Sharpton ancora si riserva di dare. I suoi “surrogati”, e lui stesso, battono le chiese battiste della Carolina dove i Pastori, per fede e interesse, tradizionalmente appoggiano i democratici e compattano i loro greggi nei giorni delle votazioni.

 

Ha raccolto l’appoggio di rapper, come killer Mike, e del politologo Cornel West, già sostenitore di Obama oggi deluso e tradito. E 10mila volontari di Sanders si stanno muovendo fra i 4 milioni e mezzo di abitanti dello Stato per bussare, pagati 5 dollari al giorno, alle porte delle chiese, delle case, dei saloon, delle fabbriche.

 

hillary clinton  bernie sandershillary clinton bernie sanders

I sondaggi alla vigilia del sesto dibattito democratico dicono che zio Bernie è molto indietro, ma che anche nelle terre di Django il suo messaggio risuona. E se lui potrebbe essere sconfitto in South Carolina senza troppi danni, un’altra disfatta per Hillary e per la “Clinton Machine” di Billary qui potrebbe essere irrecuperabile.

 

Lo sarebbe perché questo Stato da anni in transizione fra il passato ruspante di piantatori e cavalieri incappucciati del Klan e una comunità in continua crescita economica, culturale e demografica grazie a investimenti anche esteri lo ha reso meno scontato. Con 6,7 miliardi di dollari in fabbriche aperte da case automobilistiche, e lo stabilimento della Bmw che diventerà il primo nel mondo per la casa bavarese, la South Carolina è lo Stato americano che accoglie più investimenti stranieri in tutti gli Usa.

 

clinton e sandersclinton e sanders

Ed è, dal 1992, Clinton Country, è riserva di caccia per il marchio lanciato dall’ex presidente, che fu definito dalla scrittrice Toni Morrison “il primo presidente nero della storia” e ora passato alla moglie. Anche nelle primarie del 2008, quando Obama comprensibilmente sconfisse Hillary, la signora raccolse più voti di quanti se ne aspettasse. Ma come ha scoperto dolorosamente nel New Hampshire, essere donna non garantisce affatto il voto della donne. Ed essere moglie “nera ad honorem” non assicura il sostegno della comunità afro.

 

I maggiorenti della comunità di colore nazionale, il Black Caucus, il gruppo di deputati e senatori afro a Washington, la Naacp, la associazione nazionale per l’avanzamento della gente di colore, politici e pastori locali sono per Hillary, e con lei si faranno fotografare nei giorni che mancano al sabato del voto, il 27 febbraio, per quello che valgono.

bernie sanders hillary clintonbernie sanders hillary clinton

 

Molti degli elettori alle primarie — si calcola il 10 per cento — sono millennial, cresciuti attorno all’inizio del nuovo Millennio, ragazzi e ragazze di ogni carnagione che non hanno mai votato e che della storia d’amore con i Clinton nulla sanno e meno gli importa.

 

In un tempo che ha visto l’implicito razzismo delle polizie disinvolte nell’abbattere uomini con la pelle scura, in una nazione che, anche sotto la guida del “nero ad honorem” Clinton e del “quasi nero” Obama, accusato di essere africano di pelle, ma bianco di cuore, le promesse dell’establishment democratico potrebbero non convincere più.

 

hillary clinton  bernie  sandershillary clinton bernie sanders

Sanders, l’anti-establishment, il nonno che tuona contro il carcere facile per i neri e per la giustizia ingiusta che risparmia i figli dei bianchi rinchiudendo invece un milione e mezzo di colored per gli stessi reati, tocca una corda profonda per chi crede che le vite dei “Black” debbano contare come quelle dei “White”. Se vuole vincere, Hillary dovrà raggiungere la mente toccando i cuori e convincere gli elettori del primo Stato del Sud chiamato al voto che lei non sarà come tutti i suoi predecessori: la piazzista di promesse, dimenticate il giorno dopo la vittoria.

SANDERS HILLARY CLINTONSANDERS HILLARY CLINTON

 

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