L’ARCHISTAR DI PUTIN? E’ UN ITALIANO CHE PER ANNI HA ACCUMULATO MILIONI DI DOLLARI IN SILENZIO, PROGETTANDO REGGE PER I PIÙ POTENTI - 42 DEI 116 MILIARDARI RUSSI NELL’ELENCO DI FORBES SONO SUOI CLIENTI

Paolo Brera per “la Repubblica

 

putin palace constructionputin palace construction

Lavora in un quartiere chic dagli affitti astronomici, ma non ha targa alle pareti né nomi sul campanello. Chi deve trovarlo sa come fare. « Sono arrivato dall’Italia vent’anni fa con la valigia da rappresentate di mobili della Mascagni di Bologna, oggi 42 dei 116 miliardari russi nell’elenco di Forbes sono miei clienti », dice orgoglioso l’archistar degli oligarchi. Quando Putin decise di farsi costruire una villa, è a lui che si rivolse.

 

Lanfranco Cirillo, 55enne di Treviso, in Italia ha lasciato labili tracce qui e lì, un premio come mecenate nella vela e poco altro. Ma nella Russia di Putin, è tutta un’altra musica.

Alle pareti del suo studio inaccessibile in un attico tra i viali di Frunzenskaja ha due foto dello zar Vladimir.

 

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Lì la piccola palestra privata, qualche ricordo di famiglia, la scrivania, un tavolo per le riunioni: sobria italianità d’esportazione, a parte un mappamondo gigante. Lambito nelle inchieste sui fondi neri nei giri di denaro dei suoi committenti ma «mai coinvolto in nessuna inchiesta», sponsor della Federazione nazionale della vela italiana e di quella russa, aereo privato e «armatore di più di 50 barche in tutto il mondo», mecenate di skipper che «proverò a portare alle Olimpiadi in Brasile», animalista benefattore di una clinica veterinaria in Brianza...

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«Ho mille dipendenti, diversi italiani. E fatturo centinaia di milioni». Un paio di settimane fa Putin gli ha dato la cittadinanza onoraria: «Se in Russia gli uomini più importanti del Paese dormono in lenzuola italiane, tra mobili italiani e opere d’arte italiane, sono felice che sia merito mio».

 

Simpatico e guascone, per anni ha accumulato milioni di dollari in silenzio. Poi il passaparola sull’architetto italiano è arrivato al Cremlino, e il suo nome è finito in cronaca. Ha costruito lui la “Dacia di Putin” sul mar Nero, una villa da Mille e una notte che doveva essere il contraltare russo di quella di Berlusconi in Sardegna; i fondi per realizzarla sarebbero arrivati da fatture gonfiate nella sanità, un gioco da un miliardo di dollari: una piccola parte sono finiti su un conto in Lichtenstein riconducibile al fondo Medea, legato a Cirillo. «È il cliente che paga a decidere in che Paese preferisce farlo», dice.

 

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Putin? «Quel nome non si nomina mai», sorride. «E comunque io non dico chi sono i miei clienti. Ho fatto un appartamento per il presidente di Lukoil, la più importante società petrolifera russa, ma tutto il resto non ve lo posso dire. Ho visto la moglie di un oligarca prendere a sberle il marito a una cena, posso raccontarvi chi e come? Se lavori per certa gente impari a tacere. Ho fatto dacie e interni di banche, allestimenti di aerei e case da 20mila metri quadrati. Sedi di rappresentanza per grandi aziende petrolifere e ville per le vacanze all’estero dei presidenti: Miami e Dubai, Parigi, Londra...».

 

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È il più apprezzato, in Russia. In Italia è arrivato solo il fango: «Hanno scritto che sono solo un geometra. Ecco qui la mia laurea, presa a Venezia. In 20 anni in un Paese difficile e complesso non ho mai avuto guai. Mi chiamano il capitalista dal volto umano e ne sono fiero.

 

Al mio Paese d’origine cerco di dare una mano, importo 5 camion a settimana dall’Italia: marmi, mobili, tendaggi, illuminazione... Una trentina di italiani sono sempre qui. Ho fatto un patrimonio importante, ma dall’Italia mi hanno riempito di verifiche fiscali contestandomi la residenza fittizia... Hanno desistito sotto un mare di prove. Ho tentato di aprire una clinica veterinaria per operare gratuitamente e l’Asl mi ha bloccato; volevo comprare ettari nel bresciano per assumere 60 contadini per fare biologico e dopo due anni di burocrazia ho desistito ».

 

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Meglio la Russia, per lui: «Qui non c’è debito pubblico, non devi togliere ai cittadini per pagare i debiti degli antenati. In Italia avrei la fila di sindacalisti e politici, qui solo controlli annuali. La gente lavora fino a quando serve, e si paga il 13% di tasse: se le eludi sei un cretino». Vista dal suo studio, anche la crisi ucraina cambia luce: «Ho conosciuto gli oligarchi... dopo il crollo dell’Urss, in Russia hanno fatto infrastrutture incredibili, in Ucraina si sono mangiati tutto».

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