renzi mattarella alfano berlusconi

1. SIGNORE E SIGNORI, ECCO A VOI IL SUICIDIO DEL CENTRODESTRA. BERLUSCONI E ALFANO SI SONO PRESENTATI ALLA PARTITA PER IL QUIRINALE SENZA UN PIANO “B”, E QUANDO RENZIE LI HA FREGATI RESUSCITANDO LA MUMMIA SICILIANA SONO ANDATI IN BAMBOLA 2. ''CORRIERE'': “IL TRAMONTO DI BERLUSCONIA È SANCITO DALL’ELEZIONE DI MATTARELLA"

1.”UNA SCELTA CHE SEGNALA IL DECLINO DI BERLUSCONI”

Massimo Franco per “Il Corriere della Sera

 

francesca pascale e silvio berlusconi francesca pascale e silvio berlusconi

Dalle reazioni stizzite del centrodestra, viene da pensare che il tramonto del ventennio berlusconiano sia sancito non solo dal successo di Matteo Renzi, ma dall’elezione di Sergio Mattarella. Sono soprattutto il profilo politico e culturale del nuovo capo dello Stato e il modo in cui è stato scelto a sottolineare l’involuzione del partito-simbolo della Seconda Repubblica, Forza Italia. Parlare di resurrezione della Prima può servire come arma polemica. In realtà, è finita la finzione di una ricomposizione dell’area moderata plasmata nel 1994. Al suo posto ci sono tribù in lite, senza più leader né voti.

 

Matteo Renzi e berlusconi Matteo Renzi e berlusconi

Il vicesegretario Lorenzo Guerini si spinge così ad affermare che ieri sono state «suturate le ferite» del Pd dopo il brutto spettacolo del 2013. Quelle del centrodestra, invece, sono apertissime; e destinate ad aggravarsi. L’insistenza con la quale i parlamentari di FI giurano di non essere stati «franchi tiratori» alla rovescia, votando per Mattarella, è la conferma della frantumazione: anche perché una cinquantina di schede sono arrivate da lì. E l’abbraccio del Nuovo centrodestra al presidente della Repubblica avviene dopo convulsioni e conati di rivolta contro Renzi, accusato di avere violato i patti; e dopo un simulacro di alleanza con Berlusconi.

 

Lega e Fratelli d’Italia parlano come se fossero usciti indenni. Forse, ma perdenti certamente: la loro ininfluenza è vistosa, e confermata dalla scelta di non presentare nessuna candidatura in grado di spostare i «grandi elettori». «Nulla sarà come prima», avverte Il Mattinale , bollettino del gruppo di FI alla Camera. Parla di «azzardo morale» e seppellisce il patto del Nazareno Renzi- Berlusconi del 18 gennaio 2014. È comprensibile. Eppure non si vede come FI possa rinunciare davvero alle riforme. L’unica spiegazione è che i problemi interni siano tali da imporre un temporaneo smarcamento da Palazzo Chigi.

 

renzi verdinirenzi verdini

L’accusa a Berlusconi, al suo plenipotenziario presso Renzi, Denis Verdini, e a Gianni Letta, è di essersi schiacciati su Palazzo Chigi, e poi fatti ingannare. FI esalta la «generosità» dell'ex Cavaliere, e sostiene che con lui non dimezzato dalle condanne sarebbe andata diversamente. Un ritorno all’opposizione dura sulla scia di una sconfitta resa cocente da una strategia sbagliata, potrebbe essere a doppio taglio; e magari accelerare la resa dei conti, perché un Pd ricompattato dall’esito del Quirinale ha meno bisogno di Berlusconi e del Ncd.

 

angelino alfanoangelino alfano

Per questo l'ex Cavaliere invita a non forzare i toni. Sa che, per andare avanti, a Renzi basta un Angelino Alfano indebolito dal breve sodalizio con FI; e costretto a sostenere il governo e le riforme, visto il suo ruolo di ministro dell’Interno che il premier non ha mancato di ricordargli ruvidamente quando esitava a votare Mattarella. Insomma, in apparenza la maggioranza è intatta. Però sono cambiati i rapporti di forza. Ed è diventato evidente lo sbilanciamento di ciò che resta del patto del Nazareno. Per il centrodestra si profila un lungo tragitto tra macerie che nessuno ha voluto vedere. Dovrà affrontare una ricostruzione della propria identità, oltre che della leadership. Col pericolo di essere infilzata a metà strada.

 

 

2. “AMEN”

Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano

 

Se c’era un modo plateale per suicidarsi, oltre che per evidenziare la propria inaffidabilità e la propria irrilevanza, diciamo che il centrodestra lo ha trovato. Quel che pensiamo del nuovo presidente della Repubblica i lettori già lo sanno e non abbiamo intenzione di annoiarli ancora: Sergio Mattarella è un esemplare di cattocomunista sopravvissuto alla prima Repubblica, una specie di Rosi Bindi senza gonnella e senza la verve della presidentessa dell'antimafia. Punto, altro da aggiungere non c'è, anche perché ad aggiungere ci stanno già pensando giornali e trasmissioni tv, che da giorni suonano la grancassa per il nuovo capo dello Stato.

 

sergio mattarellasergio mattarella

Ciò detto, vale la pena di spendere qualche riga per descrivere invece la nostra opinione a proposito del modo con cui il centrodestra si è presentato all’appuntamento per designare l’inquilino del Colle. Sia Forza Italia?che il Nuovo centrodestra, i quali hanno deciso?di riavvicinarsi in vista delle prossime elezioni regionali, al voto per il Quirinale sono giunti senza piano B, convinti che con Matteo Renzi sarebbe stato possibile trovare un nome comune.

 

Forte delle concessioni fatte sulla legge elettorale, ma soprattutto di un patto del Nazareno che comprendeva un'elezione del presidente condivisa, Berlusconi non si era preparato alcuna via d’uscita, tanto che da settimane andava dicendo che il capo dello Stato sarebbe stato Giuliano Amato, uno che piaceva a lui ma anche alla minoranza Pd. Alfano, al pari del principale del centrodestra, era convinto che alla peggio, in caso di stop sul nome di Amato, Renzi avrebbe digerito quello di Pierferdinando Casini, ma anche il leader del Nuovo centro- destra non aveva contemplato la possibilità che il presidente del consiglio facesse quello che sa fare meglio, ossia fregare i compagni di viaggio.

pierferdinando casinipierferdinando casini

 

Risultato: quando martedì il capo del governo a nome del Pd ha comunicato che il candidato del Partito democratico sarebbe stato Sergio Mattarella, prendere o lasciare, né Berlusconi né Alfano avevano?da giocare?una carta?di riserva.?Così, dopo aver annunciato?d'esser stati traditi da?un premier baro,?sia il primo che il secondo hanno dichiarato che avrebbero votato scheda bianca o, peggio, che sarebbero usciti dall'aula.

 

Reazione a caldo, poco ponderata, di cui nessuno probabilmente aveva calcolato le conseguenze. E quelle si sono viste nello spazio di quarantott’ore. Per quanto riguarda Forza Italia, che sulla carta disponeva di 142 voti, alla conta ne mancano una quarantina, segno evidente che almeno un terzo degli onorevoli del partito ha tradito. Chi siano non sa: Raffaele Fitto e i suoi respingono ogni accusa e invocano la moviola per dimostrare che nella cabina elettorale sono rimasti meno di altri e il tempo non avrebbe loro consentito di scrivere sulla scheda il nome di Mattarella.

 

Altri, a cominciare dall’area dialogante che in questi mesi ha trattato con Renzi (Verdini e soci) sono troppo pochi per arrivare a quaranta. Sia come sia, almeno un terzo degli eletti con Forza Italia si sono rivelati franchi tiratori e non hanno sparato su Mattarella ma su Berlusconi. Non meglio è andata per il Nuovo centrodestra, che prima ha detto no al neo presidente e poi - spaventato dai rischi di provocare una crisi di governo - ha detto sì, usando la via d’uscita di una letterina del presidente del consiglio. Una magra figura, cui è seguita una lite in famiglia, con le dimissioni di Maurizio Sacconi da capogruppo e di Barbara Saltamartini da portavoce del partito, oltre a parecchi mugugni. In una parola: un disastro. Anzi, un suicidio.

Maurizio Sacconi con la moglie Enrica Giorgetti Maurizio Sacconi con la moglie Enrica Giorgetti

 

Fossero rimasti uniti forse gli esponenti di Forza Italia e dell’Ncd avrebbero perso comunque, ma almeno avrebbero salvato la faccia. Senza il loro soccorso la maggioranza pro Mattarella forse sarebbe stata comunque raggiunta, ma resterà sempre il dubbio che i franchi tiratori del Pd - che pure erano pronti all'azione - non abbiano agito perché consci dell'inutilità della loro scheda bianca. Risultato, la fesseria del centrodestra ci consegna un’area politica in macerie e un ritorno al passato, con una storia politica che pensavamo archiviata dalla storia: la sinistra Dc, De Mita senza De Mita.

 

Nella sconfitta, ci consolano solo due considerazioni: la prima riguarda proprio il nuovo capo dello Stato. Il quale non solo è costituzionalmente anti berlusconiano, nel senso che è contro l'innovazione politica che Berlusconi ha portato con la sua discesa in campo, ma molto probabilmente è anche anti renziano, cioè restio alle innovazioni del rottamatore, e pur essendo noto più per i suoi silenzi che per le sue parole, confidiamo che Mattarella qualche frase la dica, per lo meno per porre argine alle esondazioni del premier.

Barbara Saltamartini Barbara Saltamartini

 

 La seconda considerazione riguarda invece il centrodestra: peggio di così era difficile fare. Dopo aver perso la maggioranza nel Paese, quasi tutte le città e le regioni, i moderati de- vono rinunciare anche al Colle. Con una battuta potremmo dire che il bilancio è in profondo rosso. Ma qui non serve una battuta, urge voltar pagina, trovare nuove idee e nuove leadership. In poche parole, occorre rifondare il centrodestra. Se questo si farà, alla fine potremmo perfino benedire chi ci ha mandato in dono il presidente triste. Come dice Mattarella: il nostro pensiero va alle difficoltà e alle speranze degli italiani. Amen.

 

 

 

 

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