google unione europea donald trump multa ursula von der leyen commissione

LA “LINEA DEL PIAVE” DELL’UE: LA DIFESA DELLA SOVRANITA’ DIGITALE - L’UNIONE EUROPEA HA FINALMENTE CAPITO CHE, PER FARE MALE A TRUMP, BISOGNA COLPIRE IL SETTORE HI-TECH AMERICANO. LA MULTA DA QUASI TRE MILIARDI DI EURO INFLITTA DALLA COMMISSIONE A GOOGLE PER PUBBLICITÀ SLEALE HA MANDATO FUORI GIRI IL COATTO DELLA CASA BIANCA - LA MINACCIA DI TRUMP DI RITORSIONI CONTRO L’UE PER QUALSIASI PRESSIONE CONTRO LE BIG TECH E LA PRESA DI POSIZIONE DI SERGIO MATTARELLA CONTRO LO STRAPOTERE DELLE “NUOVE COMPAGNIE DELLE INDIE”

Stefano Mannoni per “MF- Milano Finanza”

 

GOOGLE

 La settimana che si è appena conclusa è destinata a rimanere negli annali dell' antitrust. Cominciata con una grande delusione si è conclusa con un possente sospiro di sollievo. La delusione l'ha inflitta il giudice Mehta il quale dopo avere, mesi fa, sbandierato ai quattro venti di avere trovato Google iper-dominante nel campo della ricerca online, si è perso invece completamente d'animo quando chiamato a definire i rimedi, chiudendo il procedimento con un buffetto sulla guancia che è valso all'azienda un consistente rialzo delle sue azioni.

 

Intendiamoci: nessuno pensa che una sentenza per essere appagante debba concludersi necessariamente con rimedi strutturali, in questo caso la vendita forzata di Chrome. Nessuno si aspetta che debba scorrere necessariamente il sangue. Ma da qui ad accontentarsi di un circoscritto obbligo di condivisione dei dati con i concorrenti e di una limitazione del trattamento preferenziale strappato a proprio favore a suon di miliardi, ne corre parecchio.

 

trump google

E quel che è peggio sono le motivazioni che hanno indotto il giudice Mehta a questo spettacolare self-restraint. Alcuni passaggi, per quanto ammirevoli nella loro sincerità, equivalgono a una pietra tombale per simili contenziosi che pendono davanti ad altri giudici federali su aspetti non meno rilevanti della dominanza di Google.

 

Quando Mehta invoca «l' umiltà del giudice» di fronte agli arcani di un mondo indubbiamente complesso come quello dell'high-tech, e si difende lamentando di non possedere la «sfera di cristallo» per prevedere il futuro della concorrenza ora che ha fatto irruzione l'intelligenza artificiale a scompaginare le carte, il giusta americano da fiato alle trombe alla teoria della distruzione creatrice, secondo la quale ci pensa il tumultuoso passo dell'innovazione tecnologica a rendere precarie le posizioni di monopolio, condannando così la lenta procedura antitrust al campo dell'inutile se non del dannoso.

URSULA VON DER LEYEN DONALD TRUMP - ANDREA CALOGERO PER LA STAMPA

 

Festeggeranno i numerosi e autorevoli studiosi che l'hanno sempre pensata così, mentre dovrà elaborare il lutto Tim Wu, portabandiera della dottrina opposta. Per chi non avesse compreso quanto è mutato il rapporto tra potere pubblico e Silicon Valley negli Usa ci ha pensato Donald Trump il quale, dopo avere nominato sul campo quattro tenenti colonnelli, altrettanti dirigenti di aziende strategiche del settore, ha celebrato con un banchetto riservato ai capi dei Gafam, che ha visto tra gli invitati persino Bill Gates, finora restio alle lusinghe presidenziali.

 

Ed ecco invece la fonte del sospiro di sollievo, tutta di matrice nazionale ed europea. L'autorità Antitrust italiana, per cominciare, guidata con polso fermo da Roberto Rustichelli, ha incassato dal Tar del Lazio una portentosa sentenza che conferma l'enorme multa comminata ad Amazon nel settore strategico della logistica, tutt'altro che scontata visto che a intercalar-la era stato anche un insidioso rinvio alla Corte di Giustizia. Unica concessione per Amazon è uno sconto sul miliardo e duecento euro originario, ridotto di 350 milioni.

 

video di sergio mattarella al forum di cernobbio 3

Ma Amazon ha ben poco da festeggiare perché questa multa, la più alta mai comminata dall' Agcm nella sua storia ormai trentennale, scommettiamo che reggerà anche al Consiglio di Stato.

 

È giunta poi a coronamento della scossa di serotonina la multa di ben 3 miliardi comminata questa volta dalla Commissione Europea a Google nel segmento della pubblicità.

 

STAZI MANNONI COVER

Comunicata per giunta con un messaggio molto politico nel quale si dichiara la fermezza dell'Unione nel difendere la sua sovranità digitale. E quello che avevamo modestamente auspicato io e Guido Stazi su questo giornale definendola la linea del Piave. E che sta molto a cuore a Sergio Mattarella il quale, nel suo lungo messaggio anch'esso della scorsa settimana, aveva messo in guardia contro lo strapotere delle nuove compagnie delle Indie.

 

Tempestiva la scomposta reazione a cui ormai ci ha abituato il presidente americano nella quale minaccia fuoco e fiamme in ritorsione a questo delitto di lesa maestà. Ma che importa. Intanto sorridiamo: l'Europa della Commissione Von der Leyen ha vinto, soprattutto le sue paure. Una buona notizia per tutti noi.

roberto rustichelliUrsula von der leyen e donald trump a Turnberry in Scozia - foto lapresseGUIDO STAZIROBERTO RUSTICHELLI. URSULA VON DER LEYEN - DONALD TRUMP

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…