donald trump west virginia

AMERICA FATTA A MAGLIE - SE SIETE FAN DELLA PRESIDENZA PIÙ PAZZA DEL MONDO, SAPPIATE CHE I TITOLONI SUL GRAN GIURÌ DEL RUSSIAGATE NON SONO PERICOLOSI COME SEMBRANO - TRUMP INCASSA LA ‘CONVERSIONE DI UN GOVERNATORE DEMOCRATICO E DEVE LASCIARE PER DUE SETTIMANE QUELLA ‘BETTOLA’ DELLA CASA BIANCA: CADE A PEZZI - LA BATOSTA SU OBAMACARE E SANZIONI? RICORDATE CHE SE LUI HA IL 40% DI POPOLARITÀ, IL CONGRESSO HA IL 10%...

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

la casa bianca in restaurola casa bianca in restauro

Se anche l'ha definita una bettola, termine su cui i patrioti improvvisati del Washington Post menano scandalo, salvo poi non peritarsi di pubblicare conversazioni classified tra il presidente e altri capi di Stato, qualche ragione sulle condizioni della Casa Bianca ce l'ha il presidente Donald Trump.

 

Sentite questa, a proposito dei 15 giorni di vacanza che da oggi gli abitanti della Westwing della Casa Bianca devono necessariamente prendersi. Il presidente trasferisce tutto il cucuzzaro a Bedminster in New Jersey dove ha una tenuta e un campo da golf, perché deve sgombrare da Washington dove urgono lavori e casca tutto a pezzi.

 

Ma casca a pezzi sul serio, nel senso che devono rifare l'aria condizionata, il riscaldamento, le tubature, gli impianti elettrici ed altre cosette che non funzionano più bene da mesi, compresi sistemi di comunicazione e sicurezza che urge aggiornare, una "bettola" appunto.

Il presidente e tutto il suo staff escono, ed entrano squadre di operai che lavoreranno fino al 20 agosto.

la casa  bianca in restaurola casa bianca in restauro

 

Cio’ detto, Donald Trump non va in vacanza, vale la sua vecchia regola secondo la quale le vacanze sono inutili se non per un paio di giorni nel weekend; lui lavora sempre e lavorerà anche dal New Jersey, anche perché c'è poco da rilassarsi.

 

Ma se siete dei fan della Presidenza più pazza del mondo, o perlomeno non nutrite i pregiudizi feroci di due terzi della popolazione mondiale, soprattutto quella seduta nelle redazioni dei giornali, sappiate che I titoloni sul gran giurì appena costituito nell'ambito del Russia gate non sono pericolosi come sembrano, e perfino il procuratore speciale Robert Mueller non è cattivo come sembra nel decidere di convocarlo.

 

 Al Grand jury, venti cittadini, spetta infatti il compito di condurre le procedure ufficiali per investigare condotte criminali potenziali e determinare se alla fine si possano o no formulare accuse. Può’ chiedere che si producano documenti e convocare testimoni sotto giuramento. È un organismo separato dai tribunali che non presiedono al suo funzionamento.

 

 A quanto ne so esiste o resiste soltanto negli Stati Uniti, e convocarne uno è un atto praticamente obbligato, perché consente l'autorità necessaria a mettere insieme documenti, testimonianze e prove se ce ne sono, in modo da arrivare a formulare l’accusa e passare alla fase processuale, oppure consente di archiviare il caso.

 

donald trump west virginiadonald trump west virginia

Le due possibilità naturalmente si equivalgono, e nel caso del Russiagate, si parte dal presupposto che ingerenze durante la campagna elettorale ci sono state, ma che finora non sono state fornite le prove che a dirigerle fossero i russi. Due cose sappiamo invece per certo, che nessuna responsabilità diretta del presidente Trump è stata scoperta, che le ingerenze e le intrusioni degli hacker non hanno contribuito a modificare il risultato elettorale.

 

Insomma, il procuratore speciale Mueller ha compiuto un atto dovuto, e la vera nota interessante è che i 20 componenti del Grand Jury possono anche decidere di andare a parare da qualche altra parte, come fecero quando, investigando su altre accuse al presidente Clinton, arrivarono a Monica Lewinsky.

 

Non c'è un limite di obiettivo dell'indagine del Grand Jury, per essere chiari, e se sui giornali americani c'è chi insinua che questo potrebbe portare nocumento all'imprenditore Trump, se si guardasse a fondo della sua storia, si può rispondere che le mail della Clinton e i conflitti d'interesse della Fondazione Clinton sono dietro l'angolo.

 

Vacanza forzata fino al 21 agosto, quindi, ma prima un bel comizione.

donald trump jim justicedonald trump jim justice

Sette ore di fila per entrare al Rally di Trump giovedì sera in West Virginia, che è un posto nel quale il presidente torna con soddisfazione, visto che ha vinto col 68%, ha vinto in tutte le contee, e il bagno di folla, esattamente come la settimana precedente in Ohio, mostra come convivano due realtà, quella del disdegno di Washington e quella del consenso popolare degli Stati, solo che sui media del mondo si parla solamente del primo.

 

Al rally di Huntigton, Trump è stato pacato e si è attenuto al copione scritto, sarà perché aveva accanto il sorvegliante speciale che lui stesso si è scelto, il nuovo chief of staff, generale John Kelly, ma sarà anche perché una sorpresa l'aveva preparata, e come.

 

Prende la parola il governatore democratico dello Stato, Jim Justice, e comincia con un “ il presidente ed io siamo uomini di impresa e di rischio,non politici di professione, vogliamo solo il bene della nazione”, e già qui c'è qualcosa di strano, poi annuncia in diretta e nella sorpresa generale la decisione di passare al partito repubblicano.

donald  trump jim justicedonald trump jim justice

 

I governatori repubblicani diventano così 34, record che non capitava da un secolo circa, i democratici ne hanno 15, e c'è un indipendente. L’annuncio di Justice non se l'aspettavano i repubblicani, perché è’ opera diretta della famiglia Trump, tanto meno se lo aspettavano i democratici, che lo avevano conquistato al partito nel 2015.

 

Con il cerino acceso in mano rimane l'unico senatore democratico dello Stato, Joe Manchin, che affronta una rielezione nel 2018, e si è affrettato a una non richiesta dichiarazione nella quale afferma di non avere alcuna intenzione di aderire anche lui al partito repubblicano, ma ha anche scritto una nota di lodi sperticate a Donald Trump, che già non sembra più partotita da un democratico.

 

Mentre si preparano alle elezioni di midterm, novembre del prossimo anno, nelle quali si rinnova tutta la Camera bassa e un terzo del Senato, con il progetto di togliere a Trump la maggioranza e partire con un impeachment, i democratici registrano perdite da emorragia negli Stati rurali del Paese, e non solo.

 

donald trump e vladimir putin si stringono la mano con juncker photobombdonald trump e vladimir putin si stringono la mano con juncker photobomb

Trump ha preso una gran batosta su Obamacare e sanzioni alla Russia, ma l’ha presa a Washington, con un Congresso la cui popolarità nel paese è crollata al 10%. Stravagante che vi ricordino ogni giorno i giornali e le tv italiane che Trump sta al 40% di popolarità, ma il 10% del Congresso non ve lo dicano.

 

Trump, dicevo, ha preso la batosta delle sanzioni con la Russia, i cui effetti si vedranno in politica internazionale nel tempo, e speriamo bene perché l'ultima cosa di cui c'è bisogno è una pantomima della guerra fredda con tutto il nucleare sparso in giro per il mondo che è in cattive mani.

 

Ha firmato le sanzioni perché come tutti i bravi negoziatori sa quando non ha margini di trattativa. Non ha rinunciato a dire quello che ne pensa, ossia che è una manifestazione di debolezza.

 

john kelly donald trumpjohn kelly donald trump

Trump ha perso per ora anche sulla riforma della sanità, ma aver voluto mantenere Obamacare così com'è, con la complicità di alcuni senatori repubblicani, può significare il contrario di quel che al Congresso i suoi nemici hanno pensato di ottenere, ovvero che con i premi delle assicurazioni alle stelle, la gente si ribelli e dia ancora di più ragione al presidente.

 

L'annunciata riforma dell'immigrazione, con la riduzione del 40% degli ingressi per residenti permanenti e l'introduzione di una selezione per merito, colpisce positivamente gli abitanti degli Stati di confine, mentre parte la costruzione del muro.

 

La deregulation in tutti i campi sta portando i primi benefici anche locali, si fa impresa più facilmente, si ottengono soldi più facilmente dalle banche, c'è lavoro anche nelle infrastrutture delle quali gli Stati Uniti hanno gran bisogno. Infine, la raccolta di fondi per la campagna del 2018 è a cifre record, e un po' come è accaduto nel 2016 a Trump, sono tutti contributi di cittadini privati da 50 a 100 dollari.

 

 È un buon segno. Sono due mondi, quello che sta a Washington e l'altro.

 

Ps: America fatta a Maglie vai in vacanza per due settimane con Trump, salvo emergenze. Appuntamento al 21 agosto, naturalmente su Dago

 

 

 

 

 

 

 

Ultimi Dagoreport

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…