renzi juncker

A MANOVRA ECONOMICA DI RENZI E PADOAN RISCHIA DI ESSERE IMPALLINATA A BRUXELLES - JUNCKER E’ INCAZZATO CON MATTEUCCIO CHE AVEVA PROMESSO IL DEFICIT 2017 AL 2,2% DEL PIL E INVECE SARA’ PIU’ ALTO. MA TUTTA LA LEGGE DI BILANCIO NON CONVINCE GLI EURO-FALCHI

Alberto D’Argenio per “la Repubblica”

 

RENZI JUNCKERRENZI JUNCKER

È gelo tra Matteo Renzi e Jean-Claude Juncker. Al summit di Bruxelles non arriva l'atteso chiarimento sulla manovra. Il premier italiano e il presidente della Commissione europea si stringono la mano prima della riunione dei Ventotto e tra un convenevole e l'altro Juncker con la consueta ironia chiude la porta a qualsiasi accenno sui conti italiani: «Sai Matteo, sono molto preoccupato per la Vallonia».

 

Riferimento alla regione belga che da sola sta bloccando il trattato commerciale tra Unione e Canada, ma anche un velato richiamo alla tensione degli europei sulla finanziaria italiana. Un dossier in cima ai pensieri di Juncker sul quale al momento lavorano diplomazie e pontieri.

Pierre Moscovici and Marie Charline Pacquot article A D E DC x Pierre Moscovici and Marie Charline Pacquot article A D E DC x

 

Non è ancora il momento dei leader, anche se una soluzione molto politica tra gli sherpa sta emergendo. Juncker e il suo responsabile per gli Affari economici, Pierre Moscovici, sono pronti ad aspettare il referendum del 4 dicembre prima di punire in modo irreversibile l'Italia. «Fino a quando una bozza non diventa legge - spiegavano ieri dal cuore della Commissione - può sempre essere modificata».

 

E da che mondo e mondo la finanziaria non viene approvata dal Parlamento se non pochi giorni prima di Natale. Una soluzione avallata da Juncker, ma sulla quale Renzi non si è ancora pronunciato, anche se al Tesoro si portano avanti lavorando sugli emendamenti da presentare eventualmente in Parlamento per venire incontro alle richieste di Bruxelles.

 

renzi juncker  renzi juncker

Il gelo di Juncker nasce da quello che vive come un venir meno alla propria parola da parte di Renzi, che ha portato il deficit 2017 al 2,3% del Pil e non al 2,2%. E poi è la qualità della legge di bilancio a non piacere, troppe una tantum e una richiesta di compensare le spese sostenute dai migranti troppo alta. Messo tutto insieme, la manovra non passerebbe al vaglio dei governi (Eurogruppo) e dunque mette Juncker nella complicata posizione di rompere con l' Italia o con le grandi capitali rigoriste.

 

Dunque sarà ancora battaglia, la prossima settimana Bruxelles invierà a Roma una lettera di chiarimenti sulla manovra. Ieri dal Tesoro confermavano che la finanziaria non sarà modificata prima del suo arrivo in Parlamento previsto per lunedì prossimo e dunque dopo la missiva arriveranno i giudizi negativi e una prima bocciatura formale da parte di Bruxelles.

PADOAN BOSCHIPADOAN BOSCHI

 

Ma la procedura d'infrazione, mossa irreversibile che assomiglierebbe ad un commissariamento in politica economica, quella non arriverà prima del referendum, lasciando aperta la porta ad un accordo in extremis se Roma effettivamente modificherà la manovra alle Camere seguendo le indicazioni di Bruxelles. Un quadro al centro dell'incontro che il premier, di rientro da Washington, ha avuto ieri mattina a Roma con il ministro Padoan.

 

matteo renzi e barack obama  matteo renzi e barack obama

Quindi il premier è partito per Bruxelles dove prima del summit ha incontrato gli europarlamentari italiani. A loro ha raccontato la confidenza di Obama, per il quale l'Europa è l'eredità più gravosa che lascia al suo successore. Il premier ha quindi chiesto ai deputati di mobilitarsi - specialmente al Sud e all'estero - per il «sì» spiegando che se vincerà il referendum la sua priorità per il 2017 sarà la battaglia per rilanciare l'identità europea e cambiare la politica economica dell'Unione: «Dobbiamo far saltare il Fiscal compact», è l'obiettivo che Renzi annuncia agli europarlamentari e che vuole raggiungere anche lavorando ad una campagna che mobiliti economisti e intellettuali per sradicare la cultura dell'austerity.

 

HOLLANDE PUTINHOLLANDE PUTIN

Ma Renzi critica anche l'atteggiamento degli europei sulla Russia e racconta che perfino la Casa Bianca è spiazzata di fronte alle posizioni troppo intransigenti su Mosca di alcuni leader, come Hollande. Al summit, invece, Renzi critica i partner per l'assenza di una visione strategica, sui migranti nota che «l'Italia sta facendo la propria parte, ma in termini di solidarietà da troppi paesi non ho visto altrettanto impegno». E nelle conclusioni del vertice riesce a far inserire un riferimento al «considerevole contributo, anche di natura finanziaria, apportato negli ultimi anni dagli Stati in prima linea» sul fronte migranti. Un tassello della strategia per negoziare proprio lo sconto sul deficit inserito nella manovra.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)