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LA MOSSA DEI DAZI DI TRUMP: UN BOOMERANG CHE L’HA SBATTUTO CON IL CULONE PER TERRA – DIETRO LA LEVA DELLE TARIFFE, IL TRUMPONE SI ERA ILLUSO DI POTER RIAFFERMARE IL POTERE GLOBALE DELL’IMPERO AMERICANO. IN PRIMIS, SOGGIOGANDO IL DRAGONE CINESE, L’UNICA POTENZA CHE PUÒ METTERE ALLE CORDE GLI USA. SECONDO BERSAGLIO: METTERE IL GUINZAGLIO AI “PARASSITI” EUROPEI. TERZO: RALLENTARE LO SVILUPPO TECNOLOGICO DI POTENZE EMERGENTI COME L’INDIA - LA RISPOSTA DEL NUOVO ASSE TRA EUROPA E CINA E INDIA, È STATA DURA E CHIARISSIMA. È BASTATO IL TRACOLLO GLOBALE DEI MERCATI E IL MEZZO FALLIMENTO DELL'ASTA DEI TITOLI DEL TESORO USA. SE I MERCATI TROVANO ANCORA LINFA PER LE MATTANE DI TRUMP, PER GLI STATI UNITI IL DISINVESTIMENTO DEL SUO ENORME DEBITO PUBBLICO SAREBBE UNO SCONQUASSO DA FAR IMPALLIDIRE LA CRISI DEL ’29 - CERTO, VISTO LO STATO PSICOLABILE DEL CALIGOLA AMERICANO, CHISSÀ SE FRA 90 GIORNI, QUANDO TERMINERÀ LA MESSA IN PAUSA DEI DAZI, L'IDIOTA DELLA CASA BIANCA RIUSCIRÀ A RICORDARLO? AH, SAPERLO…

DAGOREPORT

DONALD TRUMP E I SUOI CAPELLI

L'unica certezza, con Trump, è che non ci si annoia mai. La mattina tuitta una minchiata, il pomeriggio la smentisce, la sera ne spara un’altra.

 

Uno psico-demente che ha ormai ha perso qualsiasi facoltà cognitiva, al cui confronto quel Rimbam-Biden che ha scalzato lo scorso 20 gennaio, ci appare più scaltro di Kissinger e Andreotti messi insieme.

 

Così, a una settimana esatta dal reboante annuncio in mondovisione dei ‘’dazi reciproci’’ contro tutti i Paesi del mondo (San Marino compreso), il Caligola di Mar-a-Lago ha rinculato come un somaro: stop alle tariffe per 90 giorni per tutti, tranne che per la Cina, a cui Washington aumenta ancora le barriere doganali al 125%.

 

donald trump rassicura wall street - vignetta by ellekappa

Il presidente americano si è evidentemente cagato sotto di fronte alla reazione dei mercati, che hanno bruciato qualcosa come 10mila miliardi di dollari in pochi giorni.

 

Persino i suoi più stretti alleati, come Elon Musk, una volta ben mazzolato da miliardi di perdite, gli hanno consigliato di fare un passo indietro. E così è stato.

 

A essere fatale, e decisiva, è stata la tensione sui titoli di Stato a stelle e strisce. Se l'asta di ieri di 39 miliardi di titoli a 10 anni è "andata bene", dicono dalla Casa Bianca, pur con rendimenti oltre il 4%, quella a 30 anni di due giorni fa è stata un mezzo fallimento, al punto che il "Wall Street Journal" ha parlato di accoglienza "tiepida".

 

E con nuove aste all’orizzonte, se lo scetticismo degli investitori verso i Bond Usa trova ancora linfa per le mattane protezioniste di Trump, per gli Stati Uniti sarebbe stato uno sconquasso economico da far impallidire la crisi del ’29.

XI JINPING CON I SOLDATI CINESI

 

Del resto, in Italia, ricordiamo bene come fu fatto sloggiare nel 2011 da Palazzo Chigi l’inaffidabile Silvio Berlusconi.

 

Bastò che Angela Merkel desse il via libera alla Deutsche Bank di gettare sul mercato 20 miliardi di titoli del Tesoro italiani BTP, per far impennare lo spread come un cavallo imbizzarrito. Quando supero 500 punti, Berlusconi si convinse che era finita e lasciò il governo nelle mani, queste sì affidabili per i poteri forti, di Mario Monti.

 

Dietro alla tensione sui titoli del Tesoro Usa, come racconta oggi Gianluca Paolucci sulla “Stampa”, c’è un classico schema “basis trade”: “Si tratta di una scommessa fatta da alcuni hedge fund (fondi speculativi) sulle differenze di allineamento tra i futures sul T-bond e il T- bond stesso, differenze che riflettono sbilanciamenti del mercato o limitazioni regolatorie che limitano gli arbitraggi.

 

MEME SUL CROLLO IN BORSA DOPO LE PAROLE DI TRUMP

Si tratta di differenze molto piccole, che per produrre grandi guadagni hanno bisogno di volumi molto elevati. E qui arriva la parte più divertente e più pericolosa. Perché il basis trade per garantire grandi guadagni viene fatto con una leva molto elevata, fino a 100 volte.

 

[…] Ma in presenza di choc di esterni al mercato - come le tariffe annunciate da Trump, la scommessa non sta più in piedi e dunque i fondi hedge devono o dare nuove garanzie per coprire la loro esposizione o liquidare bruscamente le posizioni lunghe.

 

[…] questo gioco redditizio ma pericoloso vale fino a 800 miliardi di dollari. Abbastanza da far tremare i mercati. E forse, abbastanza da far cambiare idea a Trump e ai suoi consiglieri”.

 

xi jinping se la ride

Con i dazi in pausa per 90 giorni per tutti ma non per il Dragone, l’Idiota della Casa Bianca pensava di isolare il suo nemico più intimo dal ritorno di fiamma dell’Unione europea verso Pechino. Ma il pensiero strategico cinese ha chiaro l’orizzonte da perseguire sul lungo periodo (diventare la potenza egemone a livello mondiale) e i metodi per realizzarlo (usando il soft power).

 

Così non avrà fatto alcun piacere al Caligola americano la notizia di un interminabile colloquio telefonico, avvenuto appena due giorni fa, tra Ursula von der Leyen e il premier cinese Li Qiang disponibilissimo a riaprire il dialogo con l’Ue. Un avvicinamento confermato dall’incontro di ieri tra la presidente della Bce, Christine Lagarde, e un alto funzionario della Banca centrale cinese.

 

volodymyr zelensky keir starmer emmanuel macron foto lapresse

E non va dimenticata la notizia che due settimane fa Pechino stava valutando l'ipotesi di unirsi alla ‘’coalizione dei volenterosi’’ di Starmer-Macron in vista di una potenziale missione di mantenimento della pace in Ucraina. Un sorprendente cambio di posizione rispetto a inizio marzo, quando il Dragone aveva bocciato l'idea sottolineando di "non essere parte della crisi" in Ucraina.

 

Ed è già di per sé un segnale verso Mosca, che finora si è detta contraria a qualunque contingente europeo di pace aprendosi invece soltanto alla possibilità di "osservatori" disarmati per una missione civile. Pechino potrebbe infatti essere il tassello necessario a dare corpo all'iniziativa di peacekeeping delineata dalla "coalizione dei volenterosi.

 

MEME SUL CROLLO DEL VALORE DEL DOLLARO BY TRUMP

Dopo l’armageddon economico messo in moto dallo svalvolato Trump, calzato l’elmetto, Ursula ha capito di dover diversificare gli sbocchi commerciali dell’Unione.

 

A settembre-ottobre del 2025, potrebbe definitivamente andare in porto anche l’accordo di libero scambio tra l’Unione europea e l’India, che ha già ricevuto l’ok del Consiglio europeo.

 

Destino simile avrà l’accordo Ue-Mercosur, con i paesi dell’America latina, che non avendo bisogno di un voto all’unanimità andrà presto in porto.

TIM COOK A PECHINO

 

Oggi, dopo aver annunciato lo stop ai contro-dazi europei, la Commissione non a caso ha rilanciato proprio l’accordo con il Mercosur, con una postilla significativa: “in un mondo instabile, le partnership con alleati fidati in tutto il mondo siano più preziose che mai. Crediamo che gli Stati saranno molto ricettivi a questa visione, soprattutto data la turbolenza attuale".

 

 

ursula von der leyen xi jinping

Con queste mosse la presidente della Commissione europea è convinta di potersi gradualmente sganciare dal mercato americano: tra Cina, India e America latina, le imprese europee dovrebbero poter continuare a esportare senza troppi drammi (in fondo, l’export negli Stati Uniti conta solo il 27% del totale per l’Ue).

 

Ma l’unico paese che può mettere alle corde l’America di Trump, fino al punto di far saltare in aria, è il Dragone. E non solo perché ha la forza per esercitare una vera “ritorsione” alle minchiate sparata dallo Studio Ovale. Altro che dazi sulle Harley Davidson e la soia.

 

donald trump meme

Pechino, con i suoi 759 miliardi di dollari in bond statunitensi in pancia è il secondo detentore di debito americano dopo il Giappone (Tokyo ha in portafoglio mille miliardi di dollari), e come si è visto con l’ultima asta dei Bond Usa finita in mezzo fallimento, può esercitare una pressione finanziaria ben più rilevante del gioco al rialzo sulle tariffe e contro-tariffe (le barriere doganali impennate da Xi Jinping all’84%, in risposta al 125 trumpiano).

 

È anche per questo che il regime comunista, in questi giorni, sta mostrando i muscoli a Trump: “No ai ricatti, combatteremo fino alla fine”. Una totale fermezza unita a una inusitata calma, ben confortata da un dato da “non ci posso credere!”: all’annuncio dei dazi da Washington, tutte le borse sono sprofondate, eccetto una: quella di Shanghai. E oggi, la borsa di Shanghai segna a fine seduta +1,16%, mentre il Composite di Shenzhen si attesta al +2,46%.

 

DONALD TRUMP BANDERUOLA AL VENTO

Come mai, nonostante la conferma dei dazi al 125% da parte di King Donald sull'import cinese negli Stati Uniti, Shangai non è crollata? Secondo analisti e politologi, la Cina possiede, intanto, tutte le capacità industriali per trasformarsi in un’economia autarchica. A differenza dell’Occidente, ha una capacità produttiva smisurata, un mercato interno passato dalla ciotola di riso a un menù completo e il vantaggio di un’opinione pubblica “sotto controllo”.

 

A Xi Jinping occorrono solo importanti rifornimenti di petrolio e gas, ben garantiti dai suoi alleati Iran e Russia. I gasdotti di Putin, infatti, hanno pompato risorse naturali a basso costo verso la Cina nel corso degli ultimi tre anni di guerra: acquisti realizzati da Xi Jinping che hanno depotenziato le sanzioni occidentali a Mosca.

 

emmanuel macron xi jinping ursula von der leyen

Dall’alto della sua storia (“L’Arte della Guerra” di Sun Tzu, scritto oltre 3.000 anni fa, resta ancora oggi un manuale per capire come Pechino affronta ogni sfida: con pazienza, visione e calcolo), la Cina riesce a interpretare più ruoli in commedia: da una parte rinsalda l’amicizia “senza limiti” con la Russia, dall’altra propone affari, investimenti e partnership in vari campi con l’Unione europea, oltre al suo ruolo dominante tra i cinque paesi che fanno parte del  BRICS (India, Brasile, Sudafrica, Cina, Russia) che rappresenta il 40% della popolazione e il 32% del PIL globale.

 

xi jinping vladimir putin vertice brics 2024 foto lapresse

Anche prima del ritorno alla Casa Bianca di Trump, l'obiettivo dei BRICS è sempre stato quello di rompere il monopolio statunitense, abbandonando il dollaro come unica valuta di riferimento e andando a definire un nuovo assetto economico e politico mondiale istituendo una nuova moneta, chiamata ‘’R5’’ dalle iniziali delle valute in vigore nei cinque paesi: Real, Rublo, Rupia, Renminbi e Rand.

 

È probabile che la valuta sarà legata al valore dell'oro e si tratterebbe così di un clamoroso ritorno al Gold Standard. La sfida per una visione alternativa del vecchio ordine mondiale si è rafforzata quando nel 2024, il gruppo dei BRICS si è allargato includendo Iran, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi e Etiopia. Mentre chiariscono che "BRICS non è anti-occidentale e non siamo neanche contrari al dollaro, aggiungono: ‘’Ciò che combattiamo è il continuo dominio del dollaro in termini di interazioni finanziarie globali".

 

xi jinping Ali Khamenei

Ecco: non siamo davanti solo a una cruenta e globale guerra commerciale per proteggere e riportare in patria le imprese, come blatera il Trumpone. La sua scervellata mossa mirava piuttosto a colpire settori strategici del nemico numero uno degli Usa, la Cina. A seguire, puntava a mettere il guinzaglio ai “parassiti” europei. Terzo punto: rallentare lo sviluppo tecnologico di potenze emergenti, come l’India.

 

La leva dei dazi è stata usata dall’incauto Trump per ribadire in mondovisione che il potere globale è sempre dettato da Washington. E la risposta del nuovo asse geopolitico che si sta formando è stata pronta e chiarissima. E il Caligola a stelle strisce ha sbattuto il culone per terra.

 

MEME SUL CROLLO DEI MERCATI DOPO I DAZI DI DONALD TRUMP

Certo, visto lo stato psicolabile del presidente americano, chissà se fra 90 giorni, quando terminerà la messa in pausa delle tariffe, riuscirà a ricordarlo? Ah, saperlo…

CALO DEI RISPARMI DEGLI AMERICANIdonald trump by pat ludo 2RALLENTAMENTO NELLA CRESCITA DEI SALARI NEGLI STATI UNITI

EFFETTO DEI DAZI SUL DOLLARO CROLLO BORSE giorgia meloni - meme by vukicGIORGIA MELONI E DONALD TRUMP - VIGNETTA BY NATANGELO

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