di maio costa mirachian

MOVIMENTO 5 STELLETTE - DI MAIO LANCIA IL GENERALE SERGIO COSTA COME MINISTRO DELL'AMBIENTE: EX DEI FORESTALI, NON HA MAI DIGERITO LA FUSIONE COI CARABINIERI. 'SONO UN SERVITORE DELLO STATO, FARÒ IL MIO DOVERE. MI CONSIDERO IN LICENZA FINO AL 6 MARZO' - GIOVEDÌ IL M5S PRESENTERÀ LA LISTA DEI MINISTRI, TRE DONNE PER INTERNI, DIFESA ED ESTERI (DOVE IN POLE C'È LAURA MIRACHIAN, AMBASCIATORE ALL'ONU)

1. M5S, UN CARABINIERE MINISTRO DELL' AMBIENTE IRRITAZIONE DELL' ARMA

Valentina Errante e Stefania Piras per il Messaggero

 

sergio costa

Per far vedere che fa sul serio Luigi Di Maio comincia a delineare la sua squadra e fa il nome del possibile ministro dell' Ambiente. È Sergio Costa, Generale di Brigata dell' Arma dei Carabinieri, nella quale è confluito con tutto il Corpo Forestale. In Campania è conosciuto per le sue battaglie contro le discariche che hanno funestato i campi del casertano e il Parco Nazionale del Vesuvio. «Da servitore dello Stato, qualora fossi indicato, mi renderò disponibile», è la risposta di Costa .

 

IRRITUALITÀ

L' irritualità di una candidatura a ministro, che l' Arma apprende dai giornali mentre Costa è ancora in servizio, suscita al Comando generale sorpresa e qualche disappunto ai quali, ovviamente, non si fa cenno nella nota ufficiale diffusa in serata. Il comunicato si limita piuttosto a prendere atto della decisione del militare e a comunicare che, da ieri e fino al 6 marzo, Costa sarà in licenza. Poche laconiche righe, quasi una nota di servizio. «Il Generale di Brigata Sergio Costa, comandante della Regione Carabinieri Forestale Campania - si legge - ha fornito la propria disponibilità ad assumere un incarico di governo, qualora chiamato a farlo.

 

Nel contempo ha richiesto di essere posto in licenza per evitare che la sua personale decisione possa condizionare le attività di servizio. Il Comando Generale dell' Arma ha autorizzato la concessione della licenza a partire da oggi, alla luce della normativa vigente». È comunque Costa il primo personaggio di una squadra di governo che Di Maio presenterà al Quirinale come gesto di «cortesia istituzionale» la prossima settimana.

luigi di maio sergio mattarella

 

Il 1 marzo, al salone delle fontane a Roma Luigi Di Maio annuncerà l' intera squadra, che vedrà probabilmente tre donne ministre agli Esteri, all' Interno e alla Difesa. In pole position per la Farnesina e al netto delle smentite dettate dal riserbo preelettorale, c' è una diplomatica: Laura Mirachian.

 

A proposito di profili papabili non è sfuggito ieri il plauso di Di Battista alla figura del ministro Marco Minniti. Ma nel M5S imperversa ancora la polemica sugli incandidabili. Candidati come il patron del Potenza Calcio Salvatore Caiata, o come il pugliese Antonio Tasso, condannato in primo grado nel 2008 e a un passo dall' espulsione, il quale ieri mattina sottolineava, dopo aver analizzato il caso con i legali, come la sua posizione «non sia incompatibile con le regole del M5S». Da notare che Di Maio ha solo proposto la sua espulsione che però, come l' autosospensione di Caiata, rimane un' esclusione dalla corsa elettorale solo a parole.

 

laura mirachian

MAGGIORANZA

«Se non avremo la maggioranza - ribadisce Di Maio - il mio appello ai partiti sarà per un confronto con tutti, per un contratto su un governo di programma».

Una strategia che, a suo avviso, non può vedere il Movimento fuori dai giochi per il governo anche se il M5S sarà primo partito ma senza i seggi necessari per l' autonomia in Parlamento. Una strategia che mette alla berlina alleanze per ora sia con Fi che con Pd. E non concede poltrone perché, altrimenti sarebbe «meglio ricominciare a votare». E Grillo con le sue riflessioni sulla governabilità sarà d' accordo?

Dice Di Maio: «Grillo ha detto che il M5S doveva camminare sulle gambe di chi viene eletto e così è».

 

 

2. L’EX COMANDANTE

Francesco Grignetti per la Stampa

 

laura mirachian giorgio napolitano

 

Era scritto nelle stelle che s' incrociassero le traiettorie. Luigi Di Maio, che sulla Terra dei Fuochi, nella sua Campania, ha battagliato politicamente più di tutti. E Sergio Costa, (ieri indicato da Di Maio come ministro per l' Ambiente in caso di vittoria dei 5stelle) generale di brigata dei carabinieri, ma soprattutto ex comandante regionale dei Forestali, il più acceso contestatore della decisione di sciogliere il Corpo.

 

«Sono un servitore dello Stato - la sua dichiarazione, canonica - e qualora il premier incaricato ritenesse di indicarmi come possibile ministro dell' Ambiente, mi renderò disponibile». Subito dopo ha annunciato che da ora si considera in licenza fino al 6 marzo.

il generale sergio costa

Se i grillini vinceranno, bene, lui è pronto a varcare il portone del ministero dell' Ambiente da ministro.

 

Ora, a parte il dettaglio che Di Maio non è ancora il premier incaricato, ma tutt' al più è aspirante tale, la disponibilità del generale Costa non può meravigliare chi lo conosce. Il generale aveva preso malissimo la decisione del governo Renzi.

 

Era il novembre 2016 quando rilasciò una intervista durissima contro il governo in carica. Costa era indignato dalla decisione di accorpare il Corpo con un' altra forza di polizia. Per l' ufficiale era uno "smantellamento". Punto. «La verità - diceva al Corriere della Sera, edizione di Napoli - è che qui non ci guadagno io, ma i criminali dell' ambiente. Il giorno in cui è stato annunciato lo smantellamento del Corpo forestale, personaggi vicini alle ecomafie hanno acquistato dolci e spumante per festeggiare la notizia».

 

il generale sergio costa

Proprio lui che rivendicava di avere scoperto la reale entità della tragedia ambientale che passa con il nome di Terra dei Fuochi, individuando con indagini e tecnologie sofisticate l' esistenza di tante discariche interrate, dunque, presentava il passaggio da cinque a quattro polizie con la seguente facile equazione: scioglimento dei Forestali uguale strategia raffinata per favorire quegli eco-criminali che li temevano più di tutto. Di qui, l' impegno politico e sindacale di Costa per contrastare la legge.

 

E in quella fase nemmeno si era profilata la possibilità di finire militarizzati tra i carabinieri; l' ipotesi prevalente era un assorbimento nella polizia di Stato. Costa quel giorno era pure pronto a manifestare con le associazioni ambientaliste, se non fosse stato per la divisa che indossava. «Non posso andare in piazza. Ma ho l' obbligo etico di dare una risposta al governo. Quello, per intenderci, che vuole cancellarmi».

alessandro di battista a domenica live da barbara d urso

 

La battaglia contro lo scioglimento del Corpo, che così stava al cuore a Costa e a tutti i Forestali, ha poi visto i parlamentari del M5S in prima fila. Non si contano gli interventi parlamentari e le azioni di ostruzionismo. E non è un caso se i grillini hanno candidato anche un altro notissimo protagonista di quella battaglia come Marco Moroni, segretario del sindacato Sapaf, Sindacato autonomo polizia forestale, ormai sciolto dopo la confluenza del Corpo nei carabinieri, ma ancor speranzoso di rovesciare la situazione con i ricorsi alla giustizia amministrativa. I due si conoscono bene.

 

Costa è stato per un periodo anche segretario provinciale del Sapaf. Inutile dire che se il M5S andrà al governo c' è da attendersi un ribaltamento di quella riforma che porta l' imprinting di Matteo Renzi, di Marianna Madia e dell' ex ministro dell' Agricoltura Maurizio Martina che ha condiviso l' idea di fondere Forestali e carabinieri per fare dell' ex Noe, oggi Comando Tutela Ambiente, una poderosa forza dedicata al contrasto all' eco-criminalità.

 

marco minniti (7)

 

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