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MUGHINI CONTRO I BENPENSANTI-MASOCHISTI – MA QUALE “NAUFRAGIO DELL’OCCIDENTE”! QUESTI POVERI MIGRANTI SONO IN FUGA DALL’IMPLOSIONE DELL’AFRICA – ''ABBIAMO COMMESSO ERRORI, MA NON È COLPA NOSTRA LA DISSOLUZIONE POLITICA DI UN INTERO CONTINENTE”

GIAMPIERO MUGHINI A DAGOSPIA

 

giampiero mughinigiampiero mughini

Caro Dago, di questa immane tragedia del terzo millennio che rischia di rinnovarsi ogni giorno – morti annegati a migliaia innanzi alle nostre coste, gente che scappava dalla miseria, dalla violenza più inaudita, dall’annichilimento fisico e morale – una cosa è certa. Che ciascuno di questi morti  è sì un lutto squarciante per l’umanità tutta intera, ma non è affatto un “naufragio dell’Occidente” come pure segnalano i titoli di prima pagina della “Repubblica” voce principe del buonpensantismo.

 

Del fatto che un intero continente stia come esplodendo – in Siria, in Iraq, in Libia, in Nigeria, nel Mahli – sino a eruttare via i suoi figli a centinaia di migliaia stivati nelle carcasse della morte, l’Occidente non porta adesso nessuna responsabilità specifica. Ho detto responsabilità specifica – politica e morale – , non metto nel conto gli errori anche gravi di politica estera, che in questi ultimi vent’anni sono stati numerosi, a cominciare dal fatto di lasciar ruzzolare Gheddafi e credere che dopo di lui ci sarebbe una presepe a misura della Libia.

 

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Quando parlo di responsabilità specifica dell’Occidente, mi riferisco a quella nenia anti-Occidentale che ascoltavo da mane a sera negli anni della mia giovinezza: gli anni fulgenti del “terzomondismo” e dei suoi corifei. Da mane a sera ci ripetevano che se noi borghesi occidentali mangiavamo due volte al giorno più la prima colazione, questo era dovuto alla nostra rapina sistematica delle risorse e delle identità del Terzo Mondo. Eravamo noi occidentali che sbarravamo loro il passo verso la democrazia e il benessere. Noi che foraggiavamo i reggenti politici di quei Paesi, la gran parte dei manigoldi calzati e vestiti.

 

Me le ricordo le lezioni magistrali di quei corifei, il loro dito masochisticamente puntato verso il nostro sistema di vita e di consumo. Sono stato per anni un lettore di “Partisans”, la rivista fondata dal grande François Maspero a farne il tempio del terzomondismo parigino.

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Bene. Quelle analisi e quei pronostici di quaranta o cinquanta anni fa che cosa hanno a che vedere con le mappe reali dei Paesi africani che ho nominato prima? Per quel che è della Siria, certo che l’Occidente ha esitato, non ha saputo che pesci pigliare, un attimo prima voleva bombardare i siti del governo siriano e un attimo dopo gli era alleato. Ma i duecentomila morti della guerra civile siriana è merce loro, nasce dalle viscere etniche e culturali e religiose di quel Paese.

 

soccorritori a rodi del barcone di immigratisoccorritori a rodi del barcone di immigrati

E per quanto riguarda il Mahli, non so chi di voi abbia visto il bellissimo film che ha per titolo “Timbuctu”, e dove un regista nato nel Mahli (che oggi vive a Parigi) ti racconta quel che fanno e impongono gli islamisti radicali lì dove hanno vinto: niente ascolto della musica, niente gioco del pallone, uccisi a colpi di pietra nella testa un uomo e una donna che hanno avuto dei rapporti fuori dal matrimonio. E in Somalia gli americani che cosa erano andati a fare (e alcuni di loro a morire orribilmente), a rubare risorse o a cercare di arginare un criminale a capo di una banda di assassini?

 

E l’Iraq. Certo che è stato un errore scatenare quella seconda guerra nell’illusione di esportare in Iraq la democrazia parlamentare, nell’illusione grottesca di cambiare il regime. Certo che quella guerra ha incancrenito i problemi di quel Paese, la lotta a morte degli sciiti contro i sunniti, lotta che Saddam Hussein aveva fatto vincere ai sunniti a colpi di repressione e di torture. Noi occidentali non avevamo capito nulla di quel Paese. Sunniti contro sciiti.

rodi barcone di immigrati affonda dopo aver colpito gli scoglirodi barcone di immigrati affonda dopo aver colpito gli scogli

 

E’ stata una bestialità cacciare dal lavoro gli ufficiali sunniti dell’esercito iracheno di Saddam, gente che oggi comanda le orde dell’Isis, le orde dell’esercito che ha scatenato la terza guerra mondiale. Sunniti contro sciiti e nello sfondo i curdi. Partizioni antiche e religiose e (il più delle volte) fanatiche, altro che bicameralismo e divisione dei poteri. Da quelle partizioni nasce il massacro in Iraq. Più o meno lo stesso in Siria, in Libia, in Nigeria. Orde che si avventano, massacri di civili e prigionieri, sgozzamenti, cibo di che mangiare nemmeno una volta al giorno, un vivere quotidiano che al confronto è un paradiso la lotta degli animali nella giungla pur di sopravvivere.

 

IL CENTRO IMMIGRATI  DI MINEO IN SICILIAIL CENTRO IMMIGRATI DI MINEO IN SICILIA

Da tutto questo scappano gli uomini sui barconi, dopo aver pagato salata la loro speranza di approdare sulle spiagge di un qualche Paese dell’Occidente. Dobbiamo fare di tutto per accoglierli, per salvarli, per attenuare la loro sventura. L’Italia sinora ha fatto la sua parte, per i soldi che abbiamo e per gli spazi di cui disponiamo. Solo che se dalla Libia se ne va un milione di disperati, i morti saranno in proporzione. Né noi abbiamo di che ospitare un milione di persone.

 

L’ “egoismo” non c’entra nulla, e mentre non cito nemmeno la spudorata cialtronaggine di chi sputa sui disperati pur di raccogliere qualche voto in più.

 

Non c’entra nulla “il naufragio dell’Occidente”. C’entra la dissoluzione politica di un intero continente, lo sfasciamento molecolare delle condizioni di vita di milioni e milioni di persone. Una tragedia da far venire i brividi, e sulla quale non hanno alcuna presa gli editoriali dei buonpensanti.

IL CENTRO  IMMIGRATI DI MINEO IN SICILIAIL CENTRO IMMIGRATI DI MINEO IN SICILIA

 

 

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