berlusconi quirinale

SILVIO, PENSACI BENE - NEL CENTRODESTRA, DA TOTI A OSVALDO NAPOLI, AUMENTANO QUELLI CHE METTONO IN GUARDIA BERLUSCONI DAI FRANCHI TIRATORI PER LA CORSA AL QUIRINALE - FRATELLI D'ITALIA, PER BOCCA DI LA RUSSA, FA CAPIRE CHE ARIA TIRA: "NESSUN CANDIDATO PRESIDENTE HA MAI AVUTO TUTTI I VOTI DEL SUO SCHIERAMENTO" - ANCHE LA LEGA, TRAMITE LORENZO FONTANA, HA MANDATO IL PIZZINO: "450 GRANDI ELETTORI SONO TANTI, TUTTAVIA NON BASTANO" - MA BERLUSCONI È CONVINTO CHE I NUMERI CI SIANO, TELEFONA PERSONALMENTE A DECINE DI PARLAMENTARI E A TUTTI GARANTISCE DI AVERE "CENTO VOTI" TRA GRUPPO MISTO E  5STELLE

1 - CENTRODESTRA, L'ORA DEI VETI INCROCIATI SI INCRINA IL FRONTE PER BERLUSCONI

Alessandro Di Matteo per "la Stampa"

 

berlusconi toti

È un po' come nei "Dieci piccoli indiani", ci si guarda con diffidenza nel centrodestra, alla vigilia della partita del Quirinale, anche se nessun "delitto" ancora è stato compiuto. Formalmente regge il patto di unità siglato qualche settimana fa nella villa romana di Silvio Berlusconi, ma sono in tanti ad avere dubbi sulle ambizioni quirinalizie del leader di Fi e il timore degli alleati - soprattutto Lega e FdI - è che il centrodestra possa spaccarsi e sprecare la prima vera occasione di dettare le condizioni per l'elezione del nuovo presidente. Il Cavaliere arriverà a Roma a metà settimana e probabilmente venerdì si terrà il nuovo vertice della coalizione.

 

osvaldo napoli

Gli alleati vorrebbero una parola chiara sulla candidatura e qualcuno, come Giovanni Toti, ha già chiesto al leader di Fi di pensarci bene per evitare di fare «la fine di Prodi». Dice Osvaldo Napoli, ex FI ora con Toti: «Noi vogliamo bene a Berlusconi. Per questo non vogliamo che venga umiliato dai franchi tiratori». La mossa tocca a Berlusconi, su questo sono tutti concordi. Al di là dei dubbi, nessuno si opporrà se l'ex premier deciderà di giocare la partita. Ma gli inviti alla prudenza verranno ribaditi anche al vertice. È vero che il centrodestra può contare su circa 450 grandi elettori, cioè il 90% dei 505 necessari.

 

berlusconi toti

Ma come dice Ignazio La Russa di Fdi, «nessun candidato presidente ha mai avuto tutti i voti del suo schieramento. Noi siamo fedeli, ma storicamente c'è sempre un certo numero di franchi tiratori». Fabio Rampelli, sempre di FdI, aggiunge: «A candidatura ufficializzata tireremo le somme. Se può reggere, lo sosterremo». Venerdì era stato il vicesegretario della Lega Lorenzo Fontana a dire a Repubblica: «450 grandi elettori sono tanti, tuttavia non bastano per eleggerlo». E nei calcoli bisognerà tenere conto degli assenti per Covid.

 

berlusconi meloni salvini toti

Nonostante ciò, Berlusconi è convinto che i numeri ci siano, telefona personalmente a decine di parlamentari e a tutti garantisce di avere «cento voti» tra gruppo misto e i 5 stelle ormai in ordine sparso. Ieri ha incassato anche il sostegno pubblico del segretario del Ppe Antonio Lopez. E il Cavaliere è certo che Salvini e Meloni rispetteranno i patti, anche se ieri il leader della Lega ha rivendicato genericamente un presidente «di centrodestra», rilanciando quel tavolo con i leader di tutti i partiti che certo non porterà a un accordo su Berlusconi, visto il no di Pd e M5S.

 

matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 9

Tra i parlamentari di FI non si respira la stessa convinzione, anzi - appunto - prevale la diffidenza. «Il problema è quanti voti prende Berlusconi nel centrodestra! Vediamo se Salvini e Meloni riescono a portare tutti i loro». Per questo, viene precisato, «i voti saranno "marcati"». Ma, appunto come nel romanzo di Agatha Chrsitie, i sospetti sono incrociati: «I franchi tiratori me li aspetto più in FI», dice un deputato leghista. «Tanti di loro non vedono l'ora di rompere con la noi».

 

matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 2

Senza contare il lavorio di Matteo Renzi, che cerca di separare Forza Italia dal centrodestra per lanciare il suo progetto centrista. Ecco, allora, che la più grande preoccupazione di Salvini e Meloni è evitare che l'eventuale fallimento della scalata di Berlusconi al Quirinale spacchi la coalizione. Ignazio La Russa chiarisce: «Se Berlusconi si candida non avremo dubbi nel sostenerlo. Poniamo una sola condizione: lo sosteniamo come Berlusconi, non come leader del centrodestra». Insomma, il leader di FI non può ambire a fare il king maker, né prestarsi ad altre operazioni come sostenere un governo "Ursula".

 

E se poi si scopre che i numeri non ci sono «si resta compatti - insiste La Russa - Altrimenti è la morte del centrodestra! Ciascuno lo deve sapere». Non a caso il Cavaliere in questi giorni ha assicurato che FI non parteciperà a governi senza Draghi, anche se Lega e FdI temono che un pezzo di FI non direbbe comunque no alla "maggioranza Ursula". Paolo Romani, ex FI ora con Toti afferma: «Quello che accadrà se Berlusconi non dovesse farcela è un punto interrogativo».

 

2 - A ROMA PER L'«OPERAZIONE SCOIATTOLO» LE MOSSE (E I TIMORI) DI BERLUSCONI

BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE

PdC per il "Corriere della Sera"

 

Prima l'attesa e più che apprezzata dichiarazione di sostegno del segretario del Ppe, Antonio Lopez, che in un'intervista al Giornale dichiara che «una presidenza di Berlusconi con un capo del governo come Draghi sarebbe imbattibile e promuoverebbe l'Italia ancora più della già alta posizione di cui gode». Poi i festeggiamenti, immortalati con una foto di coppia su Instagram, per i 32 anni della sua compagna Marta Fascina. Silvio Berlusconi è pronto per il suo ritorno a Roma, domani. E per inaugurare, o meglio accelerare per portare a termine, quella che lui stesso definisce l'«operazione scoiattolo» per il Quirinale.

BERLUSCONI SALVINI MELONI CON MATTARELLA

 

Ovvero la caccia uno ad uno dei potenziali elettori in Parlamento che dovrebbero portarlo a superare la quota dei 505 - maggioranza assoluta degli aventi diritto - dalla quarta votazione in poi. Si muoverà di persona perché non bastano a rassicurarlo le telefonate ininterrotte fatte e ricevute durante le feste, quando ad Arcore ha sentito e spesso incontrato possibili grandi elettori, amici, parlamentari incaricati di contattare chiunque, leader alleati, amici di leader avversari... Berlusconi è convinto che l'elezione al Colle sia a portata di mano, ma solo se nessuno di quelli sui quali conta mancherà all'appello.

 

salvini meloni e berlusconi in conferenza stampa

E se tutti si daranno da fare. Perché, è la convinzione che si fa strada in queste ore, è sempre più probabile che un accordo condiviso non sia raggiungibile, e che ci sarà la sfida alla quarta votazione sui numeri. Che Berlusconi vuole vincere. Il problema però, pensa il Cavaliere un po' deluso, è che non tutti stanno facendo il massimo. In primo luogo dai centristi, sui quali contava, che da Brugnaro a Toti (mentre Cesa rinnova il suo sostegno) stanno cercando un accordo condiviso con il resto della maggioranza che sostiene Draghi, guardando a Renzi per un patto federativo centrista che porti all'elezione dell'attuale premier. Lo stesso leader di Iv manda segnali contrastanti.

 

berlusconi salvini meloni

Possibilisti, poi di chiusura, e si capisce che essere al centro dei giochi per lui è cruciale. Ma Berlusconi si interroga anche su Lega e FdI. Non tanto per la quota fisiologica di franchi tiratori, messa in conto, ma sulle intenzioni dei due leader. Salvini ha detto che non sono accettabili veti su Berlusconi, tanto che il dialogo da lui invocato non decolla, anche se ieri è tornato a proporlo ma senza fare il nome del Cavaliere.

 

Giorgia Meloni ha assicurato a Berlusconi sostegno «se ci saranno le condizioni», ma in pubblico resta cauta. Anzi, la linea che sta passando in FdI è «cerchiamo una figura terza, che rappresenti il Paese». Ancora non è fissato un vertice del centrodestra (probabilmente si farà a fine settimana), ma Berlusconi da giorni detta le sue condizioni: se mi eleggete, dice a tutti, «non si va a votare», perché è vero che potrebbero esserci contraccolpi nella maggioranza con Pd e M5S e Leu che si sfilano dopo un muro contro muro, ma è altrettanto vero che «io favorirei la nascita di un governo che duri fino al 2023 con la stessa maggioranza che mi ha eletto».

 

SALVINI MELONI BERLUSCONI

Quella cioè formata dal centrodestra, dai centristi, dal gruppo di Renzi, da chiunque volesse aggiungersi (con posti di governo assicurati, si intuisce). Viceversa, se fosse eletto Draghi, Berlusconi fa sapere che «Forza Italia uscirà dal governo», costringendo quindi la Lega a fare altrettanto e FdI a chiedere il voto, e i resti della maggioranza che fu potrebbero mai mettersi d'accordo per un nuovo governo e quasi certamente senza Draghi?

 

C'è chi cerca di fargli capire che uno scenario - pericolosissimo comunque, visti i numeri ballerini - di un'elezione per pochi voti, con un governo di centrodestra che nascerebbe dalle ceneri e spaccherebbe il Paese in tempo di pandemia, spaventerebbe mercati e partner internazionali. Ma lui non demorde. Conta sull'appoggio del Ppe ed è certo che altri partner usciranno presto allo scoperto. Come del fatto che i suoi avversari, i cui parlamentari sta già contattando, non saranno in grado di fare molte mosse.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)