cappato fabo

“NESSUNA ISTIGAZIONE AL SUICIDIO, A FABO ABBIAMO DATO UNA RAGIONE PER RESISTERE”. MARCO CAPPATO OGGI VA AD AUTODENUNCIARSI E RISCHIA 12 ANNI DI CARCERE: “HO ACCOMPAGNATO FABO IN SVIZZERA: FINO ALL’ULTIMO GLI HO DETTO “SE VUOI, TORNIAMO A MILANO” E LUI MI HA DETTO DI NO - LA POLITICA E’ SENZA ALIBI: LO STATO NON DOVREBBE COSTRINGERE A SCELTE INCIVILI COME L' ESILIO DELLA MORTE”- VIDEO

1. MARCO CAPPATO A RADIO M20

Alberto Dandolo e Giuseppe Candela per Dagospia

 

DJ FABODJ FABO

“La morte fa parte della vita ed è una cosa a cui nessuno pensa. Fabo mi ha detto:  'Io non sapevo ci fosse questo problema'. Ecco sono problemi che non capiamo fin quando non ci sbattiamo la faccia. Quando Welby e Fabo mi hanno ringraziato ho pensato che una persona che stava morendo mi ringraziava, è qualcosa difficile da esprimere ma la vita per essere vita ha bisogno della libertà che non è un elemento irrinunciabile“ ha dichiarato Marco Cappato intervenuto in diretta a Casa m2o su Radio m2o.

 

Ai conduttori Alberto Dandolo e Fabio De Vivo ha spiegato: “Le polemiche sono sempre utili se poi si arrivasse alle decisioni, se ci sono delle opinioni diverse benissimo che ci siano. Nessuno sostiene che ci sono vite che non sono degne di essere vissute e nessuno vuole decidere per gli altri.

 

Magari ci sono delle persone che nelle condizioni di Fabo, anche se nelle sue condizioni sarebbe davvero difficile, farebbero delle scelte diverse. Queste persone devono essere aiutate al massimo con l’assistenza, con le terapie del dolore. Non c’è nessuna contraddizione tra aiutare una persona a vivere fino a quando lo vuole e poi chiedere un aiuto medico che significa non provare a suicidarsi buttandosi dalla finestra.”

MARCO CAPPATOMARCO CAPPATO

 

Il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni ha risposto alle discusse dichiarazioni di Mario Adinolfi e Immacolata Chaouqui: “Fabo non ha preteso di essere un eroe o un modello, ha raccontato la sua storia anche per aiutare le persone di cui non sappiamo nulla. Spiegare la differenza tra ammazzare dei bambini ebrei stroncando la loro possibilità di vita e scegliere per un bambino malato di terminare la propria sofferenza credo che ci sia una differenza che non ha neanche bisogno di essere spiegata.”

 

L’esponente del Partito Radicale a Milano oggi si autodenuncerà rischiando tra i cinque e i dodici anni di carcere: “Il reato è istigazione e aiuto al suicidio. In questo caso l’istigazione non c’è perché semmai abbiamo contribuito a dargli una ragione per resistere. E fino all’ultimo gli ho detto “Se vuoi tornare a Milano torniamo a Milano” e lui mi ha detto di no anzi si innervosiva all’idea che si continuasse a rompere i coglioni. Ma era doveroso ed è stato legalmente doveroso seguire quella regola.

 

DJ FABODJ FABO

Esiste l’aiuto al suicidio come reato ed è giusto perché se un figlio ha voglia di prendere l’eredità di un genitore che è malato e depresso e invece di dargli una mano gli suggerisce come andare via quello è un aiuto ad una persona a suicidarsi che invece avrebbe potuto vivere. Quello che non ha senso è non distinguere tra quella persona e il malato di cancro con la prospettiva di tre settimane di atroci sofferenze vuole solo dire io mi fermo qui e lasciatemi andare.”

 

Alle prossimi elezioni si candiderà? “Leggevo oggi molti titoli “La politica e ferma” e cose simili. E’ anche vero ma metteteci quasi tutta. Quello che per primo ha presentato la legge sull’eutanasia lo ha fatto quarant’anni fa. Oggi le cose politiche sono la scissione, le poltrone mentre questi diventano solo casi umani e pietosi. E non è caso se oggi i Radicali sono fuori dalle assemblee istituzionali perché tutto quello che riguarda i diritti umani non viene trattata come politica ma quasi come se tutto questo fosse un lusso borghese.”

DJ FABODJ FABO

 

2. MARCO CAPPATO «POLITICA SENZA ALIBI FAVORISCE L' ILLEGALITÀ»

 

Cristiana Mangani per “il Messaggero”

 

MARCO CAPPATO MARCO CAPPATO

Si presenterà questa mattina al Palazzo di giustizia di Milano per autodenunciarsi. Per chiarire ai magistrati le ragioni della sua scelta, ma anche per spiegare in che modo Fabiano Antoniani, è stato portato alla morte. Marco Cappato, tesoriere dell' Associazione Luca Coscioni, ha raccolto sensazioni, emozioni, desideri di dj Fabo, è diventato suo confidente e amico.

 

E' stato lui stesso a chiedergli di accompagnarlo in Svizzera. E ora, come era già avvenuto per il caso di Giorgio Welby o di Eluana Englaro, ne risponderà in prima persona, rischiando fino a 12 anni di carcere. «Ma l' ho fatto e lo rifarei - dice - perché la politica deve comprendere che il vuoto normativo porta all' illegalità».

 

Fino a che punto è giusto recarsi all' estero per morire?

«L' esilio della morte è una condanna incivile. Compito dello Stato è assistere i cittadini, non costringerli a rifugiarsi in soluzioni illegali. La politica questo deve capirlo. Chiediamo che il Parlamento affronti la questione del fine vita per ridurre le conseguenze devastanti che il vuoto normativo ha sulla pelle della gente».

 

Il caso di Fabiano potrà aiutare a trovare una soluzione?

«Siamo in piena zona nera fatta di clandestinità e soprusi. La strada è semplice: sostituire l' eutanasia clandestina con l' eutanasia legale. L' opinione pubblica è pronta, il Parlamento meno, ma almeno non ci si imbrogli con la guerra delle definizioni».

MARCO CAPPATOMARCO CAPPATO

 

Legge sull' eutanasia ma anche sul testamento biologico, a che punto stanno?

«Venerdì scorso è slittata per la terza volta la proposta per il testamento biologico e la discussione è stata rimandata a marzo. Le proposte di legge sull' eutanasia sono invece bloccate da circa un anno in commissione. E' stato proprio di fronte al nuovo rinvio che Fabiano ha deciso di recarsi in Svizzera.

 

Mi diceva: È veramente una vergogna che nessuno dei parlamentari abbia il coraggio di mettere la faccia su una legge che è dedicata alle persone che soffrono, che non possono morire a casa propria. E che devono andare in altri paesi, quando tutto questo potrebbe essere fatto in Italia. Ormai siamo rimasti solo noi e l' Islanda a non avere una regolamentazione sul fine vita».

DJ FABODJ FABO

 

Qual è il vero freno all' approvazione: politico, sociale, religioso?

«E' principalmente un problema politico. Sono passati 40 anni da quando Loris Fortuna ha presentato la prima legge, e da allora non è stato fatto alcun passo avanti».

 

Il sentimento religioso e la chiesa quanto hanno inciso?

«Certamente parecchio, ma ora i tempi sono cambiati. Prima la Chiesa aveva un forte peso sulla politica. Ora Papa Francesco, pur ribadendo la sua contrarietà all' eutanasia, non interviene sui partiti e sulle loro decisioni. E ci sarebbe anche la maggioranza in Parlamento, ma alla fine il momento per approvare la legge non sembra mai buono, e intanto gli anni passano».

DJ FABODJ FABO

 

Un aiuto sembra arrivare dai Tribunali. Sia nel caso di Welby che in quello della Englaro, i giudici hanno scelto di non procedere con le contestazioni penali, è stato un modo per lavarsene le mani?

«No, è solo perché non c' è chiarezza sulla questione. E non essendoci una regolamentazione, la giurisprudenza è stata favorevole. L' unico atteggiamento che ha la politica italiana è quello del silenzio.

 

Non c' è stata risposta anche ai tre video che Fabiano aveva inviato al Parlamento e al presidente della Repubblica. Questa situazione è intollerabile. Nei prossimi giorni ci sarà una riunione dei capigruppo e ancora una volta tutto verrà rinviato».

 

DJ FABODJ FABO

Cappato, c' è poi l' elemento personale e umano. Come ha vissuto la vicenda di dj Fabo e quella, prima di lui, di un' altra persona che aveva scelto di morire e che ha accompagnato in Svizzera?

DJ FABODJ FABO

«Io penso che se non ci fosse una volontà reiterata, un desiderio certo, non sarebbe qualcosa di sostenibile. Ma se la persona lo chiede in tutti i modi, lo ripete, ritengo doveroso dargli una mano. Fabiano rendendo pubblica la sua storia, ha fornito un enorme aiuto al paese per riflettere. Non pensiamo assolutamente che lui debba essere un modello, ma ognuno deve poter essere libero di scegliere di vivere, così come di morire».

DJ FABODJ FABODJ FABODJ FABO

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