esercito in marcia nel sahel

NON SOLO AFGHANISTAN, PREPARIAMOCI AD ALTRE RITIRATE DELL’OCCIDENTE - DOMENICO QUIRICO: “LA SOLUZIONE MILITARE CONTRO I TALEBAN DEL SAHEL È FALLITA COME IN AFGHANISTAN. BILANCI CHE SI ASSOMIGLIANO: DUE MILIARDI DI EURO GETTATI VIA OGNI ANNO DAL 2013, DUE MILIONI DI RIFUGIATI E PROFUGHI, MIGLIAIA DI MORTI CIVILI, STATI IN FRANTUMI, BASSEZZE COMPIUTE COME SE FOSSERO EROISMI, MILIZIE LOCALI CHE SI INCARICANO DELLA AUTODIFESA E SALDANO VECCHI CONTI CON COMUNITÀ NEMICHE FORNENDO RECLUTE AI TERRORISTI…”

Domenico Quirico per “la Stampa”

 

Macromn con i soldati nel Sahel

L'amnesia collettiva delle nazioni è qualcosa di diverso dal dimenticare dei singoli, è un tacito accordo a non ricordare errori e vergogna. Allora prepariamoci ad altre ritirate. Kabul un caso unico? Niente affatto. Un secondo Afghanistan è già imbandito, trascinato anche questo dall'imperativo categorico della lotta al terrorismo e dal misero fallimento delle sue soluzioni semplicistiche, ricorso alle armi e appello alle anime.

 

Per evitare l'esportazione dell'estremismo dinamitardo nelle nostre tranquille democrazie, aggirando la necessaria fatica di rimettersi in questione, di dire la verità, torniamo al filtro magico: bugie e giochetti di prestigio fatti di droni, forze più o meno speciali, fondi per lo sviluppo ma dei complici locali, ignoranza, scarsa preparazione morale, rovina di una classe dirigente.

i dogon di sahel

 

Anche stavolta, come a Kabul, sono schierati gli italiani, a rimorchio di un'altra potenza in declino, la Francia. Poiché non si può resuscitare il passato, a Parigi si è condannati a ricostruirlo esibendo materiali eterogenei e in cui si cerca la propria eternità. Teatro della prossima ritirata il Sahel. La ambigua natura della presenza francese in quelle eterne colonie, sfruttamento economico e geopolitico e contrasto ai califfati islamisti, è causa di imbarazzo. Allora si riduce l'una all'altra, si forgia un bersaglio unico: la lotta ai fanatici del jihad e come rafforzativo la migrazione ovviamente clandestina.

 

SAHEL

La mobilitazione morale così si riduce alla mobilitazione militare. Non vi ricorda Kabul, la caccia a Bin Laden diventata la liberazione degli afgani dall'oscurantismo? Ricapitoliamo: siamo appostati lungo linee di frattura, frontiere arbitrarie e fatali disegnate dai francesi secondo logiche del «divide et impera».

 

Ficcate come in un sacco si aggiungano la corruzione tollerata di proconsoli obbedienti incaricati di amministrare fedelmente la ditta coloniale, convulse e sanguinose risse etniche e religiose, neri e arabi, tuareg agricoltori, nomadi. Il califfato africano così lussureggia, scende verso sud, graffia ormai il golfo di Guinea. La Francia ammonticchia operazioni su operazioni, la Legione marcia e contromarcia, bombarda, occupa, si ritira, rioccupa.

 

SCONTRI NEL SAHEL

Arruola mercenari locali, in nome della sicurezza collettiva ovviamente, che si dedicano al saccheggio delle popolazioni che dovrebbero difendere. Anche qui si fa il conto dei nemici abbattuti, come collezionisti maniaci. Inutilmente. Guerra persa. I taleban locali hanno sette vite, sono diventati parte del Sahel. Nessuno credeva sarebbe accaduto. Sembra accaduto per caso, per un errore di calcolo. Una guerra è andata avanti per anni a torbida, senza convinzione, con il sentimento della sua inutilità.

 

SCONTRI NEL SAHEL

Le popolazioni, la società civile, persino i governi si ribellano: invocano ormai apertamente il ritiro dei francesi. Per poter trattare, loro, direttamente con i jihadisti. Potrebbero scambiare le loro esperienze con gli afghani: di giorno bombardati dai francesi, e angariati dai loro trucidi alleati con l'accusa di collaborazionismo; di notte sottoposte alle vendette delle milizie di Al Qaida e dell'Isis che li accusano invece di essere renitenti alla guerra santa.

 

La soluzione militare contro i taleban del Sahel è fallita come in Afghanistan. Bilanci che si assomigliano: due miliardi di euro gettati via ogni anno dal 2013, due milioni di rifugiati e profughi, migliaia di morti civili, Stati in frantumi, bassezze compiute come se fossero eroismi, milizie locali che si incaricano della autodifesa e saldano vecchi conti con comunità nemiche fornendo reclute ai terroristi.

MILITARI NEL SAHEL

 

La Francia per condividere i guai e diminuire la spesa invoca che la lotta al terrorismo diventi europea. Ora gli alleati fanno comodo. La mediocrazia dell'Unione si accoda, aderisce anche l'Italia che, tra sbadigli e indifferenza, spedisce soldati in Niger dove le popolazioni considerano i soldati stranieri una disgrazia.

 

ESERCITO IN MARCIA NEL SAHEL

Non siamo certo noi occidentali dei maniaci o dei mostri, ma i nostri droni bombardano e abbiamo armi letali per eliminare i terroristi. La gente nel Sahel, come gli afghani, soccombe per errore, talvolta perché deve, pena la vita, ospitare i jihadisti. Sente da anni la guerra e la strage vicina, ha dimenticato la pace. nelle accademie militari si suggeriva di conquistare, oltre ai territori, anche le menti e i cuori. Bene. Ma non si deve dimenticare che sono sempre racchiusi in un corpo.

Ultimi Dagoreport

pippo baudo senato

SI E' SPENTO A 89 ANNI IL MITOLOGICO PIPPO BAUDO - L’UOMO CHE HA SCOPERTO TUTTI (PER PRIMO SE STESSO), DEMOCRISTIANO DI FERRO, HA ATTRAVERSATO CRISI DI GOVERNO E CAMBIAMENTI IN RAI E VANTA IL RECORD DEI FESTIVAL DI SANREMO CONDOTTI (13) – QUANDO SFIORÒ LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL 1986, PER LO SKETCH DEL TRIO SOLENGHI-MARCHESINI-LOPEZ SULL'AYATOLLAH KHOMEINI. E QUANDO LANCIÒ BEPPE GRILLO CHE PRONUNCIÒ LA CELEBRE BATTUTA SU BETTINO CRAXI: "SE IN CINA SONO TUTTI SOCIALISTI, A CHI RUBANO?" (VIDEO) - "LO SHOWMAN DELLA TRADIZIONE, IL SUPERCONDUTTORE, L’ORGANIZZATORE DI UN INTRATTENIMENTO SEMPRE SINTONIZZATO SUL PENULTIMO PARADIGMA DEL CONSENSO POPOLARE, SENZA SQUILLI REAZIONARI E SENZA STRILLI AVANGUARDISTICI: CLASSI MEDIE, PUBBLICO MEDIO, SENSIBILITÀ MEDIA. PERCHÉ BAUDO È IL CENTRO. CULTURALE, POLITICO, SOCIALE" (EDMONDO BERSELLI)

putin trump

DAGOREPORT - IL FATTO CHE PUTIN SIA RITORNATO A MOSCA CON L’ALLORO DEL VINCITORE, LA DICE LUNGA DI COME SIA ANDATO L’INCONTRO CON TRUMP. DEL RESTO, COME PUOI CONFRONTARTI CON GLI ESPERTI DIPLOMATICI RUSSI (SERGEI LAVROV E YURI USHAKOV), AFFIANCATO DA UN SEGRETARIO DI STATO COME MARCO RUBIO, NOTORIAMENTE A DIGIUNO DI GEOPOLITICA, E DA UN VENDITORE DI APPARTAMENTI COME STEVE WITKOFF? – PUTIN, SORNIONE, HA CERCATO DI CONVINCERE TRUMP DI TAGLIARE I LACCI E LACCIUOLI CON I LEADER EUROPEI - MISSIONE NON OSTICA VISTO I “VAFFA” ALLA UE, ULTIMO DEI QUALI LA GUERRA DEI DAZI - TRA VARI MOTIVI CHE MANTENGONO ACCESO UN INTERESSE DI TRUMP CON L’EUROPA, FA CAPOLINO L’EGO-SMANIA DI ESSERE INCORONATO, COME OBAMA, CON IL NOBEL DELLA PACE. ONORIFICENZA CHE VIENE PRESA A OSLO E NON A MAR-A-LAGO - E ADESSO COSA POTRÀ SUCCEDERE LUNEDÌ PROSSIMO NELLA SALA OVALE DOVE È ATTESO L’INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY? LA PAURA CHE IL LEADER UCRAINO SI PRENDA UN’ALTRA DOSE DI SCHIAFFI E SBERLEFFI DAL TROMBONE A STELLE E STRISCE INCOLPANDOLO DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL FALLIMENTO DELLA SUA TRATTATIVA CON MOSCA, HA SPINTO MACRON A CONVOCARE I ''VOLENTEROSI'' -OBIETTIVO: PREPARARE ZELENSKY AL SECONDO ROUND CON IL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…