urbano cairo

IL BESTIARIO DI PANSA - “CAIRO HA IMPARATO DA BERLUSCONI A DIRE LE BUGIE. E INFATTI LE DICE. COME LA MENZOGNA SUL TIMORE DI ENTRARE IN POLITICA - DOVESSE DECIDERSI, POTRÀ CONTARE SU UN ALLEATO CHE FORSE LO STA ASPETTANDO: MATTEO SALVINI - IL CAPITANO DELLA LEGA VUOLE DIVENTARE IL PROSSIMO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. PER RIUSCIRCI CHE COSA MANCA? DI CERTO NON I VOTI - IL CARBURANTE E’ UN ALTRO: I SOLDI. A COLMARE QUESTO BUCO POTRÀ PENSARCI CAIRO…”

Giampaolo Pansa per “Panorama”

 

giampaolo pansa

Era molto interessante l’intervista che Cesare Lanza ha fatto a Urbano Cairo, pubblicata lunedì 3 dicembre su La Verità. E tuttavia in quel colloquio si avvertiva la mancanza della domanda cruciale, il quesito che taglia la testa al toro e mette allo scoperto i segreti di chi viene interrogato. Nel caso di Cairo, il segreto riguarda la sua voglia di darsi alla politica.

 

Un desiderio che si coglieva dietro una ripetuta confessione: «A volte ci penso, ma poi mi dico che si rischia troppo». Però la verità è un’altra. Cairo non soltanto ci pensa, ma conosce molto bene come attenuare o annullare i rischi che paventa. Il Bestiario ritiene di saperlo e tra un istante lo spiegherà.

 

Prima devo ammettere che ho sempre diffidato dei personaggi alla Cairo. Per un motivo che riguarda la sua etnia: i mandrogni. Non è una tribù dell’Africa centrale, bensì della pianura alessandrina, a sud del capoluogo provinciale. Mia nonna Caterina, analfabeta, però molto ferma nelle proprie opinioni, odiava gli alessandrini.

URBANO CAIRO

 

Li riteneva bugiardi, infidi, doppi e tripli. Molto diversi, nel senso di peggiori, di noi del Monferrato casalese. Eravamo pure noi dei manigoldi, ma in modo dichiarato. Un motto che ho ascoltato qualche migliaio di volte da bambino e recito spesso: ogni due monferrini, tre fanno i ladri e il quarto è un assassino.

 

Quando Cairo si è staccato dal suo maestro, Silvio Berlusconi, per mettersi in proprio, hanno cominciato a essere noti i suoi dati personali. Data di nascita il 21 maggio 1957 a Masio, in Piemonte: un paese di pianura che non è di certo un posto destinato a finire nelle guide del Touring Club per i viaggiatori intelligenti.

 

URBANO CAIRO CORRIERE DELLA SERA

Eppure anche in un luogo dimenticato da Dio e dagli uomini, ha avuto inizio una di quelle storie che crediamo possibili soltanto nell’America più profonda. Con il ragazzo appena laureato che si presenta nella reggia di un padreterno come Silvio Berlusconi e comincia a lavorare con lui. Imparando i suoi segreti e mettendoli in pratica.

 

Oggi siamo nel 2018, Cairo ha appena 61 anni ed è nel pieno del suo potere. Possiede due quotidiani cruciali nell’Italia di questi tempi: il Corriere della Sera e La Gazzetta dello sport. E poi ha una emittente televisiva, La7, che è la sua vera arma da mostrare agli avversari o a chi gli vuole male. Ben più della squadra di calcio del Torino, che non vince mai niente.

 

berlusconi galliani allo stadio con urbano cairo in fondo

Nel frattempo l’antico maestro, ossia il Berlusconi, sta invecchiando all’ombra dei suoi miliardi. Nella battaglia politica italiana non conta più nulla, o quasi. Anche l’epoca del Bunga Bunga si è chiusa per sempre. Gli è rimasto un piccolo manipolo di ragazze giovani, belle e fedeli. Ma nel mondo dei partiti che fanno e disfanno le sorti della nostra povera nazione è un pensionato d’oro, senza più parole in capitolo.

 

I suoi alleati, o presunti tali, stanno al governo, però se ne fregano delle bellone che compaiono ancora nelle reti televisive del Cavaliere. Adesso come in tutte le vicende umane è scoccata l’ora del Mandrogno, ossia di Cairo. L’ex ragazzo di Masio ha imparato da Silvio a dire le bugie. E infatti le dice anche nell’intervista a La Verità.

 

urbano cairo enrico mentana

La menzogna più spudorata riguarda il timore che gli incute una possibile incursione nella politica nazionale. Se decidesse di attuarla, Cairo non dovrebbe temere nulla. Infatti potrà contare su un alleato che forse lo sta aspettando: Matteo Salvini, il capitano della Lega, da tempo in campagna per diventare il prossimo presidente del Consiglio.

 

Per riuscirci che cosa manca al capo leghi sta? Di certo i voti, ma quelli se li cercherà da solo. E con l’aria che tira in questo dicembre 2018, con un governo Conte più di là che di qua, il caos nella maggioranza, la scomparsa dell’opposizione di sinistra e l’impotenza del premier e dei suoi vassalli, Salvini non farà molta fatica a raccoglierli. Il carburante più difficile da scovare è semmai un altro: i soldi. Ma a colmare questo buco potrà pensarci il Mandrogno.

 

lilli gruber urbano cairo

Non sto rivelando un segreto strappato al dottor Cairo oppure al dittatore leghista. La mia è soltanto una supposizione. Dopo il pensionamento del Berlusca, chi è rimasto in campo con un bel malloppo di euro da usare come gli pare e piace? Il dottor Urbano. Grazie all’intervista del bravo Lanza, sappiamo che teme le insidie di un impegno politico in prima persona. Dunque gli resta da percorrere una sola strada: quella di allearsi con un ras di partito destinato a vincere.

 

berlusconi salvini

Ossia il bel tenebroso della Lega rampante, il Salvini. Dunque il Bestiario azzarda una profezia: l’Italia verrà conquistata da una coppia di signori che sino a ieri nessuno credeva possibile: il Mandrogno e il capitano della Lega. Se ci rifletto, mi auguro di sbagliarmi. Cairo se ne può fottere di dove vive. Sarebbe un super ricco ricco persino nell’angolo più sventurato del pianeta. Ma il sottoscritto seguiterà a vivere in Italia, finché il Padreterno lo vorrà. E non gli piacerebbe trovarsi sotto un regime salviniano, arrogante e volgare.

 

Da piccolo, ossia da figlio della Lupa, ho visto con i miei occhi il regime di un signore in camicia nera che si chiamava Benito Mussolini. Questo mi ha vaccinato contro tutte le camicie dal colore obbligato, comprese quelle verdi che piacciono tanto al generalissimo leghista. Per questo ogni sera, prima di dormire, recito la mia giaculatoria personale: «Europa, salvaci tu!».

Ultimi Dagoreport

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO