renzi calenda berlusconi

PARTITI MA MAI ARRIVATI - GUIDA ESTIVA AI PARTITI CHE I POLITICI SOGNANO AL MARE E DI SOLITO SEPPELLISCONO IN AUTUNNO - L'ULTIMO È QUELLO DEI ''COMPETENTI'': CALENDA E BONINO COL SUPPORTO TECNICO DI BOERI, BURIONI E COTTARELLI, DA OPPORRE AI GRILLINI SCELTI COL SORTEGGIO - POI C'È LA 27^ RIFONDAZIONE DI FORZA ITALIA (SMENTITA DA SILVIO) E LA MACRONATA DI RENZI, DA LANCIARE ALLA LEOPOLDA PER SCIPPARE I MODERATI (SE ESISTONO ANCORA) AL BANANA

 

 

1.CALENDA E BONINO SONO PRONTI A GUIDARE IL NUOVO PARTITO DEI «COMPETENTI»

Claudio Antonelli per ''la Verità''

 

CARLO CALENDA EMMA BONINO

«La crisi turca è una lezione per chi ha ancora dubbi se l' euro sia o no positivo: lo è», ha spiegato ieri al Foglio il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, perché la «crisi finanziaria della Turchia è una grande lezione per gli antieuro». Per lanciare il messaggio ha scelto Il Foglio, magari immaginando che non avrebbe posto domande cattive, ma gli avrebbe offerto un sofà non scomodo su cui sedersi.

 

Un divano politico sul quale peraltro tentano di arrampicarsi numerosi economisti, sindacalisti, immunologi e gente della società civile. Tutti - a dispetto dell' atteggiamento distaccato e super partes - hanno un obiettivo: quello di fare un nuovo partito anti Lega e anti 5 stelle. Moavero si rivolge a questo partito che ancora non esiste, ma che ha già un nome. Si chiama Bbbbcc.

 

CARLO CALENDA EMMA BONINO

Dalle iniziali dei principali pilastri. Roberto Burioni, Tito Boeri, Marco Bentivogli e Carlo Cottarelli a cui si aggiungerebbero per mettere il turbo Emma Bonino e Carlo Calenda. È stato lo stesso Claudio Cerasa a dare la notizia del partito dei «Competenti» e a gettare fermento tra i salotti agostani. Mancava però il dettaglio in grado di dare slancio al partito. Le figure di spicco saranno appunto Calenda e Bonino, e l' idea è quella di preparare un cantiere in vista delle prossime elezioni europee.

 

Punteranno sulla preparazione, non certo sulla simpatia. Entusiasti sono numerosi bocconiani: il partito s' ha da fare. Solo che per salire su questo treno un tempo stimati economisti ora, pur di sostenere tesi preconcette, stanno perdendo il senso dei numeri. Il caso del tonfo della lira turca è solo uno degli esempi.

 

TITO BOERI MATTEO RENZI

Una buona fetta della sinistra incensa Moavero perché dice che senza l' euro faremmo la fine della Turchia. Personalmente ritengo che l' Italia debba stare dentro la moneta unica, cambiando però i rapporti di forza e stringendo un vero link con gli Stati Uniti. Ma al di là delle opinioni geopolitiche, Moavero dimentica che noi siamo nell' euro. E l' Europa - al di là di Mario Draghi - non fornisce alcuno scudo alla nostra Borsa, ai nostri titoli di Stato. La risposta è che il nostro debito è tra i più elevati, e dunque insostenibile.

 

In tal caso l' esempio della Turchia non sta in piedi. Ankara ha un debito pubblico che si aggira sul 38% del Pil. A differenza nostra ha anche un indebitamento privato in valuta estera o semplicemente verso istituti esteri che supera il 53% del Pil. Ha pure un deficit commerciale del 6%: cioè importa più di quanto esporti. L' Italia ha valori sostanzialmente opposti.

 

TITO BOERI

Eppure +Europa, il megafono attuale di Emma Bonino, ha subito tracciato la linea. Ecco cosa succederà all' Italia in mano ai buzzurri sovranisti in stile Matteo Salvini e Paolo Savona. Della stessa idea è il quotidiano Avvenire diretto da Marco Tarquinio che ieri ha titolato: «La lira va in fumo». Con una lieve allusione a chi dentro la Lega si batte contro l' euro.

 

Anche Repubblica accosta indirettamente la crisi di un dittatore turco al populismo di Donald Trump e al tempo stesso al sovranismo nascente in Italia. In pratica, l' unica differenza tra Salvini e Recep Tayyip Erdogan è che il secondo non twitta cuoricini né brioche alla Nutella per colazione. Sinistrorsi, economisti che vanno a braccetto con sindacalisti e boniniani dimenticano un dettaglio.

 

CARLO COTTARELLI

Questo governo ha tre azionisti: la Lega, i 5 stelle e il Colle, che ha praticamente nominato due ministri di peso, Giovanni Tria all' Economia e lo stesso Moavero Milanesi. La maggior parte dei dirigenti e dei capi di gabinetto ha lavorato per gli ultimi governi Letta, Renzi e Gentiloni. La macchina dei ministeri è più filo europeista che mai. Difficilmente consentirebbe quello che i globalisti temono come il diavolo l' acqua santa.

 

Al tempo stesso, dal momento che nessuno dei rappresentanti del partito Bbbbcc è né così ingenuo né così sciocco da non sapere quanto abbiamo scritto sopra, significa che l' intento della critica continua e costante a Salvini o agli altri partecipanti al governo gialloblù non ha certo una finalità patriottica. Non ha intenti cattedratici. È solo una guerra di potere. Far cadere una lobby per prenderne il posto.

Legittimo e democratico: non c' è nulla di strano in tutto ciò. Solo che la verginità è un' altra cosa.

 

roberto burioni

È un peccato che bravi docenti della Bocconi e studiosi della teoria dei numeri abbiano preso una imbarcata per la politica. Se ne accorgeranno quando usciranno allo scoperto e andranno ai talk show con la stessa bandiera di Bonino e Calenda o Bentivogli. Intanto causano già un effetto: si celebrano come professori, ma non contribuiscono più alla comprensione dei fatti. Basti pensare al caso Turchia.

Tutto questo accostare Erdogan e Salvini non aiuta a capire che cosa sta veramente succedendo ad Ankara.

 

Quanto tempo ci metterà Trump a mettere in ginocchio un Paese Nato? Che effetti avrà all' interno dell' Alleanza atlantica? Gli accademici dovrebbero servire a sciogliere i dubbi, invece fanno tutt' altro. In bocca al lupo.

Il rating Bbbbcc non è incoraggiante.

 

 

2.SILVIO BERLUSCONI, FORZA ITALIA ADDIO: IL NUOVO PARTITO ANTI-SALVINI

Salvatore Dama per ''Libero Quotidiano''

 

Silvio Berlusconi non si fa mettere spalle al muro da Matteo Salvini. E se Forza Italia non tira più alle urne ed è asfittica nei sondaggi, il Cavaliere è pronto a sacrificare la sua creatura politica per fare qualcosa di nuovo.

 

SALVINI BERLUSCONI

Ecco allora che già alle elezioni regionali del prossimo inverno metterà in campo «L' Altra Italia». Cos' è? A seconda del sistema elettorale, un listone unico o un coalizione di partiti. Quel che è certo è il suo posizionamento: al centro. E all' opposizione del governo gialloverde. Ne faranno parte quel che resterà di Forza Italia dopo lo shopping leghista (Salvini sta corteggiando i signori delle preferenze forzisti), l' Udc e Rivoluzione cristiana (che andranno verso una fusione) e una rete di movimenti civici alla quale sta lavorando Antonio Tajani.

 

 

L' obiettivo è raggiungere quota 20%. L' ambizione è quella di non farsi egemonizzare dalla Lega all' interno di un centrodestra che, secondo Berlusconi, ormai è solo un' etichetta vuota. E se a partire dalle Regionali, come Salvini ha già fatto capire, la Lega rivendicherà tutti i candidati per sé facendo leva sulla prevalenza schiacciante registrata nei sondaggi, l' ex premier è pronto a valutare il piano b: l' alleanza con il Partito democratico.

 

incontro in un bar di Trieste tra Berlusconi e Salvini

Politica a luci rosse, fino a qualche tempo fa. Ma ora che azzurri e dem sono insieme all' opposizione del governo populista, lo scenario di una collaborazione elettorale provoca meno conati che in passato. Tra dicembre e gennaio torneranno al voto Basilicata, Abruzzo e Sardegna. Nel 2019 si eleggerà anche il governatore del Piemonte. Un' eventuale riedizione dell' alleanza gialloverde alle urne farebbe cappotto. Ma il futuro, va ripetendo il Cav a ogni interlocutore, non è dei populisti. Gli italiani stanno provando anche loro. Poi, delusi, torneranno a cercare qualcosa di più rassicurante. Un usato sicuro. Lui.

 

Ecco i conti -  Gli azzurri azzardano un po' di conti fantapolitici. Un' alleanza «L' Altra Italia-Pd» in Piemonte, ad esempio, avrebbe i numeri per giocarsela e vincere. L' esecutivo, ragiona Berlusconi con i suoi, non reggerà l' urto della manovra economica, ci rimarrà sotto. Le enormi aspettative create si infrangeranno contro la realtà dei conti pubblici. E allora la gente inizierà a ricredersi sul conto di Salvini e Di Maio: «Teniamoci pronti».

 

SILVIO BERLUSCONI ANTONIO TAJANI

Ieri Tajani, in una conferenza stampa a Frosinone, ha iniziato a descrivere i contenuti de L' Altra Italia, «un nuovo soggetto politico», ha spiegato, «che guarda al futuro e che rappresenta una maggioranza silenziosa, una parte importante della nostra società. C' è un enorme spazio politico tra la Lega e il Pd, noi vogliamo occuparlo». Il lancio ufficiale potrebbe arrivare a Fiuggi, durante la manifestazione che il presidente del Parlamento europeo organizza ogni anno a fine settembre. Silvio ha solo qualche remora sul luogo, perché la stazione termale frusinate rievoca alla memoria la svolta di Alleanza Nazionale e Gianfranco Fini, personaggio che, dati i noti precedenti, non è tra i più amati dal leader azzurro. Se battesimo deve essere, meglio farlo altrove.

 

«L' Altra Italia» incassa sicuramente il consenso dei post-Dc. «Tajani disegna in modo concreto lo spazio dell' Altra Italia tra Lega e Partito democratico, senza sudditanze a Pontida né nostalgie del Nazareno», dichiara Gianfranco Rotondi, «Nell' Altra Italia troverà casa Forza Italia, ma anche la nuova Dc alla quale stiamo lavorando con impegno sacrificando anche le ferie estive», informa il leader di Rivoluzione cristiana.

 

Critiche per tutti - Intanto la distanza con la Lega si fa sempre più evidente. E se nelle prime settimane del governo, Berlusconi aveva dato ordine ai suoi di «salvare» l' alleato e concentrare le critiche sui Cinquestelle, ora questo genere di salvacondotto è del tutto saltato.

BERLUSCONI TAJANI

 

Sono giorni che Tajani mette nel mirino il ministro dell' Interno. Lunedì, in visita a Milano, il vice presidente di Forza Italia aveva criticato Salvini per il decreto dignità, martedì lo stesso. Mercoledì era a Susa, per difendere la Tav e pressare nuovamente il leader leghista: «Sia coerente con il programma di centrodestra». Frasi sottolineate anche in un colloquio telefonico con il Cav.

 

Salvini? Il vice premier segna tutto: sia gli attacchi che arrivano da Forza Italia, sia le critiche che sta incassando dal gruppo editoriale berlusconiano. Quanto a Tajani, il loro rapporto è sempre stato conflittuale fin dai tempi di Bruxelles, quindi nulla di nuovo. Presto Salvini presenterà il conto. Finora aveva stoppato i dirigenti azzurri che si proponevano per il salto della quaglia. Nelle prossime settimane il «capitano» non avrà più remore. L' obiettivo è sfilare a Berlusconi i «campioni» delle preferenze. Soprattutto in vista di elezioni, Regionali ed Europee, dove servirà avere in lista professionisti dell' attrazione del consenso.

 

 

3.IL «LIKE» DI RENZI CHE SVELA LA SUA TENTAZIONE: UN NUOVO PARTITO CHE CORTEGGI GLI AZZURRI

Pasquale Napolitano per ''il Giornale''

 

RENZI VERDINI

 

Pasquale Napolitano Roma Un like può essere un indizio: Matteo Renzi comincia a valutare concretamente l' idea di staccarsi con il proprio gruppo dal Pd, sempre più a trazione comunista, per dar vita a un movimento liberale ed europeista improntato al modello Macron. Il like, che segna il cambio di passo nella strategia renziana, arriva nella sera di San Lorenzo.

 

Nella notte delle stelle cadenti e dei desideri nascosti: il rottamatore con il suo profilo ufficiale «promuove», con tanto di like pubblico, un post (l' ennesimo) con cui Luca Ronchi, il fondatore della pagina «Liberali con Renzi», oggi trasformata in «Per un nuovo movimento di Matteo Renzi», chiede all' ex segretario dei dem di fondare un partito.

 

renzi berlusconi

E se Renzi avesse davvero deciso di rompere? Stanco anche per l' indifferenza dei vertici attuali del Pd dopo l' ennesimo attacco grillino nei suoi confronti per via dell' inchiesta, che coinvolge il marito della sorella, sui fondi per la beneficenza dell' Unicef. Nel post, l' imprenditore bergamasco sprona Renzi al passaggio sul Rubicone, senza più esitazioni: «Matteo Renzi sai quando finirà tutto questo? Quando annuncerai un tour per l' Italia per la nascita di un nuovo movimento liberale federalista. Un bel polo centrista liberale con Antonio Tajani».

 

Il like svela una tentazione. Una prospettiva che esiste. E soprattutto la spinta di una parte dei fedelissimi, da Sandro Gozi e Maria Elena Boschi, a sganciarsi dal Pd. Suggestioni social a parte, nel progetto renziano sono due i passaggi che determineranno la scelta: regionali di autunno e congresso del Pd. La prima tappa sono le regionali in Trentino, Basilicata e forse Abruzzo, che si terranno tra ottobre e novembre. Renzi segue con attenzione l' evoluzione nel centrodestra. La Lega, sempre in preda al fascino grillino, ha annunciato l' intenzione di rompere l' alleanza con il centrodestra in Abruzzo.

boschi renzi

 

I renziani attendono le mosse di Forza Italia: il vicecoordinatore Antonio Tajani ha già chiarito che non è all' ordine del giorno un' alleanza con il Pd. Affermazione che però andrebbe rivista, se Renzi rompesse con il Pd: in quel caso si avvierebbe un dialogo non con il Pd ma con un movimento nuovo, centrista, europeista, liberato dal vecchio retaggio dell' ex Pci.

C' è poi da valutare la legge elettorale per le regionali, che non contempla il ballottaggio: una corsa solitaria di Forza Italia si rivelerebbe suicida.

 

E un' alleanza con un movimento renziano resta opzione da non scartare. Sempre in autunno si terrà la nona Leopolda: dal 19 al 21 ottobre, Renzi radunerà a Firenze la propria corrente. Niente simboli del Pd, niente leader di partito. Il tema della nona edizione del raduno renziano sarà «Ritorno al futuro»; l' ex segretario ha già precisato che sarà un evento che andrà oltre i confini del Pd. Le prove generali della nascita di un partito renziano? In tanti sono pronti a scommettere che in quella data Renzi scioglierà la riserva: rompere o giocarsi la partita nel Pd.

tajani renzi buonanno

 

Nel Pd, appunto. Il congresso è il secondo passaggio cruciale, e forse decisivo, nella prospettiva renziana: ad oggi, il gruppo dell' ex capo del governo è spaccato. Non c' è un candidato unitario forte e competitivo: Graziano Delrio e Matteo Richetti si sono già staccati. Maria Elena Boschi vorrebbe correre per sfidare Zingaretti. Luca Lotti suggerisce di restare nel Partito. Renzi ha due opzioni: candidarsi lui personalmente (ipotesi smentita che però resta sul tavolo) per unire il gruppo oppure mandare un suo fedelissimo verso la sconfitta. In quel caso, la disfatta al congresso accelererebbe l' uscita dal Pd e la nascita, prima delle elezioni europee, della lista renziana.

 

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