1. LETTA INVESTE IL SUO AMATO CAIO DURANTE L’ENNESIMA PASSERELLA SULL’AGENDA DIGITALE: “UN CAMPIONE EUROPEO”. RIUSCIRÀ A PIAZZARLO A TELECOM INVECE DI SARMI? 2. SECONDO PRODI LA TRATTATIVA CON AIR FRANCE SI INFRANGERÀ SUI SINDACATI ITALIANI, CONTRARISSIMI AI LICENZIAMENTI. IL MORTADELLONE RIVELA OGGI CHE NEL 2008 CERCÒ NON SOLO CON LUFTHANSA, MA ANCHE AIR CHINA (VIA GIANCARLO ELIA VALORI) 3. SEMBRA CHE IL PERITO DELLA STRAGE FERROVIARIA DI VIAREGGIO SIA VICINO ALLE DIMISSIONI. ALTRA ROGNA PER MORETTI DOPO I 18 MILIONI DI “SCONTO” CHE DOVRÀ FARE A NTV 4. IN SPAGNA, PRIVA DI CASE AUTOMOBILISTICHE, SI PRODUCONO 2,4 MILIONI DI AUTO L’ANNO. IN ITALIA, COL MACIGNO FIAT, 470 MILA. NON SARÀ TEMPO DI APRIRE IL MERCATO?

1. IN SPAGNA SI PRODUCONO 2,4 MILIONI DI AUTO L'ANNO, SENZA AVERE CASE AUTOMOBILISTICHE. IN ITALIA, COL MACIGNO FIAT, 470MILA. NON SARÀ TEMPO DI APRIRE IL MERCATO?
C'è una donna in Spagna di appena 35 anni e abbastanza carina che i nostri ministri e Sergio Marpionne farebbero bene a incontrare.

Si chiama Ana Pastor ed è la ministra di Madrid che ha elaborato un piano dove con i fondi della Bei si potranno abbattere del 10% i costi della produzione automobilistica. La notizia delle sue intenzioni è venuta fuori nei giorni scorsi sul sito spagnolo "El Confidencial" ed è sorprendente perché la Spagna non ha case automobilistiche. Eppure, a quanto si legge, già l'anno scorso il livello della produzione è aumentato del 10% con 2,4 milioni di vetture e la stessa percentuale di crescita è prevista per l'anno prossimo.

A mettere sul mercato le automobili di produzione iberica non sono pero' le case automobilistiche spagnole. La Seat, fondata nel 1950 con una partecipazione di Fiat del 7%, dal 1990 è di proprietà Volkswagen. Questo significa che i 2,4 milioni di vetture escono da stabilimenti spagnoli che lavorano per conto di produttori stranieri. I numeri sono comunque impressionanti se si pensa che nei cinque stabilimenti italiani della Fiat , che occupano quasi 22mila addetti, la previsione per quest'anno è di 469mila unità con un calo rispetto all'anno scorso del 18,3%.

A soffrire nel 2012 sono state le auto con il marchio Fiat (-19,5%), Lancia (-62%) e Alfa (-32,4%), mentre solo le auto di lusso, Ferrari in testa, sono riuscite a contenere il disastro del mercato italiano. È pur vero che nel calcolo dell'intera produzione Fiat bisogna comprendere le auto prodotte all'estero (Polonia, Serbia, India, Cina, Argentina, Brasile) e così si arriva a 1,5 milioni di unità, ma resta il fatto che la produzione in Italia è a livelli stracciati. Eppure nel 2010 Marpionne fece squillare le trombe del progetto "Fabbrica Italia" assicurando che si sarebbe raggiunto l'obiettivo di 900mila vetture.

Perché allora la Spagna riesce a mantenere livelli così alti in questo comparto industriale? La risposta è semplice. Il governo di quel Paese non ha mai messo i bastoni nelle ruote all'utilizzo degli impianti locali da parte di operatori stranieri, anzi il piano della 35enne ministra Ana Pastor vuole creare condizioni ancora migliori. Per l'Italia la musica è diversa e c'è da chiedersi se non sia proprio la presenza ingombrante e paralizzante della Fiat (come potere incumbent) a bloccare l'intero comparto delle quattro ruote.

2. SEMBRA CHE IL PERITO DELLA STRAGE FERROVIARIA DI VIAREGGIO SIA VICINO ALLE DIMISSIONI. UN'ALTRA ROGNA PER MORETTI DOPO I 18 MILIONI DI "SCONTO" CHE DOVRÀ FARE A NTV
Gli uscieri del palazzo-obitorio delle Ferrovie sono dotati di una sensibilità raffinata e per questa ragione non osano origliare ,come fanno di solito, dietro la porta di Mauro Moretti.

Dopo l'entusiasmo iniziale che era esploso per l'eventuale intervento nel salvataggio dell'Alitalia, l'ex-sindacalista di Rimini si è di nuovo chiuso in un silenzio indecifrabile.
Ieri mattina si aspettavano che dopo la vittoria della Roma sul Napoli, Moretti cantasse a squarciagola fregandosene altamente della piccola tendopoli piazzata dai contestatori a pochi passi dal suo quartier generale.

A renderlo triste e silenzioso è stata forse la lettura dell'articolo pubblicato venerdì su "Repubblica" in cui si legge che il ministero dei Trasporti ha tagliato del 15% le tariffe per l'alta velocità pagate da Trenitalia e dal concorrente Ntv. Con questa decisione ,che avrà fatto tirare un sospiro di sollievo a Luchino di Montezemolo e ai suoi compagni di merenda, la società di "Italo" risparmierà 18 milioni di euro, particolarmente preziosi per la semestrale che tra pochi giorni uscirà dagli uffici dove a guidare la macchina dell'azienda è rimasto soltanto l'abbronzato Antonello Perricone.

Da parte loro le Ferrovie non possono gioire per lo sconto del 15% sulle tariffe di pedaggio per l'Alta Velocità perché i 18 milioni dovuti da Ntv rapresentano un mancato introito di cui il bilancio di fine anno dovrà tener conto. Gli uscieri aggiungono che Moretti è infastidito dalle voci che riguardano la sua "disponibilità" a buttare sul piatto 200-300 milioni dentro l'Alitalia. Se ha questi soldi - così dicono i maligni - perché non li usa in modo da mettere a posto la rete disastrata dei treni per i pendolari? Con una cifra del genere - insistono sempre i critici urticanti - per i disgraziati che viaggiano ogni mattina nei vagoni sporchi e affollati di infrastrutture potrebbe farne parecchie.

Di fronte a queste obiezioni, che non sono per nulla originali, Moretti ha sempre risposto che la colpa è da attribuire alle Regioni, che non ascoltano i richiami di rispettare i contratti di programma nei quali si trovano i quattrini dovuti alle Ferrovie per il trasporto locale.

Sembra un dialogo tra sordi e gli uscieri del palazzo-obitorio pensano che rispetto alla prospettiva, ancora in piedi, di fare il salvatore della Patria per la Compagnia dei Patrioti italiani, Moretti non abbia alcuna intenzione di allargare i cordoni della borsa.

C'è poi un ultimo rumor che va registrato in attesa di conferma. Sembra infatti che il consulente scelto dalla Procura alla quale spetta di indagare sulla strage di Viareggio del 2009 sia prossimo alle dimissioni. Il personaggio in questione è il professor Giorgio Diana, docente al Politecnico di Milano al quale il Pm Francesco Caleca ha affidato il compito di verificare le cause dell'incidente.

Con molto ritardo si è scoperto che il professor Diana era già stato consulente di Ferrovie per l'incidente mortale del 5 gennaio 2005 quando nello scontro tra un treno passeggeri e un merci morirono 17 persone. Il conflitto di interessi e' evidente.

Per Moretti, che aveva sempre apprezzato la tesi del perito sulle "responsabilità umane" di quel disastro, le dimissioni del professor Diana, nominato per il "caso" Viareggio con una gaffe della procura, sarebbero un colpo non indifferente.

3. LETTA INVESTE IL SUO AMATO CAIO DURANTE L'ENNESIMA PASSERELLA SULL'AGENDA DIGITALE: "UN CAMPIONE EUROPEO"
Quando Massimo Sarmi ieri poco dopo le 13 è uscito dall'Auditorium di Confindustria dove Stefano Parisi ha organizzato l'ennesima passerella sull'Agenda Digitale, non aveva l'aria entusiasta.

Eppure il suo intervento davanti a una platea affollata di imprenditori e di ministri era stato salutato con un grande applauso, quasi un incoraggiamento ad andare avanti nell'usare i soldi dei libretti postali per salvare l'Alitalia. Al manager dalle orecchie generose non è piaciuta l'enfasi con cui il presidente Enrichetto Letta nel suo intervento conclusivo ha speso un elogio smisurato nei confronti di Francesco Caio.

Dopo aver denunciato le barriere che da troppe parti si oppongono ai decreti attuativi del governo, il Premier per un paio di volte ha evocato il nome di Caio come "campione europeo" del digitale. Quasi un'investitura a salire sulla poltrona di Telecom.

Inutile dire la gioia del 56enne manager napoletano che a giugno con un semplice tweet di Letta è stato nominato supercommissario e mister Agenda Digitale.

Da parte sua il pubblico non si è spellato le mani di fronte alle proposte che il barbuto ingegnere napoletano ha sfornato nel suo intervento. A suo avviso gli "attrezzi" che servono per modernizzare l'Italia sono la lotta alla burocrazia, l'anagrafe dei residenti e l'idea che "nessuna spending review è possibile senza il digitale applicato alla macchina dello Stato".

Qualcuno in sala si è ricordato che l'ultimo Decreto del Fare ha ridotto a meno di 20 milioni gli interventi per la banda larga, ma Caio ha assicurato che con una task force di studiosi (tra i quali spicca Benedetta Rizzo, organizzatrice del club "VeDrò" di Enrichetto Letta) il partito degli anti-digitalizzazione è destinato alla sconfitta.

Ora, sarebbe bene che dalle parole si passasse ai fatti. Se lo aspettano gli italiani che hanno visto saltellare Caio da Omnitel a Merloni, Cable&Wireless fino alla corte dell'ex-premier inglese Gordon Brown e adesso dentro la società Avio. Questo per mettere la parola fine alla retorica sul digitale di tizio, sempronio e Caio, che continua a imperversare nei convegni, senza effetti pratici.

4. AD AIR FRANCE HANNO MOLTE RISERVE SULL'OPERAZIONE ALITALIA. E SECONDO PRODI LA TRATTATIVA SI INFRANGERÀ SUI SINDACATI ITALIANI
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che anche Romano Prodi considera più difficile il matrimonio di AirFrance e Alitalia.

Oggi gran parte dei giornali cita una fonte anonima della Compagnia francese che sul quotidiano "Les Echos" ha manifestato forti riserve sull'operazione. Nessuno però ha riportato per intero l'intervista che lo stesso quotidiano d'Oltralpe ha fatto al Professore di Bologna. Secondo l'ex-presidente del Consiglio, durante il suo governo negli anni 2006 e il 2008, i contatti iniziali furono avviati con Lufthansa, ma si interruppero per le opposizioni dei sindacati italiani.

Dopo questo tentativo, Prodi rivela di aver avviato un dialogo con la Compagnia Air China sulla base di "evidenti interessi reciproci". Il Professore non dice che a fare da tramite con Pechino fu Giancarlo Elia Valori, l'ineffabile personaggio che ancora oggi ha una cattedra e contatti robusti con il governo cinese.

A far cadere la trattativa con Air China - rivela Prodi - fu la richiesta di tre anni per studiare l'operazione, un tempo esagerato di fronte al dramma che Berlusconi risolse nel 2008 con il genio irresistibile di Corradino Passera".

 

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