ignazio la russa

LA RUSSA SPIEGA PERCHE’ NON ACCETTA DI DICHIARARSI ANTIFASCISTA: “NON VOGLIO RISPONDERE COME UNA SCIMMIETTA AMMAESTRATA, OLTRE CHE PER IL RICORDO DEGLI ANNI SETTANTA" – "IL BUSTO DEL DUCE? TERRÒ UNA CONFERENZA STAMPA APPENA ARRIVEREMO ALLE DUECENTOMILA CITAZIONI DEL BUSTO CHE AVREI A CASA. CI SIAMO VICINI. QUEL BUSTO L’HO ESILIATO DA MIA SORELLA ED È UNA OPERA D’ARTE” - LA LEZIONE DI TATARELLA PER FAR SUPERARE IL FASCISMO ALLA DESTRA, FINI, BERLUSCONI E L’ELOGIO DI NAPOLITANO…

Francesco Verderami per corriere.it - Estratti

 

(...)

ignazio la russa

«A Tatarella ero legatissimo. Facevamo anche le vacanze insieme». E proprio durante una vacanza accadde un episodio che La Russa serba come una lezione: «Era il 1990, stavamo andando a San Gallo, in Svizzera, dove avevo studiato per 5 anni in collegio. E nel tragitto da Milano, proposi una piccola deviazione. Quel giorno l’associazione che si occupa delle onoranze ai caduti della Repubblica sociale — riconosciuta dal Comune di Milano — avrebbe deposto come tutti gli anni un mazzo di fiori nel luogo in cui era stato ucciso Benito Mussolini. Allora dissi a Pinuccio: “È solo a tre chilometri, vogliamo andarci?”. Non l’avessi mai detto».

 

Cosa accadde?

«Tatarella si infuriò, perché a suo giudizio nella nostra comune volontà di costruire una destra pluralista, moderna ed europea, non c’era più spazio non solo per il fascismo ma anche per gesti che richiamassero il passato. “Ma portano solo dei fiori”, insistetti. E lui: “Non si capirebbe. Levatelo dalla testa”.

 

la russa nello spogliatoio

Tatarella era stato l’ideologo, se così si può dire, della parte più avanzata del Movimento sociale italiano: mi riferisco ai giovani che volevano costruire una destra non più legata ai richiami del fascismo ma radicata nel presente e protesa verso il superamento del nostalgismo. Era il movimento giovanile che propugnava la necessità di un partito inserito nel confronto politico».

 

(...) Per tanto tempo è stata strumentalmente creata una barriera che ha tenuto distanti molti elettori di destra, i quali non tollerano di sentirsi dare del fascista».

 

E magari non possiedono nemmeno un busto del Duce.

«Terrò una conferenza stampa appena arriveremo alle duecentomila citazioni del busto che avrei a casa. Ci siamo vicini. E per la cronaca quel busto l’ho esiliato da mia sorella ed è una opera d’arte ereditata da mio padre e mai esibita pubblicamente».

 

Oltre la forma, nella sostanza quando ha smesso di sentirsi fascista?

la russa partita del cuore

«Devo partire dalla storia della mia famiglia, dove mio padre era stato fascista e rimaneva legato al fascismo, anche se non ne immaginava minimamente una riproposizione. Mio fratello ha militato in un partito antifascista come la Democrazia cristiana, e io sono cresciuto avendo a cuore la libertà in tutte le sue declinazioni. È un valore che non ho mai dovuto elaborare perché non ho mai pensato diversamente. Ricordo le campagne elettorali di mio padre e il gusto della libertà che assaporavo. Poi arrivò il ’68, la violenza dei cosiddetti nuovi partigiani, il loro slogan secondo cui “uccidere un fascista non è un reato”. Con loro non vorrò mai essere accomunato. È allora che iniziò l’antifascismo ideologico come viene inteso adesso».

 

Ma lei quando ha smesso di sentirsi fascista?

ignazio la russa

«Nel 1995 a Fiuggi facemmo i conti con il fascismo e fui tra i protagonisti di quella svolta. Ma il mio atteggiamento forse troppo benevolo verso il Ventennio era già mutato da tempo, fin dai 18 anni, dopo i miei studi all’estero dove avevo avuto amici di tutte le etnie e di tutte le religioni».

 

E il momento in cui avvertì di «essere cambiato»?

«Fu quando mi resi conto delle leggi razziali. Da ragazzo non me ne aveva parlato quasi nessuno, lo ammetto. Poi in me scattò qualcosa, che fu amplificato dalla conoscenza della comunità ebraica, dalla partecipazione alla loro vita, alle loro cerimonie. Al loro dolore.

 

E non fu un fatto episodico ma un processo. Il mio primo viaggio a Gerusalemme — dove portai i miei figli allo Yad Vashem — avvenne in forma privata insieme a Walker Meghnagi, ora presidente della Comunità ebraica di Milano. Ero amico di suo padre, Isacco, una persona speciale, tra i massimi esponenti della comunità. Ecco. Il mio giudizio sul fascismo ha come punto di riferimento lo storico antifascista Renzo De Felice, molto più attendibile di quanti oggi si improvvisano storici».

 

Ma la senatrice a vita Liliana Segre si è chiesta, preoccupata, se verrà ancora cacciata dal suo Paese.

ignazio la russa partita del cuore

«Con lei ho da tempo un ottimo rapporto».

 

Allude al fatto che il marito militò nel Msi?

«No, non ho mai parlato del marito che ho conosciuto e che era e restò un antifascista, pur candidandosi da indipendente nelle nostre file».

 

Allora perché non accetta di definirsi antifascista?

«Perché non accetto di rispondere come una scimmietta ammaestrata, oltre che per il ricordo degli anni Settanta. Mi riconosco nei valori della libertà, del rifiuto del razzismo e dell’antisemitismo, seguo i dettami della nostra Costituzione.

 

Per difendere tutti i diritti garantiti dalla nostra Carta sarei pronto a dare la vita. Ho servito e servo la Costituzione: prima di essere presidente del Senato, sono stato anche ministro della Difesa. E di quel periodo rammento il reciproco rispetto con l’allora capo dello Stato Napolitano. Una cosa che mi onora. Quando ero al governo una volta mi disse: “Ignazio vedo più volte te di mia moglie”. Fu nella consuetudine che crebbe da parte mia la stima verso di lui».

meloni la russa

 

In che senso «crebbe»?

«Riconosco che all’inizio ero un po’ prevenuto perché ritenevo che, nonostante fosse un migliorista, venisse pur sempre dal Partito comunista italiano. “Chissà come tratta le Forze armate”, pensavo. Il migliorista ai miei occhi si è rivelato il migliore in questo campo: sempre attento al valore dei nostri uomini in divisa. E questo ha accresciuto la mia stima nei suoi riguardi».

 

Lei era ministro della Difesa ai tempi dell’intervento in Libia.

«Fu un passaggio molto delicato. Silvio Berlusconi era contrario alla missione contro Gheddafi: “A quell’uomo ho dato la mano”, diceva. Napolitano aveva una posizione opposta e sulla sua stessa linea era il ministro degli Esteri, Franco Frattini.

 

ignazio la russa giorgia meloni

Finché non arrivò la risoluzione dell’Onu, io rimasi schierato con il presidente del Consiglio. Poi... Diciamo che il capo dello Stato si fece sentire e anche Berlusconi accettò l’ineluttabile. Più in generale Napolitano ha proseguito una tradizione che non aveva inaugurato lui».

 

Che vuol dire?

«Che dal Quirinale ha avuto un approccio interventista sulle questioni politiche. Non era una figura notarile. Ma non era come Oscar Luigi Scalfaro, non aveva cioè la smania di costruire maggioranze diverse da quelle emerse dalle urne. Certo, non vedeva in Silvio Berlusconi la personalità giusta per guidare il Paese in quella fase politica. L’ultima volta andai a trovarlo insieme al presidente del Consiglio. Il loro colloquio fu complicato. Napolitano disse poi a Fini: “Meno male che c’era La Russa a tenere a bada Berlusconi”».

 

Qual era il tema della discussione?

ignazio la russa

«Non ricordo il tema, ricordo un momento di grande tensione durante un colloquio già molto animato, in cui mi limitai a sostenere Berlusconi cercando però di smussare i toni troppo bellicosi».

 

Avvenne in prossimità della crisi di governo del 2011?

«Era certamente la fase finale del governo. E pochi giorni dopo il presidente della Repubblica con me si aprì: “Cercate di trovare una soluzione...”. Il suo atteggiamento venne additato come fosse quello di capo dell’opposizione. Credo che in realtà auspicasse non un ribaltone ma un cambio di presidente del Consiglio. Cosa che non condividevo.

GIORGIA MELONI - IGNAZIO LA RUSSA - SERGIO MATTARELLA

 

Forse fu questo che portò Fini a certe scelte che considerai sbagliate. Berlusconi è sempre stato per me un grande riferimento ma con Gianfranco non ho mai interrotto i rapporti. E penso che — nonostante i suoi errori — resti insieme a Tatarella la personalità senza la quale la destra moderna non sarebbe nata

IGNAZIO LA RUSSA VOTA ALLE ELEZIONI EUROPEE 2024ignazio la russa in senatoignazio la russa in sbatti il mostro in prima paginaignazio la russa 2 la russa malagò mattarella

Ultimi Dagoreport

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO