matteo salvini

SE SALVINI PRENDE MENO DEL 7% ALLE EUROPEE DOVRA’ LASCIARE LA SEGRETERIA DELLA LEGA! IL CAPITONE, IN GUERRA APERTA CON LA MELONI E ASSEDIATO DAI DISSIDENTI INTERNI, E’ COSTRETTO A RINCULARE E A CAMBIARE STRATEGIA – SPARGE DUBBI SULLA CANDIDATURA DEL GENERALE VANNACCI (“CI PENSO. SUI GAY ABBIAMO IDEE DIVERSE”), TENDE LA MANO A BOSSI E AI FRONDISTI DOPO LA LETTERA DI 21 ELETTI, RINNEGA IL PATTO CON RUSSIA UNITA DI PUTIN (ANCHE SE NON ANNUNCIA DI AVERLO DISDETTO) E MANDA ADDIRITTURA SEGNALI DI PACE ALLA MELONA RIVELANDO CHE LA PREMIER “OGNI TANTO LA SERA GIOCA A BURRACO CON LA MIA FIDANZATA FRANCESCA”- SALVINI GIURA DI VOLER RESISTERE ALLA GUIDA DEL PARTITO: “IO PENSO DI…”

Tommaso Ciriaco per la Repubblica - Estratti

 

 

MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI

La ritirata di Matteo Salvini è iniziata. Sparge dubbi sul generale Vannacci, che rischia di non entrare nelle liste leghiste per le Europee. Tende la mano ad Umberto Bossi e ai dissidenti interni, che adesso ammette di aver trascurato. Rinnega il patto con Russia Unita di Vladimir Putin (anche se non annuncia di averlo disdetto). Manda addirittura segnali di pace a Giorgia Meloni, dopo settimane di scontro, rivelando che la premier «ogni tanto la sera gioca a burraco con la mia fidanzata Francesca, stiamo costruendo un’amicizia fuori dalla politica».

 

Sono le condizioni di una resa politica, quella che il leader prova a scambiare con la propria sopravvivenza al vertice della Lega. Una strategia dettata da uno spettro, anzi da un numero che gira ai vertici del Carroccio in queste ore. È l’asticella che determinerà il futuro del vicepremier: il 7%. Se Salvini dovesse restare sotto quella soglia alle prossime Europee, allora i colonnelli interverranno: chiedendogli un passo indietro e imponendo un segretario di transizione che dovrebbe traghettare il partito fino al congresso d’autunno.

 

matteo salvini lettera sfogo ex amministratori e parlamentari lega

A mettere in fila i cedimenti del capo, si comprende la portata della svolta. Resa ancora più necessaria dal calendario parlamentare: tra oggi e domani la Camera voterà sulla mozione di sfiducia al vicepremier presentata dall’opposizione - su impulso del calendiano Matteo Richetti - dopo le dichiarazioni del segretario del Carroccio seguite alla morte del dissidente russo Navalny.

 

Palazzo Chigi ha già dato ordine di difendere Salvini (che tra l’altro oggi, salvo sorprese, diserterà l’Aula), ma ha ottenuto la pubblica scomunica del “partenariato paritario e confidenziale” siglato il 6 marzo 2017 tra via Bellerio e Russia Unita. “Come già ribadito – mette nero su bianco il Carroccio in una nota - i propositi di collaborazione puramente politica del 2017 tra la Lega e Russia Unita non hanno più valore dopo l’invasione dell’Ucraina. Di più. Anche negli anni precedenti non c’erano state iniziative comuni. La linea della Lega è confermata dai voti in Parlamento”. In realtà, quel patto – come riportava Repubblica già nel 2022 – prevede un tacito rinnovo in assenza di una esplicita comunicazione delle parti. «L’accordo – conferma Richetti - contiene una clausola automatica». Non si ha notizia ufficiale di una disdetta del protocollo, che sarebbe dunque stato rinnovato il 6 marzo del 2022, quando Putin aveva già invaso l’Ucraina.

Francesca Fagnani e Matteo Salvini - belve - phStefaniaCasellato

 

Ma non basta. La ritirata di Salvini è addirittura più radicale. Il leader torna a parlare di Bossi, «non lo sento da troppo – dice a Belve – e questa è una delle mie colpe». Un segnale rivolto al fondatore della Lega, che oggi guida i dissidenti del Comitato del Nord. Proprio il coordinatore di quel comitato è tra i firmatari di una missiva - siglata da ex parlamentari, attuali dirigenti e leghisti storici - nella quale si contesta la linea del segretario e la scelta di allearsi con forze estremiste come i neonazisti tedeschi dell’Afd e con chi “non ha la nostra naturale repulsione nei confronti di fasci e svastiche”. I promotori dell’appello, per lo più lombardi, contestano anche la scelta di candidare alle Europee “personaggi con forte marcatura nazionalista, totalmente estranei al nostro movimento” come il generale Roberto Vannacci.

MATTEO SALVINI

 

 

 

E anche su questo punto, a ben guardare, il vicepremier lascia intravedere una potenziale retromarcia. Francesca Fagnani gli chiede dell’opzione di schierare Vannacci e lui replica: «Ci stiamo ragionando». «Lei – insiste l’intervistatrice - lo direbbe mai che le persone omosessuali non sono normali?». «No, infatti ho detto che condivido le sue battaglie sulla libertà di pensiero, ma per me uno può essere omosessuale, eterosessuale, transessuale, bisessuale, polisessuale». E insomma, il tentativo di Salvini pare evidente: arretrare, tatticamente, per salvare la segreteria.

bossi salvini

 

Potrebbe non bastare, se dovesse scendere sotto l’asticella del 7%. A quel punto, i colonnelli chiederebbero un suo passo indietro, affidando la transizione al governatore del Friuli Venezia Giulia Max Fedriga. Ufficialmente, comunque, il vicepremier giura di voler resistere alla guida del partito: «Io penso di avere ancora tanto da dare. Poi persone in gamba ce ne sono, ma li lascio aspettare un attimo».

SALVINI - TAJANI - MELONI - SANTANCHE - MEME BY EMILIANO CARLI

 

(...)

MATTEO SALVINI. SALVINI PUTINSALVINI CON LA MAGLIA DI PUTINGIORGIA MELONI - MATTEO SALVINI - ECCE BOMBO - MEME BY EDOARDO BARALDI abbraccio tra matteo salvini e giorgia meloni alla camera 2matteo salvini toni da reFrancesca Fagnani e Matteo Salvini - belve - phStefaniaCasellato

 

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…