beppe grillo sergio mattarella matteo salvini giuseppe conte enrico letta mario draghi

SUL QUIRINALE DALLO STALLO ALLO SFASCIO E’ UN ATTIMO – LETTA SA CHE I NOMI ENTRATI NELLA TERNA DEL CENTRODESTRA SONO QUELLI DA BRUCIARE, COME LO SA CHI LI HA PROPOSTI. I VETI INCROCIATI DI SALVINI, CONTE E DI ALCUNI DEM BLOCCANO L’OPZIONE DRAGHI (CHE INVECE RIMANE PERCORRIBILE PER L'AREA DI MAIO) - IL PD E’ DIVISO: FRANCESCHINI, LOTTI, GUERINI PROPENDONO PER CASINI. ANDREA ORLANDO E LA SINISTRA PER GIULIANO AMATO – TUTTE LE STRADE RI-PORTANO A MATTARELLA: ALCUNI 5 STELLE FANNO SAPERE CHE SONO STATI LORO A VOTARLO PER DARE UN SEGNALE. E CI SONO PARLAMENTARI PD PRONTI A...

ANNALISA CUZZOCREA per la Stampa

 

SALVINI CASELLATI

A dimostrazione che tutto è ancora teatro, mentre Enrico Letta sta parlando ai cronisti - davanti al corridoio sospeso che collega i due palazzi della Camera - passa Giorgia Meloni e lui scandisce forte: «Quelli di centrodestra sono nomi sicuramente di qualità e li valuteremo senza spirito pregiudiziale». La leader di Fratelli d'Italia risponde mimando un applauso: «Bravo, bravo!».

 

E insomma, si è fermi alla commedia. Perché il segretario pd sa che i nomi entrati nella terna sono quelli da bruciare, come lo sa chi li ha proposti. E perché la sua mossa serve a sminare quella che per ripicca hanno fatto gli alleati 5 stelle: «Nessuna pregiudiziale sui nomi di centrodestra», hanno detto Paola Taverna e Giuseppe Conte ancor prima di ascoltarli, ancor prima di consultarsi.

 

Perché «se il Pd non ci segue quando abbiamo un problema, come quello con il premier - spiega un dirigente grillino - allora perché dovremmo seguirlo noi? Abbiamo detto che Draghi deve restare al governo, Letta non può continuare a lavorare per lui come se nulla fosse».

MATTARELLA TRASLOCO

 

C'è un pericolo, quando i bambini giocano a moscacieca. Che qualcuno perda davvero l'orientamento e finisca per farsi male. In questo caso, a essere bendato è l'intero Parlamento. O meglio, tutti e 1009 i grandi elettori (forse, ma solo forse, esclusi i leader) che non stanno capendo nulla del gioco di rimbalzi tra destra e sinistra e non a caso invocano sempre più forte, seppur nei capannelli a bassa voce, il ritorno di Sergio Mattarella. Non solo da Palermo. Alcuni 5 stelle fanno sapere che sono stati loro a votarlo, contraddicendo l'indicazione della scheda bianca, per dare un segnale. Ci sono parlamentari pd pronti a un appello. Letta, Conte, Speranza, Salvini, Tajani, Meloni pretendono sia tutto sotto controllo, ma così non è. La paura dello sfascio, ieri, era palpabile: soprattutto quando si è visto che nella terna del centrodestra non sono entrati né Maria Elisabetta Casellati né Franco Frattini (già silurato al mattino da un inedito asse Letta-Renzi, preoccupati da presunte posizioni filorusse nel momento della crisi in Ucraina). C'è stato, a un certo punto, il timore della spallata.

matteo salvini foto di bacco (9)

 

Perché Salvini e Meloni non dovrebbero provare davvero a eleggere una presidente di centrodestra come Casellati, magari aiutati da Italia Viva e da un drappello di 5 stelle preoccupati dal voto (e inconsapevoli del fatto che sarebbe a quel punto che il governo cadrebbe di certo)?

 

MATTARELLA TRASLOCO

Gli avvicinamenti ai peones M5S, da parte dei leghisti, ci sono già stati. E anche se ai leader sentiti ancora al telefono Salvini avrebbe fatto capire che non è lì che vuole davvero arrivare, entra in gioco la seconda domanda: davvero Letta e Conte possono fidarsi del segretario della Lega? Che ancora ieri criticava l'operato del ministero dell'Interno e chiedeva apertamente quanto meno un rimpasto di governo? «La partita ora è tra Draghi e Salvini», dice un ministro che - tra i pochi - crede ancora al trasferimento del presidente del Consiglio al Quirinale.

MATTARELLA

 

Con un ragionamento contorto: Draghi avrebbe chiarito nel primo colloquio avuto in questi giorni con il segretario leghista che le caselle che andrebbero al suo partito in caso si cambiasse governo sarebbero sempre le stesse. Adesso potrebbe aprire, non dargli gli Interni (il Pd non potrebbe accettare), ma aprire. Favorendo il distacco della Lega da Fratelli d'Italia. Ipotesi di scuola perché, appunto, sono quasi tutti bendati.

 

A questo portano i colloqui separati: a versioni dei fatti diverse e contrapposte che forse solo il vertice tra tutti i leader di oggi potrebbe superare (supposto si faccia davvero). A timori incontrollati che prendono le vie dei messaggi whatsApp nelle chat dem o in quelle grilline: «Lavorano su Casellati per fare Zanda presidente del Senato e spaccarci!». Oppure: «No, alla guida di Palazzo Madama andrebbe Renzi, emigriamo!». Quel che è certo è che dopo la riunione del pomeriggio tra Conte, Letta, Speranza e i rispettivi capigruppo, il presidente M5S e il capodelegazione al governo Patuanelli sono usciti dicendo a chiunque li fermasse: «Draghi non c'è più. La sua candidatura è saltata e questa è una nostra vittoria, così come lo è aver rimosso l'ostacolo Berlusconi».

 

matteo salvini foto di bacco

Un'altra cosa certa è che - con l'orologio fermo a ieri sera - i capicorrente del Pd, piuttosto che veder rispuntare Draghi dopo uno scontro in aula alla quarta votazione su Casellati o chicchessia, preferirebbero che Letta lavorasse a soluzioni alternative: Franceschini, Lotti, Guerini propendono per Pier Ferdinando Casini. Andrea Orlando e la sinistra per Giuliano Amato, temendo nella prima opzione un'operazione centrista che non si esaurisca nel voto per il Colle. Dice Matteo Orfini, minoritario con i giovani turchi, ma tra i primi a invocare il ritorno di Mattarella: «Dal principio penso questo: si deve consumare questa cosa di Draghi.

 

Poi si apre una partita vera nella quale dovrà entrare anche il premier, che va coinvolto nella decisione per il prossimo capo dello Stato in modo che il quadro sia il più saldo possibile». Non ripete la parola Mattarella, ma ci siamo capiti. Eppure tutta l'ala del Movimento che fa capo a Di Maio rimane convinta che alla fine, in un modo o nell'altro, al premier si arriverà.

 

GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA

Il ministro degli Esteri lo ha detto in videocall a Conte, Todde, Patuanelli, Taverna , Gubitosa, Ricciardi. E loro gli hanno spiegato, tutti: «Luigi, non c'è nessun veto, ma se lì si dovesse arrivare dopo uno scontro, sappi che noi non avalleremmo l'entrata in un nuovo governo». Hanno detto che deciderà il blog, certo, ma agli iscritti saranno spiegate esclusivamente le ragioni per non entrare. Non basta a convincere il capo della Farnesina. Spiega uno dei deputati a lui più vicini, incaricato di fare i primi sondaggi: «Anche se il Movimento si mettesse contro, 170-180 voti andrebbero su Draghi. Perché altrimenti la maggioranza si spacca e il governo cade.

SERGIO MATTARELLA IN VERSIONE UMARELL

 

A quel punto, se noi diciamo che non entriamo nel governo, il Pd fa lo stesso e la pressione dei parlamentari sarà talmente forte che dovremo invece entrarci tutti. Come quando Draghi fu chiamato da Mattarella». Stesso schema, quindi, con il premier che parla con Grillo e con Fico, capace quindi di sedurre ancora un pezzo di 5 stelle. Solo che stavolta a essere ostili non sono solo loro. E la storia potrebbe, d'improvviso, cambiare.

DRAGHI DI MAIODRAGHI DI MAIO 19

Ultimi Dagoreport

elly schlein dario franceschini roberto speranza onorato renzi orlando

DAGOREPORT - ELLY SARÀ ANCHE LA "SEGRETARIA DI TUTTI", COME HA DETTO A MONTEPULCIANO, MA NON INTENDE ASCOLTARE NESSUNO - IL "CORRENTONE" DI FRANCESCHINI-SPERANZA-ORLANDO SI E' ROTTO IL CAZZO DEL "QUI, COMANDO IO!" DELLA DUCETTA DEL NAZARENO: CARA SCHLEIN, HAI UN MESE DI TEMPO PER CAMBIARE MUSICA, CONDIVIDENDO CON NOI LA LINEA DEL PARTITO, O ANDIAMO ALLA GUERRA - IN BALLO C'È SOPRATTUTTO LA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI 2027, CHE LA SIGNORINA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA VUOLE RIEMPIRE DI CANDIDATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, LASCIANDO A TERRA DINOSAURI E CACICCHI D'ANTAN - ANCHE L'ALTRA FRONDA, QUELLA DEI RIFORMISTI GUIDATI DA GUERINI, GORI, SENSI ECC., E' SUL PIEDE DI GUERRA - MENTRE IL NASCENTE PARTITO DI CENTRO, FORMATO DAI CIVICI DI ONORATO-BETTINI E DAI CATTOLICI DI RUFFINI-PRODI, TEME L'ABILITA' MANOVRIERA DI RENZI – LA PROTERVIA DI ELLY, CON L'ASSEMBLEA DEL 14 DICEMBRE PER OTTENERE I "PIENI POTERI", RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA UN CENTROSINISTRA UNITARIO... 

federica mogherini stefano sannino putin travaglio belpietro

DAGOREPORT – POSSIBILE CHE FEDERICA MOGHERINI E STEFANO SANNINO, SPECCHIATI ESPONENTI ITALIANI A BRUXELLES, SIANO DIVENTATI DI COLPO DUE MASCALZONI DA ARRESTARE PER "FRODE IN APPALTI PUBBLICI"? - VALE LA PENA SOTTOLINEARE LE PAROLE DELL'EURODEPUTATO DEL PD, DARIO NARDELLA: “NON VORREI CHE SI TRASFORMASSE IN UN FUOCO DI PAGLIA CON L'UNICO EFFETTO DI DANNEGGIARE ANCORA UNA VOLTA L'IMMAGINE DELL'ITALIA” - DEL RESTO, A CHI GIOVA SPUTTANARE L'EUROPA, IN UN MOMENTO IN CUI SI ERGE COME UNICO ARGINE ALLA RESA DELL’UCRAINA CHE STANNO APPARECCHIANDO TRUMP & PUTIN? - A GODERE SONO INFATTI "MAD VLAD" E I SUOI TROMBETTIERI, CHE HANNO ASSOCIATO LO “SCANDALO DI BRUXELLES'' AI CESSI D’ORO DI KIEV DELL'AMICO DI ZELENSKY - BASTA GUARDARE COSA SCRIVONO OGGI BELPIETRO SU "LA VERITA'" (''UE CORROTTA COME L'UCRAINA. FERMATA LA BIONDINA DEL PD") E TRAVAGLIO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" ("BASSI RAPPRESENTATI... CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE")...

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO