SORPRESA, L’EUROPA DEI “PORCELLINI” È ANCORA VIVA! – IL COMPROMESSO RAGGIUNTO AL CONSIGLIO EUROPEO, CHE PREVEDE UN PRESTITO DI 90 MILIARDI DI EURO A KIEV, NON È LA MIGLIORE DELLE SOLUZIONI MA RAPPRESENTA UN MESSAGGIO CHIARO A PUTIN – L’AMBASCIATORE STEFANINI: “L’EUROPA ESCE A TESTA ALTA PER QUATTRO MOTIVI: PERMETTE ALL’UCRAINA DI TIRARE IL FIATO; NON SI SPACCA; CONTRASTA MOSCA SENZA PRESTARE IL FIANCO A CONTROFFENSIVE LEGALI SULL’UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI; SI RIAPPROPRIA DI UN RUOLO NEL NEGOZIATO AMERICANO-RUSSO SULL’UCRAINA E SULLA SICUREZZA EUROPEA. IL FINANZIAMENTO UE È ESSENZIALE PER ZELENSKY PER NEGOZIARE SENZA L’ACQUA ALLA GOLA. PUTIN DEVE PRENDERE ATTO CHE I ‘PORCELLINI’ EUROPEI SONO IN GRADO DI COSTRUIRE PER L’UCRAINA UNA CASA DI MATTONI, NON DI PAGLIA…”
Articolo di Stefano Stefanini per www.lastampa.it
volodymyr zelensky antonio costa
Con il prestito di 90 miliardi di euro a Kiev, l’Europa esce assonnata ma a testa alta da un cruciale Consiglio europeo. Per quattro motivi: permette all’Ucraina di tirare il fiato; non si spacca; contrasta Mosca senza prestare il fianco a controffensive legali; si riappropria di un ruolo nel negoziato americano-russo sull’Ucraina e sulla sicurezza europea.
Da febbraio Washington cerca di cortocircuitare gli europei. Gli europei sono intervenuti ma con poche leve in mano. Adesso ne hanno una potente: i soldi. Senza l’alea giuridico-finanziaria dell’utilizzo dei fondi russi depositati in Europa.
emmanuel macron donald tusk giorgia meloni consiglio europeo
La decisione è arrivata nel cuor della notte: l’Ucraina riceverà dall’Unione europea un prestito a tasso zero di 90 miliardi di euro per il prossimo biennio 2026-27. I fondi saranno raccolti sui mercati finanziari internazionali con la garanzia del bilancio Ue – stessa operazione effettuata col Next Generation EU (NGEU) [...]
Non è la bonanza dei 210 miliardi di fondi russi depositati nell’Ue ma tiene fuori da una palude di contenzioso giuridico e di potenziali rappresaglie l’Ue e i Paesi che detengono i fondi.
Certo, sarebbe stato un atto di suprema giustizia – e ironia - utilizzarli a riparazione dell’aggressione russa all’Ucraina ma giustizia e diritto non viaggiano sempre di conserva. Anche per Volodymir Zelensky meglio la sicurezza di 90 miliardi di eurobond che le sabbia mobili di 210 di fondi russi.
DONALD TRUMP ALLA CASA BIANCA MOSTRA LA SUA FOTO CON VLADIMIR PUTIN - FOTO LAPRESSE
Il finanziamento Ue è essenziale per l’Ucraina non per continuare la guerra per due anni, ma per negoziarne la fine senza l’acqua alla gola. Era quanto sperava Vladimir Putin. Adesso deve prendere atto che i “porcellini” europei sono in grado di costruire per l’Ucraina una casa di mattoni, non di paglia o di legno.
[...] Finora, a sangue e sudore, ha conquistato qualche villaggio e qualche postazione ma non ha sfondato la “cintura di fortezze”. I negoziatori americani che cercavano di convincere gli ucraini a cederla alla Russia senza colpo ferire da parte di Mosca devono ripensarci. La distanza fra guerra e pace non si percorre con un contratto di compravendita immobiliare.
Nella notte di Bruxelles i leader europei hanno dimostrato a Donald Trump di essere capaci non solo di riunirsi – l’hanno fatto a lungo, ci sono abituati, ma se non altro il Presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha onorato la promessa di far tutto “in un giorno” – ma anche di agire. Il Presidente americano rimarrà deluso.
La differenza è che nelle decadenti democrazie europee non si agisce per ordini esecutivi – Trump ne ha firmati 221 in meno di un anno più dell’intero primo mandato – ma attraverso un processo decisionale che rispetta gli equilibri istituzionali e, in questo caso, anche nazionali.
Il Consiglio poteva forse decidere a maggioranza “qualificata” di utilizzare i fondi russi. Ma a prezzo di dilaniarsi. Non se lo può permettere nella partita geopolitica che sta giocando – nel su stesso interno, con i tre Paesi (Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca) che si sono chiamati fuori dal debito comune di 90 miliardi, oltre che sui campi insanguinati del Donbas, a Mosca e a Washington.
La scelta di ieri notte non è perfetta. Lascia qualche muso lungo fra i sostenitori dell’uso dei fondi russi, come il Cancelliere tedesco Friedrich Merz e la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen – doveva preparare meglio il terreno? – ma è la scelta giusta.
volodymyr zelensky e giorgia meloni a berlino
volodymyr zelensky friedrich merz 3 foto lapresse
giorgia meloni al consiglio europeo
vladimir putin donald trump anchorage, alaska. foto lapresse

