giorgia meloni antonio tajani andrea de bertoldi gianfranco micciche

TAJANI SI STA ALLARGANDO UN PO’ TROPPO – PER LA PRIMA VOLTA FORZA ITALIA POTREBBE “ACQUISTARE” UN MEMBRO DI FRATELLI D’ITALIA, IL DEPUTATO TRENTINO ANDREA DE BERTOLDI. LA TRATTATIVA È BEN AVVIATA, MA LA MELONI È IRRITATISSIMA PER LO SGARBO. LA VIA D’USCITA? UN TRANSITO NEL GRUPPO MISTO – PER UN PESO MINIMO CHE ARRIVA, UNO MASSIMO CHE SE NE VA: GIANFRANCO MICCICHÈ. IL RAS SICILIANO SFANCULA IL VICEPREMIER E DICE ADDIO A FI: "NON È IL PARTITO DI BERLUSCONI, È ANONIMA E TOTALMENTE SUCCUBE DEGLI ALLEATI. MELONI STA FACENDO REPRESSIONE..."

1. FORZA ITALIA FA CAMPAGNA ACQUISTI FRA I PARTITI ALLEATI E AGITA IL CENTRODESTRA. MA MICCICHÉ È AI SALUTI

Estratto dell’articolo di Lorenzo De Cicco per “la Repubblica”

 

antonio tajani e giorgia meloni al senato

La pulce nell’orecchio è arrivata pure a qualche parlamentare di FdI. E la notizia è stata accolta con una punta di irritazione, per dirla con un eufemismo […]: «Vediamo che succede, ma non erano questi i patti».

 

Forza Italia prepara le manovre di settembre. Antonio Tajani, dopo il sorpasso sulla Lega e i pranzi coi Berlusconi, ha deciso di giocare più all’attacco. […] dalla giustizia all’autonomia, FI sta provando a […] dettare l’agenda di governo […].

 

Un pezzo di questa strategia è l’allargamento delle truppe parlamentari […]. […] La novità, che un po’ agita la vigilia di ferragosto tra soci di maggioranza, è che i post-berlusconiani […] stanno discutendo del possibile ingresso di parlamentari oggi iscritti nei partiti alleati. Diverse fonti di FI confermano che due meloniani si sono avvicinati. E con uno in particolare, Andrea De Bertoldi, deputato trentino, la trattativa sarebbe ben avviata, tanto che ha ragionato dell’ipotesi di trasloco con un paio di big forzisti.

 

ANDREA DE BERTOLDI

Ora si aspetta il via libera di Tajani. Che sta soppesando la mossa, anche perché finora in maggioranza erano stati evitati i cambi di casacca dentro la coalizione. Niente dispetti. Non a caso prima della sosta l’unico ingresso in FI è stato quello di un ex 5S, il senatore Antonio Trevisi, premiato con un incarico sull’energia che ha indispettito Licia Ronzulli.

 

De Bertoldi però […] è inquieto. I rapporti con via della Scrofa sono tesi. Anche negli enti locali, in città di primissimo piano, FI tratta con pezzi grossi della fiamma e un paio di operazioni […] potrebbero essere scongelate per settembre. Un’idea che circola tra i forzisti, per evitare strappi con Meloni, è quella di far transitare i quasi ex FdI al gruppo misto.  […]

 

[…] Tajani però rischia un addio di peso. Micciché, tra i fondatori di FI, l’autore del 61 a 0 negli uninominali del 2001, avrebbe rivelato ai fedelissimi di essere pronto a uscire dal partito. L’ex ministro di Berlusconi, oggi deputato regionale, potrebbe ritrovarsi con l’ex governatore Raffaele Lombardo. Una spina per gli azzurri, che in Sicilia hanno ancora il 20%.

GIORGIA MELONI - ANTONIO TAJANI - PATRIZIA SCURTI

 

MICCICHÉ DICE ADDIO A FORZA ITALIA: “BERLUSCONI NON SI RICONOSCEREBBE PIÙ IN QUESTO PARTITO”

Estratto dell’articolo di Emanuele Lauria per www.repubblica.it

 

Trent’anni in Forza Italia. Adesso Gianfranco Micciché, uno dei pionieri del partito di Berlusconi, decide di lasciare. Perché?

“Facciamo un salto indietro, proprio al 1994, a quell’idea del Cavaliere di riunire attorno a un unico progetto le forze liberali, laiche, socialiste, riformiste. Berlusconi nel giro di pochissimi mesi aprì alla destra, con la proposta di votare Fini come sindaco di Roma. Fini prese un impegno che allora mantenne: provare a costruire una destra che si liberasse dalla nostalgia del fascismo, liberale e moderna. Lui, Tatarella, Fisichella, ebbero il coraggio di fare quel passo. Cancellato dalla destra di oggi”

 

gianfranco micciche

[…] E oggi?

“Oggi, all’interno della coalizione di centrodestra, non si può più neppure parlare di diritti civili. Vietato. Quella di Meloni è una destra che sta rimuovendo i valori del congresso di Fiuggi. Sta facendo repressione. E’ ovvio che la maggior parte degli esponenti di Forza Italia che hanno una concezione riformista e liberale della vita stia male”.

 

Parla così anche perché in Sicilia non ha il potere che aveva fino a due anni fa.

“Vuole sapere se hanno provato a isolarmi? Ci hanno tentato e ci sono pure riusciti. […] Ci troviamo di fronte a una gestione del partito fondata sulle epurazioni. E sull’accondiscendenza alla segreteria nazionale: vede, io sono juventino ma quando avevo trent’anni andavo allo stadio con Berlusconi e per farlo contento esultavo per finta ai gol di Van Basten. Ora non lo farei più, non devo compiacere nessuno, ho percorso la mia carriera. Schifani non ha più trent’anni però si comporta allo stesso modo. E lo fa con Tajani…”.

Gianfranco Micciche a villa zito a palermo

 

Episodio ameno. Ma la politica?

“Secondo lei non è politico il fatto che un presidente della Regione non abbia il coraggio di dire no all’Autonomia differenziata, che sarebbe una rovina per il Sud, solo per non dare un dispiacere a Meloni e Salvini?”.

 

Quindi va via.

Gianfranco Micciche

“Beh, Berlusconi non avrebbe mai permesso quello che sta accadendo. Io sto dando un segnale: questa FI non è quella di Berlusconi, è anonima e totalmente succube degli alleati di governo. Ma lei li ricorda i nomi dei ministri di Forza Italia? Si conosce solo Tajani, basta questo per dire che c’è qualcosa che non va. Le scelte le fanno gli altri”.

 

[…] Pesa di più, nel suo percorso, il ricordo del trionfale 61 a 0 del 2001 o il “tradimento” del 2012, quando si mise in proprio e fece perdere il centrodestra?

andrea de bertoldi foto di bacco

“Ma quale tradimento: quando creai un mio partito lo feci con l’assenso di Berlusconi, che voleva una Lega del Sud come contraltare a quella di Bossi e Maroni. Andai contro l’allora candidato Musumeci, che perse. Peccato non averlo fatto pure cinque anni dopo, quando invece vinse. Quanto al 61 a 0, fu ottenuto perché Berlusconi fu capace di fare un passo indietro, nei collegi, e accontentare gli alleati. Una generosità che oggi manca a chi gestisce la coalizione”.

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