chiara appendino

APPENDINO LA FASCIA AL CHIODO – L’ANNUNCIO DELLA SINDACA DI TORINO DI NON RICANDIDARSI APRE UNO SPIRAGLIO ALL’ALLEANZA PD-M5S ALLE AMMINISTRATIVE DEL PROSSIMO ANNO – IL CORO DI APPROVAZIONE DEI VERTICI GOVERNISTI DEL MOVIMENTO E IL SILENZIO DI "DIBBA": ORA POTREBBE ASSUMERE UN RUOLO NAZIONALE NEL NUOVO ORGANISMO COLLEGIALE DEI GRILLINI…

 

1 - APPENDINO NON SI RICANDIDA E APRE LA STRADA AL PATTO PD-M5S

Andrea Rossi per “la Stampa”

 

chiara appendino non si ricandida 4

Una decisione «sofferta e personale». Ma destinata a seminare conseguenze ben oltre la cinta daziaria di Torino. Chiara Appendino annuncia che non si ricandiderà alla guida della città. Lo fa con gli occhi lucidi davanti ai consiglieri del Movimento 5 Stelle che in questi anni l' hanno a fasi alterne supportata e messa in croce.

 

Lo fa - e politicamente è una coincidenza rilevante - mentre a Roma si è di fatto aperta la trattativa tra Pd e Movimento 5 Stelle sulle grandi città al voto la prossima primavera, e mentre Nicola Zingaretti è alle prese con il rebus della Capitale, stretto tra il probabile passo in avanti di Carlo Calenda e quel passo indietro che Virginia Raggi rifiuta di fare rendendo impossibile ogni dialogo.

chiara appendino luigi di maio

 

Appendino - che a differenza della sua collega ha un rapporto granitico con il gruppo di potere che ruota intorno a Luigi Di Maio, con il quale si muove in perfetta sintonia - lancia invece un messaggio di tutt' altro segno: si fa da parte e così facendo toglie la sua figura ingombrante e rende più difficile il gioco dei veti incrociati.

 

chiara appendino luigi di maio 4

Il coro di approvazione che arriva dal Movimento - Di Maio, ma anche Crimi, vari ministri, i capigruppo, Beppe Grillo - e il silenzio dell' ala che fa capo ad Alessandro Di Battista sono più di un segnale: questa rinuncia è destinata a pesare nel braccio di ferro che potrebbe opporre i vertici Cinquestelle a Virginia Raggi. La sindaca di Torino ha deciso da sola, senza forzature.

 

CHIARA APPENDINO E SERGIO CHIAMPARINO

«Ragioni personali», ha spiegato pubblicamente dopo averlo comunicato ai suoi. In particolare la condanna a sei mesi arrivata due settimane fa per falso in atto pubblico: «Anche se di lieve entità, una condanna resta tale. E in politica, prima di ogni cosa, bisogna essere coerenti con i propri principi. Per me significa rispettare le regole con cui mi sono candidata nel 2016».

RAGGI APPENDINO

 

Cinque anni fa aveva esordito annunciando che avrebbe governato solo per una consiliatura. Nel frattempo le regole del Movimento sono cambiate e il suo peso è aumentato considerevolmente. Dopo la sentenze si è autosospesa: un modo per togliere i vertici dall' imbarazzo. Avrebbe potuto comunque ricandidarsi come indipendente sostenuta dal Movimento: gliel' avevano chiesto. Avrebbe anche potuto non congelare la sua posizione. Insomma, aveva carta bianca.

 

chiara appendino non si ricandida

Ha scelto lei. L' aveva già fatto da diverso tempo, ma ultimamente a più riprese ha tentennato, sospesa tra l' antico proposito, la volontà di portare a termine un lavoro i cui effetti ritiene si comincino a vedere solo ora e il consenso che nonostante tutto riscuote tra i ceti più popolari della città.

 

Finito il mandato, a giugno, la condanna non sarà più un ostacolo, se il prossimo approdo è il direttivo che guiderà il Movimento verso le prossime elezioni politiche. «Continuerò a fare politica, ma il mio passo di lato non significa che sia in cerca di una poltrona o che ce ne sia una pronta per me».

 

Ora no, ma uscita per l' ultima volta da Palazzo Civico è facile che le cose vadano diversamente. Come è facile che da oggi in poi la voce di Appendino si farà sentire più spesso anche nelle dinamiche nazionali. È evidente che la sua rinuncia elimina un ostacolo alla trattativa tra Pd e Cinquestelle sulle prossime comunali, a Torino e non solo.

 

CHIARA APPENDINO LUIGI DI MAIO NO TAV

Lo conferma lei stessa parlando di Torino: «È ora che ognuno metta da parte interessi di bottega e i personalismi. Si è sempre parlato di me, forse era anche facile che ci fossi sempre io al centro. Ora l' oggetto della discussione deve essere la città e il suo futuro; sono certa che le forze politiche avranno la stessa responsabilità».

 

Difficile non leggerlo come un messaggio rivolto a un Pd che di fare accordi con lei non vuole saperne. Ma se il Pd torinese saluta l' uscita di scena della sindaca come una liberazione - e porta avanti il suo disegno che prevede primarie di coalizione interne al centrosinistra - a Roma la mossa di Appendino sortisce altri effetti.

alessandro di battista chiara appendino 1

 

Per il Campidoglio il Pd fatica a trovare un nome di spessore, per cui potrebbe convergere su Carlo Calenda mentre a Torino sono i Cinquestelle a essere rimasti senza un nome forte, pronti a lasciare la scelta ai dem, meglio se cadrà su una figura della società civile non ostile, anche in ottica ballottaggio.

 

Il nome che molti sondano ma che non mette tutti d' accordo - anzi - è quello del rettore del Politecnico Guido Saracco. Un' altra opzione rimanda al consigliere regionale Mauro Salizzoni, ex chirurgo con alle spalle 5 mila trapianti, uomo di sinistra che gode di stima profonda e trasversale. «Lasciamo prima che si posi la polvere», predica calma il vice segretario Andrea Orlando. Un modo per lasciare intendere che la trattativa è solo all' inizio.

Chiara Appendino Francesco Profumo

 

2 - «NIENTE BIS, FACCIO UN PASSO DI LATO» APPENDINO, I PERCHÉ DI UNA SCELTA

Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”

 

Chiara Appendino è stata una sindaca normale. E l' aggettivo si intende comprensivo anche dell' ordinaria amministrazione, sempre e comunque garantita da una macchina comunale che funziona quasi per riflesso condizionato, con pochi uguali nel resto d' Italia.

 

MARCO TRAVAGLIO E CHIARA APPENDINO

Ma la Torino di oggi è da troppo tempo preda di una crisi di identità profonda, spaventata dalla perdita di peso politico ed economico, con una sensazione perenne di essere a metà del guado, non più capitale industriale e non ancora centro di nuove vocazioni e talenti.

 

Alla giovane donna che nel giugno del 2016 conquistò a sorpresa Palazzo di Città è mancata una visione, l' idea di una direzione da indicare a una città ancora animata da un forte senso civico, da sempre abituata a porsi domande su sé stessa, a sentirsi con orgoglio parte di un sentire comune che certo non può essere definito soltanto dall' appartenenza calcistica. In un posto così fiero dalla sua storia antica e moderna, e così spaventato dalla subalternità all' eterna rivale Milano, pensare in piccolo, lambendo la decrescita più o meno felice tanto apprezzata dal suo mentore Beppe Grillo, è stato fin da subito come mettere una mina alle fondamenta della sindacatura.

minacce di morte a chiara appendino

 

L' annuncio di ieri non è certo una sorpresa. «Una questione di coerenza» ha detto durante la conferenza stampa in municipio. Nel settembre del 2016, una delle sue prime interviste era stata piacevolmente interrotta dall' ingresso in ufficio della baby-sitter che le portava in visita la sua primogenita, che all' epoca aveva appena nove mesi. «Le chiacchiere sul mio futuro non avranno mai senso» aveva detto allora. «Non mi ricandiderò mai. Cinque anni e basta. Poi Sara avrà un fratellino e un' altra sorellina, come minimo».

 

Non c' è mai stato motivo per dubitare di un proposito che adesso verrà ammantato di ragioni politiche e giudiziarie, data la recente condanna in primo grado a sei mesi per falso ideologico, ma poggia anche su concrete motivazioni personali. L' immagine da Mulino bianco porta fuori strada.

 

CHIARA APPENDINO LAURA CASTELLI

Perché con il tempo, l' ex studentessa della Bocconi ha preso gusto alla politica, non solo locale. A un certo punto ci aveva anche ripensato. Per due ragioni. La prima è l' orgoglio. Se all' interno del M5S e anche di una certa percezione pubblica Appendino ha sempre goduto del vantaggio di sembrare appunto più «normale» di Virginia Raggi, la luna di miele con la città è stata breve.

 

RAGGI E APPENDINO IN CAMPIDOGLIO

«È stato un percorso in salita fin da subito» ha riconosciuto ieri. A lei sono state addebitate molte delle umiliazioni che Torino ha subito di recente, prima tra tutte l' esclusione dalle Olimpiadi invernali, e poi la perdita del Salone dell' auto e delle grandi mostre dirottate su Milano. Prima che arrivasse la grande livella del coronavirus, la sua popolarità era tale da sconsigliarle qualunque proposito di ricandidatura. La sindaca e una maggioranza bizzosa dalla quale mai si è voluta affrancare, hanno le loro colpe.

CHIARA APPENDINO PASQUARETTA GIORDANA

 

Ma la sindrome da declino che pesa sulla città dovrebbe interrogare anche il corpaccione di una società civile e di una classe dirigente cittadine sempre più piatte, ancorché pretenziose come d' abitudine. «Si è parlato anche troppo di me, forse perché faceva comodo a qualcuno. Adesso le forze politiche dovranno mettere da parte i personalismi e gli interessi di bottega per parlare davvero del futuro della città».

 

La seconda ragione per cui Chiara Appendino ha considerato l' idea di ricandidarsi era l' attuale congiuntura politica. Una donna di sinistra, filo governista da sempre, in buoni rapporti con Sergio Chiamparino, che ancora conta, abile nel bilanciamento tra Davide Casaleggio, che la vede di buon occhio, e Luigi Di Maio, del quale è stata una fedelissima.

 

CHIARA APPENDINO CON IL MARITO MARCO LAVATELLI 1

Nella sua ristretta cerchia, comprensiva di molti pezzi del vecchio sistema-Torino contro il quale si batteva da consigliera comunale, la ritenevano una candidata se non ideale, almeno accettabile per l' alleanza Pd-M5S, con buona pace dei democratici locali. «Con i se e i ma non si ragiona...». Condanna giudiziaria a parte, non è detto che il futuro sarà nel direttorio o come si chiamerà l' organo di governo collegiale dei 5 Stelle, anche se l' uscita di scena è stata celebrata con enfasi dai vertici. «Una donna con la schiena dritta», ha detto proprio Di Maio. Ma ci sono troppe variabili oggi nel Movimento, e forse poca voglia sua di mettere le mani in un vespaio. «Non è che ogni volta che si fa un passo di lato significa che c' è un' altra poltrona pronta».

 

CHIARA APPENDINO JUVENTUS

Il futuro di Torino invece sarà nel segno del laboratorio politico dell' attuale alleanza di governo. Appendino apprezza l' ipotesi della candidatura civica di Guido Saracco, il rettore del Politecnico che invece al di là dell' ufficialità non entusiasma il Pd locale. Ci sarà tempo per parlarne. Esce di scena la sindaca che appena qualche anno fa fu il fiore all' occhiello del M5S. Non ci sarà il bis, come a Livorno e probabilmente anche a Roma. I teorici del se li conosci li eviti, avranno un altro argomento a loro favore. La verità è che con Chiara Appendino poteva andare meglio. Ma sbaglia chi sostiene che non poteva andare peggio.

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