
“VIVIAMO TEMPI PERICOLOSI, L’UE DEVE ESSERE PRONTA A DIFENDERSI ANCHE DA SOLA” – DOPO I CYBERATTACCHI A 4 SCALI EUROPEI E I CACCIA RUSSI CHE INVADONO I CIELI DELL’ESTONIA, CON TRUMP CHE PIANIFICA DI TAGLIARE I FONDI MILITARI PER GLI ALLEATI EUROPEI, URSULA VON DER LEYEN PROMETTE UNA UE ARMATA FINO AI DENTI: “PROTEGGEREMO OGNI CENTIMETRO DELL'UNIONE EUROPEA. L’EUROPA DEVE ESSERE PIÙ AUTOSUFFICIENTE E INDIPENDENTE IN FATTO DI SICUREZZA. PER QUESTO ABBIAMO AVVIATO UN PROGRAMMA PER MOBILIZZARE FINO A 800 MILIARDI DI EURO PER L’INDUSTRIA DELLA DIFESA” – MA DI ESERCITO EUROPEO NON SE NE PARLA – E POI QUELLA PRUGNA SECCA DI URSULA DIFENDE L’ACCORDO SUI DAZI CON TRUMP, PARLA DI GUERRA IBRIDA E DEL SUO AEREO VITTIMA DELLA GUERRA ELETTRONICA DI MOSCA…
Lena (The Leading European Newspaper Alliance), l’alleanza di giornali formata da Repubblica, Le Soir, Le Figaro, El País, Welt, Tages Anzeiger, Tribune de Genève e Gazeta Wyborcza, ha presentato queste domande alla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen in occasione dei dieci anni della nascita dell’associazione – Intervista pubblicata da la Repubblica
Stiamo andando verso la Terza guerra mondiale?
«No, ma viviamo in tempi molto pericolosi. Farò tutto quello che è in mio potere per mantenere la pace e la libertà in Europa. È proprio per questo che stiamo rafforzando le nostre capacità di difesa con così tanta determinazione. In un mondo sempre più ostile, dobbiamo fare tutto il possibile per salvaguardare la democrazia, la prosperità e la pace».
L’Ue vuole svolgere un ruolo più incisivo nel campo della difesa, ma praticamente tutte le competenze in questo settore spettano agli Stati membri (e alla Nato): secondo lei quale sarà il ruolo dell’Ue in futuro? Diventerà una vera e propria Unione della difesa?
«L’Unione europea è responsabile del mercato unico per le sue industrie, per la ricerca e innovazione e per le Pmi, tra cui rientra anche la base industriale della difesa. Noi ci assumiamo le nostre responsabilità per proteggere l’Unione.
Dobbiamo fare i conti con la realtà: il mondo è profondamente cambiato e bisogna prepararsi a raccogliere le sfide che ci porrà. Questo significa dimostrare a noi stessi, ai nostri alleati e ai nostri avversari che l’Europa intende difendersi ed è in grado di farlo.
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Abbiamo assistito a una mancanza di coinvolgimento dell’esercito statunitense nella risposta della Nato all’attacco con droni della Russia contro la Polonia. È l’ennesima prova del fatto che in futuro, se si presenteranno crisi di questo tipo, potremo contare solo sulle forze europee all’interno della Nato? Oppure su forze europee al di fuori delle strutture della Nato?
«Gli incidenti, in particolare quello che si è verificato in Polonia, sono estremamente significativi. Se è vero che la Nato deve rimanere il fulcro della nostra difesa collettiva, è anche vero che abbiamo bisogno di un pilastro europeo molto più forte.
L’Europa deve essere più autosufficiente e indipendente in fatto di sicurezza. Per questo abbiamo avviato il programma “Prontezza per il 2030”, con il quale intendiamo colmare le carenze di capacità, accelerare le procedure e mobilizzare fino a 800 miliardi di euro per l’industria della difesa. Proteggeremo ogni centimetro dell’Unione europea».
Quando ci sarà un vero esercito europeo?
«A scanso di equivoci: agli Stati membri spetterà sempre la competenza delle proprie truppe, dalla dottrina al dispiegamento, ad esempio, e della definizione del fabbisogno delle loro forze armate. Non dobbiamo dimenticare che 30 dei 32 paesi della Nato sono europei. Perciò, rafforzando il pilastro europeo della Nato, potenziamo anche le capacità militari dell’Europa e la sua capacità di difendersi».
Sembra che il suo aereo sia stato vittima della guerra elettronica di Mosca. Quali rischi corriamo?
«L’interferenza con i sistemi Gps è diventato un problema quotidiano in molte regioni confinanti con la Russia. Il traffico marittimo nel Mar Baltico è costantemente interessato da perturbazioni, con un aumento del rischio di collisioni. Lo stesso vale per il traffico aereo sul Mar Nero. La Russia sembra essere disposta ad accettare che prima o poi ci saranno incidenti mortali. È una questione che prendiamo molto sul serio, come del resto tutti gli attacchi ibridi e informatici della Russia all’Unione, perché questi attacchi mostrano chiaramente che le ambizioni della Russia non si fermano all’Ucraina. L’unico percorso dell’Europa verso la sicurezza e la stabilità passa da una deterrenza forte e credibile».
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Trump ha chiesto all’Ue di imporre dazi del 100% all’India e alla Cina. Come dovrebbe rispondere l’Ue?
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«L’Ue deciderà in autonomia. La richiesta nasceva dall’interesse del Presidente ad aumentare la pressione sulla Russia perché ponesse fine all’aggressione nei confronti dell’Ucraina e per indurla a sedersi al tavolo dei negoziati.
Per questo ho appena proposto il 19º pacchetto di sanzioni sostanziali e di ampia portata. Naturalmente continueremo a coordinare i nostri sforzi su entrambe le sponde dell’Atlantico e all’interno del G7 e accogliamo con favore gli sforzi compiuti dagli Stati Uniti per porre fine alla guerra in Ucraina.
Sappiamo anche che, in questo contesto geopolitico sempre più complesso, dobbiamo rafforzare i partenariati radicati nell’interesse comune. Pensi alle nostre relazioni con l’India. Man mano che il paese assume un ruolo sempre più importante in termini di sicurezza nella regione indo-pacifica, una più stretta cooperazione Ue-India è più che mai essenziale.
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Per questo abbiamo annunciato una nuova agenda strategica Ue-India, che individua, tra le priorità, il rafforzamento della difesa e della sicurezza reciproche. Intendiamo concludere un nuovo accordo di libero scambio entro la fine del 2025, a vantaggio delle imprese europee e indiane. Accordi come questo rafforzano la nostra posizione geopolitica e ci mettono nelle condizioni di conseguire i nostri obiettivi».
Perché ha accettato i dazi imposti da Trump senza reciprocità e senza imporre alcun dazio sui prodotti americani importati in Europa? Non trova di essersi lasciata “strattonare” troppo facilmente senza “opporre resistenza”? In che modo intende mantenere la promessa di garantire “prevedibilità e stabilità”?
«I dazi sono tasse. La maggior parte degli economisti è del parere che ricadranno sulle imprese e sui consumatori statunitensi. La nostra priorità è garantire che le imprese europee continuino ad avere accesso a un mercato significativo. Ogni anno l’Unione esporta verso gli Stati Uniti merci per un valore di oltre 500 miliardi di euro.
Si tratta di scambi commerciali da cui dipendono milioni di posti di lavoro. Grazie a una tariffa onnicomprensiva con un massimale del 15% le nostre imprese si troveranno in una posizione di forza rispetto ai concorrenti mondiali.
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Ci siamo assicurati l’accordo migliore tra tutti quelli conclusi finora con gli Stati Uniti. E non dimentichiamo: l’alternativa sarebbe stata una guerra commerciale con il nostro partner commerciale più importante in un momento in cui l’Europa è in preda a sconvolgimenti economici e deve fronteggiare gravi minacce alle sue frontiere. Non metterò mai a repentaglio i posti di lavoro o i mezzi di sussistenza delle persone».
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URSULA VON DER LEYEN DONALD TRUMP - ANDREA CALOGERO PER LA STAMPA
Il Parlamento europeo è molto risentito con lei: in che modo affronterà ogni due mesi il possibile voto di sfiducia dell’estrema destra e dell’estrema sinistra (per non parlare dei molti malumori che serpeggiano all’interno della sua coalizione di centro)? Ritiene che la sua posizione sia indebolita dalle ripetute mozioni di censura al Parlamento europeo?
«Ciascuna delle istituzioni ha le proprie responsabilità. Personalmente agisco nell’interesse superiore di tutti gli europei. Gli esponenti dell’estrema destra e dell’estrema sinistra hanno tutto il diritto di valutare le cose in modo diverso e di esercitare le rispettive prerogative parlamentari.
IL SIGNOR QUINDICIPERCENTO - DONALD TRUMP E URSULA VON DER LEYEN - MEME BY EMILIANO CARLI
Non spetta a me formulare osservazioni in proposito. Sono profondamente convinta che l’Europa possa superare tutte le sfide se dà prova di unità — tra i partiti, gli Stati membri e le istituzioni dell’Ue. Collaboro con le forze democratiche europeiste del Parlamento europeo per ottenere risultati a beneficio dei nostri cittadini».
Secondo la stampa tedesca lei potrebbe candidarsi alla presidenza della Repubblica tedesca. È così? Può garantire che porterà a termine il suo mandato alla Commissione?
«Certo! Sono pienamente impegnata ad assolvere le funzioni di presidente della Commissione e non sono disponibile ad assumere altri incarichi».
Mercoledì la Commissione ha proposto un pacchetto di sanzioni contro Israele. L’opposizione di alcuni governi probabilmente ostacolerà queste misure. Che cosa prevede che accadrà? Che altro può fare la Commissione di fronte a ciò che sta accadendo a Gaza?
URSULA VON DER LEYEN - DONALD TRUMP - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA
«Dobbiamo garantire una reale sicurezza a Israele e, allo stesso modo, un presente e un futuro sicuri per tutti i palestinesi. Ciò significa che gli ostaggi devono essere liberati. Che deve essere garantito un accesso senza restrizioni per tutti gli aiuti umanitari e deve essere instaurato un cessate il fuoco immediato.
Per quanto riguarda il lungo termine, tuttavia, la mia posizione è chiarissima: la soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati è l’unica prospettiva in grado di garantire nella regione una pace sostenibile a lungo termine. Abbiamo bisogno di uno Stato di Israele sicuro e di un’autorità palestinese vitale; non ci deve essere spazio per gli estremismi e la piaga di Hamas deve essere eliminata.
URSULA VON DER LEYEN - DONALD TRUMP
So benissimo quanto gli atroci attacchi del 7 ottobre da parte di terroristi di Hamas abbiano scosso in profondità la nazione di Israele. Tuttavia i recenti sviluppi — una carestia provocata dall’uomo e il soffocamento finanziario dell’Autorità palestinese — sono fonte di notevole preoccupazione.
I piani per un progetto di insediamento nella cosiddetta zona E1, se realizzati, determinerebbero di fatto una separazione tra la Cisgiordania occupata e Gerusalemme Est. Gli interventi messi in atto dal governo di Israele negli ultimi mesi costituiscono un chiaro tentativo di sabotare la soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati.
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Per questo motivo la Commissione ha deciso di agire e ha proposto un pacchetto di misure mirate e proporzionate che tracciano la via da seguire. Abbiamo proposto di ampliare il nostro regime di sanzioni per colpire altri terroristi di Hamas, jihadisti palestinesi e coloni violenti. Abbiamo proposto di interrompere in parte il nostro sostegno diretto al governo israeliano, senza tuttavia compromettere la collaborazione con la società civile israeliana o il popolo israeliano o la nostra intangibile determinazione a proseguire la lotta contro l’antisemitismo in tutte le sue forme.
Abbiamo altresì proposto di sospendere le disposizioni dell’accordo di associazione relative alle questioni commerciali. Mi auguro che questo invito alla ragionevolezza non resti inascoltato e che sia possibile trovare una via di uscita dall’attuale situazione di stallo, senza ulteriori perdite di vite umane e senza che siano ulteriormente compromesse le prospettive di un futuro più pacifico sia per gli israeliani che per i palestinesi».
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Nel suo discorso sullo stato dell’Unione ha annunciato la fine di tutti i pagamenti della Commissione europea a Israele, con l’eccezione della società civile e dello Yad Vashem, il memoriale dell’Olocausto.
All’interno del governo tedesco le reazioni sono state di grande cautela, se non addirittura di chiaro rifiuto. Altri Stati membri dell’Ue affermano che queste misure non sono sufficienti. Quanto è fiduciosa di poter applicare il blocco dei pagamenti e a partire da quando?
«Raggiungere la maggioranza sarà difficile e ne sono cosciente. Qualsiasi intervento proposto è considerato eccessivo da alcuni e insufficiente da altri. Dobbiamo assumerci tutti le nostre responsabilità — Parlamento, Consiglio e Commissione».
Dopo un anno è stato attuato solo l’11 % delle raccomandazioni formulate nella relazione Draghi. Secondo Mario Draghi la Commissione e gli Stati membri non le hanno attuate. È d’accordo? Cosa si può fare?
«La Commissione è in carica da nove mesi. Fin dall’inizio ha posto la competitività europea al centro della sua agenda. A gennaio ha varato il patto per l’industria pulita. A febbraio ha avviato le gigafabbriche di IA.
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A marzo ha lanciato il più grande programma di investimenti nel settore della difesa nella storia europea, insieme all’Unione dei mercati dei capitali. Potrei andare avanti, citando i pacchetti di semplificazione e gli accordi commerciali. E ogni mese annunciamo nuove iniziative. È un fatto incontestabile: in un brevissimo lasso di tempo abbiamo varato moltissime iniziative. Sono ora il Parlamento e gli Stati membri a dover agire. Urgenza e unità, ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento».
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xi jinping e ursula von der leyen