di maio

DI MAIO NON INDIETREGGIA SULLE OFFESE AI GIORNALISTI: “QUANDO CE VO’ CE VO’. VOGLIONO FAR SALTARE IL GOVERNO, MA NOI NON ABBOCCHEREMO” - I GRILLINI FANNO MURO E MINACCIANO IL RANDELLO: VIA FINANZIAMENTO PUBBLICO E LEGGE SUL CONFLITTO DI INTERESSI NELL’EDITORIA - VIDEO STRACULT: LUCIA ANNUNZIATA A BONAFEDE: “IO PER LEI SONO PIÙ PUT**NA O PENNIVENDOLA?”, E LUI…

1 – ANNUNZIATA A BONAFEDE: «SONO PIÙ PUTTANA O PENNIVENDOLA?»

Da www.corriere.it

 

ALFONSO BONAFEDE ABBRACCIA LUIGI DI MAIO E DI BATTISTA GUARDA

 

Durante la puntata di «Mezz'ora in più», su Rai3, rivolta al guardasigilli si spiega con le gravi accuse recapitate ai professionisti dei media da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista dopo l’assoluzione della sindaca di Roma Virginia Raggi del M5S

 

2 – Insulti alla stampa, i 5 Stelle insistono «Quando ci vuole... E ora nuove leggi»

Giovanna Cavalli per  il "Corriere della Sera"

 

«Eh no, quando ce vo' ce vo '», ha esclamato il vicepremier Luigi Di Maio quando Massimo Giletti a Non è l' Arena s u La7 gli ha chiesto se volesse fare retromarcia sui detestati giornalisti. «Assolutamente no: il gioco ora è esaltare la Lega e dipingere noi come appestati. Vogliono far saltare il governo, ma non abbocchiamo».

rocco casalino ospite di fazio a che tempo che fa 8

 

E dopo gli insulti (pennivendoli, prostitute, sciacalli, verginelle, op. cit. Di Maio e Di Battista), che il portavoce di Palazzo Chigi Rocco Casalino ritiene quasi educativi («I toni eccessivi a volte servono», ha spiegato a Fabio Fazio, «la libertà di stampa è giusta, ma c' è un accanimento contro di noi, il cane da guardia fa questo»), i Cinquestelle minacciano provvedimenti e tagli ai finanziamenti per la stampa.

 

GRILLO CASALEGGIO DI MAIO DI BATTISTA

«Ci sarà una legge sul conflitto di interessi, e una parte riguarderà l' editoria, è una nostra priorità», ha annunciato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a 1/2 ora in più su Raitre. «Chi è padrone di un giornale e ha interessi economici rilevanti può essere portato a direzionare l' informazione», sostiene il Guardasigilli che sulle invettive contro i cronisti, punzecchiato da Lucia Annunziata («Sarei più puttana o pennivendola?») spiega che «ciascuno ha il suo stile, magari non avrei usato quei termini però non mi scandalizzo».

 

alfonso bonafede 1

Di sfrondamento dei contributi pubblici parla invece il sottosegretario agli Esteri del M5S Manlio Di Stefano: «Occorre abolire il finanziamento pubblico all' editoria: troppi giornali sono ormai in chiaro conflitto di interessi e per decenni hanno preso milioni di soldi tramite le tasse dei cittadini, per poi fare propaganda politica per i loro editori tesserati e proprietari di partiti politici».

 

pizza di maio di battista

Nemmeno il giornalista Gianluigi Paragone, oggi senatore grillino, si spende granché in difesa dei colleghi, anzi: «Nel giornalismo ci sono tante puttane e ancor più sputtanati, grandi firme in transito dall' estrema sinistra ai salotti del capitalismo». L' unico del governo che spende due parole buone è il ministro dell' Interno Matteo Salvini: «Siamo signori e i giornalisti ci stanno simpatici anche perché ci trattano bene». Ma è ironico.

 

gianluigi paragone

Contro i Cinquestelle va il presidente della Regione Lazio, il dem Nicola Zingaretti: «Vergognatevi per la vostra aggressività, voi che, in occasione di qualsiasi indagine giudiziaria, vi siete comportati come delle iene feroci, ora chiedete scusa». Guido Crosetto, deputato di FdI, rinfaccia al M5S di aver «insultato e attaccato con violenza inaudita chiunque abbia ricevuto un avviso di garanzia e adesso urlano al complotto». Persino Clemente Mastella li biasima: «I dioscuri che attaccano i giornalisti con rozza arroganza dov' erano quando subivo attacchi pieni di cattiveria?».

 

La Federazione nazionale della Stampa indice per domani il flashmob #giùlemanidall' informazione: «Gli insulti e le minacce di Di Maio e Di Battista non sono solo l' assalto a una categoria ma il tentativo di scardinare l' articolo 21 della Costituzione». Per il presidente dell' Ordine Carlo Verna gli insulti di Di Maio sono «incompatibili col ruolo di ministro».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…