
ZELENSKY, SOLITARIO Y FINAL/2 – CRESCE LA TENSIONE NELLO STAFF DEL PRESIDENTE UCRAINO: I COLLABORATORI PIÙ STRETTI SONO INCAZZATI PER L’ESCLUSIONE DAL NEGOZIATO TRUMP-PUTIN – I FUNZIONARI RITENGONO L’ATTEGGIAMENTO DELL’EX COMICO TROPPO MORBIDO: “TRUMP DICE DI VOLERE LA PACE, MA NON È DISPOSTO A COMPIERE I PASSI PER OTTENERLA” - I TIMORI DEI DIPLOMATICI PER L'IMPREPARAZIONE DELLA DELEGAZIONE AMERICANA: PUTIN SI INTORTERÀ TRUMP COME FECE A HELSINKI NEL 2018?
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DONALD TRUMP - VOLODYMYR ZELENSKY - TERRE RARE UCRAINA MINERALI
(Adnkronos) - Cresce la tensione nello staff del presidente ucraino Volodymyr Zelensky in vista dell'inizio del vertice in Alaska tra Donald Trump e Vladimir Putin. Secondo quanto riferito da fonti di Kiev al Financial Times, i collaboratori più stretti del leader ucraino temono di essere esclusi da un negoziato che potrebbe incidere direttamente sul futuro del Paese. Un alto funzionario ha definito le intenzioni di Trump "molto ambigue".
"Dice di volere la pace, ma non è disposto a compiere i passi necessari per ottenerla", ha aggiunto. Per Kiev, il miglior risultato possibile sarebbe un cessate il fuoco incondizionato di 60 giorni, che garantisca una pausa dai bombardamenti e dalle offensive russe, consentendo un coordinamento con Washington.
L’INCONTRO ONE-TO-ONE ALLERTA I DIPLOMATICI
Estratto dell’articolo di F. Gor. Per “La Stampa”
Donald Trump e Vladimir Putin tornano oggi a chiudersi in una stanza da soli, solo con gli interpreti. Un formato che rievoca immediatamente Helsinki 2018, quando l'allora presidente Usa uscì dal bilaterale, in cui era presente solo un interprete portato dal Cremlino, minimizzando le conclusioni dell'intelligence americana sull'interferenza russa nelle elezioni e, secondo la sua ex consigliera Fiona Hill, lasciando Washington in stato di allarme.
Al punto che pensò di organizzare una finta chiamata telefonica per farlo uscire dalla stanza. All'epoca, Trump si disse convinto dalle parole di Putin, scatenando un'ondata di critiche negli Stati Uniti e tra gli alleati.
Sette anni dopo, il timore di un déjà vu aleggia sulle cancellerie europee, preoccupate che un nuovo incontro a porte chiuse possa produrre concessioni unilaterali, come evidenziato da più fonti diplomatiche europee. […]
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