delmastro meloni

“SATANELLO” DELMASTRO, IL DEPUTATO DELLA MELONI CHE VUOLE PRENDERE "A CALCI" NEL CULO QUELLI DEL CTS – I BERSAGLI PREDILETTI DEL PARLAMENTARE DI FRATELLI D’ITALIA SONO DJ FOFÒ IN ARTE BONAFEDE, ERDOGAN “IL NANO”, SPERANZA “I CUI NEURONI CONCEPISCONO SOLO CHIUSURE”, LA BOLDRINI QUANDO FA “PIPPONI SUL SESSISMO”, L’INTEGRALISMO ISLAMICO E OVVIAMENTE QUEI MEMBRI DEL CTS CHE…

Giuseppe De Lorenzo per ilgiornale.it

 

delmastro 8

Nei corridoi di Montecitorio lo chiamano Satanello. E mai soprannome fu più azzeccato. Energico, appassionato, romantico, futurista: Andrea Delmastro Delle Vedove non ha soltanto un cognome in più del normale, ma anche un temperamento di quelli che lasciano il segno. “Se deve rompere i coglioni, nel senso buono del termine, lo fa”.

 

Per informazioni, potete chiedere a Roberto Fico e Mara Carfagna, che per tenerlo buono alla Camera faticano come Davide contro Golia. I suoi bersagli prediletti sono dj Fofò in arte Bonafede, Erdogan “il nano”, Speranza “i cui neuroni concepiscono solo chiusure”, la Boldrini quando fa “pipponi sul sessismo”, l’integralismo islamico e ovviamente quei membri del Cts che una volta in Aula disse di voler prendere “a calci nel culo”.

crosetto delmastro

 

“Porto in Parlamento l’anima profonda del popolo italiano - racconta lui al Giornale.it - e per farlo a volte bisogna preferire il linguaggio di verità ad un linguaggio consono. E dopo un anno in cui gli italiani sono stati incarcerati senza pena e senza colpa su suggerimento del Cts, beh: ce n’era a sufficienza per suggerire al ministro di cacciarli a pedate nel didietro”.

 

Classe 1976, avvocato biellese, Delmastro fa parte di quella Generazione Atreju che compone l’ossatura di Fratelli d’Italia di osservante fede meloniana. Ma è anche un figlio di tanto padre Sergio, già esponente di spicco della destra piemontese e deputato ai tempi di Alleanza Nazionale. Dal nonno al nipote, la politica è questione di famiglia ed è collegata da un filo rosso che parte dal Movimento Sociale Italiano. Padre e figlio si somigliano, molto.

 

andrea delmastro

Anzi: chi li conosce assicura che il babbo in Parlamento fosse pure più tosto del figlio e i geni di solito non mentono. “Papà ne combinava una peggio di Bertoldo - racconta l’onorevole - Un paio di volte credo sia arrivato anche a provare l’esperienza del contatto fisico ravvicinato con gli avversari”. Se le telecamere di Montecitorio non fossero così distratte, probabilmente oggi agli atti della Camera ci sarebbero le prove di un episodio simile, molto più recente, che coinvolge anche il figlio Andrea.

 

Possibile nessuno se ne sia accorto? “Mi avvalgo della facoltà di non rispondere”.

In fondo non sarebbe la prima volta. Appena arrivato all’Università di Torino, per dire, Delmastro si presentò ad un congresso della sinistra, si finse comunista e cercò di sostituire i cartelloni di Mao con altri di sua fattura con la foto di D’Annunzio. I “compagni” - ovviamente - provarono a massacrarlo di botte. Qualche anno dopo, era il 2004, la baruffa si ripeté all’ultimo congresso di Azione Giovani.

 

delmastro meloni

Delmastro ci andò in sedie a rotelle, con una gamba rotta e i chiodi a tenere insieme i pezzi di ossa. “Sono così scemo - spiega lui - che oltre ad inneggiare alla velocità del futurismo l’ho anche praticata: infatti mi sono fracassato più di una volta sia in auto che in moto”. Quel giorno a Viterbo Giovanni Donzelli osò proporre una qualche mozione contro l’Islam e Delmastro, che a non era affatto d’accordo, cercò di avventarsi sul nemico nonostante le fratture. Potete immaginare le risate generali.

 

Più recentemente, infine, il malcapitato antagonista è stato Roberto Fico: FdI aveva esposto in aula una lunga bandiera italiana e il grillino ebbe la malsana idea di invitare i commessi a strappare lo “striscione” dalle mani dei meloniani. Imbestialito, Delmastro la raccolse tutta, se la mise sotto il braccio e correndo come a rugby in Transatlantico si rifugiò in una stanza. I presenti assicurano che da dentro il suo rifugio gridò: “Fico! Non avrai mai il mio Tricolore!”.

ANDREA DELMASTRO

Attenzione, però: quest’attitudine allo scontro non va confusa con la violenza. Né con velleità grilline tipo scatoletta di tonno. E neppure col poco rispetto per le istituzioni. Delmastro è come un fuoco che arde. Come una mitraglietta che non smette mai di parlare. È un irriducibile “guascone” che non puoi in alcun modo scindere dall’attività di partito. Un capomanipolo “provocatorio, irritante, urticante e irriverente”. Un animale politico innamorato della politica, quell’attività che “non è un’occupazione ma una necessità dell’anima”. Anche per questa sua passione “carnale”, i collaboratori lo definiscono “totalizzante”, “ingombrante” e sicuramente “leale”. Comunque un “ottimo leader” con una spiccata propensione a “rompere le palle”.

GIORGIA MELONI ANDREA DELMASTRO

Qualcuno potrebbe dire sia diventato deputato per eredità paterna. Lui invece sostiene di aver fatto un “parricidio”, che a destra significa superare gli avi senza mai abbandonare il solco della tradizione. Il cursus honorum comunque se l’è fatto tutto: assessore comunale, assessore provinciale, dirigente nel movimento giovanile di An, militante nel Popolo delle Libertà. Che poi pensare Delmastro nel Pdl fa quasi ridere. “Ci avevo creduto - giura lui - ma il grande partito conservatore, popolare e di massa non è andato mai in porto più per colpa di Fini che di Berlusconi”. Quell’abito gli stava decisamente stretto, va detto. Ora invece FdI è un “vestito sartoriale fatto a pennello per la mia storia e il mio romanticismo”.

delmastro de carlo donzelli

Quando infatti nel 2012 Giorgia Meloni fonda Fratelli d’Italia lui non ci pensa due volte a seguirla ritenendola come “una chiamata alle armi”, di quelle “cui si deve rispondere come Garibaldi col Re: obbedisco, e basta”. Il rischio fallimento era alto, a dire il vero. Ma per Delmastro FdI era “il posto migliore dove ricostruire la destra o comunque il più onorevole dove cercare la bella morte”. Alla fine la storia gli ha dato ragione: nel 2018 viene eletto alla Camera, è presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere e il partito sfiora il 20% nei sondaggi. Insomma: adesso Delmastro è felice. Si diverte. In Fdi è convinto di aver trovato quella destra italiana che si era persa, simile eppure così diversa dal conservatorismo europeo. Una destra sociale e con una vena anarchica. Seria e guascona al tempo stesso. Capace di parlare coi potenti e di ascoltare il popolo. In grado cioè di studiare, argomentare, spiegare. Ma anche di parlare chiaro. E se necessario di “prendere a calci nel culo” il Cts.

 

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin valery zaluzhny

DAGOREPORT - ZELENSKY, FINITO NELLA TENAGLIA PUTIN-TRUMP E SOSTENUTO SOLO PARZIALMENTE DA UNA UNIONE EUROPEA BALCANIZZATA, CERCA LA MOSSA DEL CAVALLO PER SPARIGLIARE LE CARTE E SALVARE IL SALVABILE: PORTARE L’UCRAINA A ELEZIONI NEL GIRO DI 2-3 MESI. SAREBBE UNA VITTORIA DI PUTIN, CHE HA SEMPRE CHIESTO DI RIMUOVERE IL PRESIDENTE (DEFINITO “DROGATO”, “TOSSICOMANE”, “MENDICANTE”). IN CAMBIO “MAD VLAD” DOVREBBE ACCONSENTIRE A UNA TREGUA PER PERMETTERE IL VOTO, SOTTO ATTENTO CONTROLLO DEGLI OSSERVATORI OCSE – IN POLE POSITION L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE, VALERY ZALUZHNY. MA SIAMO SICURI CHE UN INTEGERRIMO GENERALE COME LUI SIA DISPOSTO A METTERE LA FACCIA SULLA RESA?