beirut libano

A BEIRUT È ESPLOSO ANCHE IL GOVERNO – I MINISTRI DELL’AMBIENTE E DELLE COMUNICAZIONI DEL LIBANO SI SONO DIMESSI, MENTRE I MANIFESTANTI FORZANO I BLOCCHI E LANCIANO PIETRE CONTRO LA POLIZIA – I “DONATORI” GUIDATI DA MACRON RACCOLGONO 250 MILIONI, MA A CHI ANDRANNO? L’ESECUTIVO HA I GIORNI CONTATI, LA GENTE È STUFA DEL POTERE DEI TERRORISTI DI HEZBOLLAH, E FRANCIA, TURCHIA E RUSSIA SI FREGANO LE MANI…

ESPLOSIONE A BEIRUT

Marco Ventura per “il Messaggero”

 

esplosione a beirut 2

L'onda d'urto della gigantesca esplosione di martedì a Beirut comincia a travolgere pezzi di governo libanese, si dimettono i ministri dell'Ambiente e delle Comunicazioni, riprendono gli scontri nel centro della capitale coi rivoltosi che secondo copione cercano di forzare i blocchi sulla strada del Parlamento e lanciano pietre contro i poliziotti, che rispondono a suon di lacrimogeni.

 

manal abdel samad

E di nuovo scoppiano incendi. Tutto avviene mentre ci sono ancora decine di dispersi sotto le macerie dopo la deflagrazione al porto di sei giorni fa e il governo deve ammettere che le speranze di ritrovarli sono praticamente svanite.

 

L'EMERGENZA

Damianos Kattar

Beirut è per metà una città fantasma, in black out, spesso senza Internet, con un terzo delle case inagibili, almeno 300mila sfollati, il servizio sanitario al collasso, tre ospedali distrutti, le riserve di grano andate in fumo nei silos del porto, e il monito di quei capestri a cui i manifestanti di Piazza dei Martiri minacciano di appendere i governanti se non si dimetteranno.

 

macron a beirut

 Intanto, l'Onu stima che serviranno 117 milioni di dollari nei prossimi 3 mesi per far ripartire Beirut.

 

Questa la cifra indicata nella bozza del quadro per la risposta d'emergenza: 66.3 sarebbero per esigenze sanitarie e logistiche immediate e per prevenire «una ulteriore diffusione del Covid-19». Altri 50.6 per ricostruire le infrastrutture, per ristrutturare le abitazioni e prevenire epidemie.

 

il presidente michel aoun in visita al porto di beirut

ESPLOSIONE A BEIRUT

La conferenza da remoto dei donatori, organizzata da Francia e Nazioni Unite, è stata aperta dal presidente francese Macron con un appello al mondo a fare presto, ma anche con la corale determinazione dei trenta partecipanti (compresi il presidente Trump e il premier Conte) a far sì che gli aiuti siano consegnati «direttamente al popolo» o, come suggeriscono gli americani e come la loro organizzazione Usaid ha già deciso, alle «organizzazioni mediche».

 

IL PROBLEMA

proteste a beirut 9

Perché i donatori non vogliono tendere la mano a un esecutivo che ha le settimane se non i giorni contati, sempre più impopolare e gravato della responsabilità della pesantissima crisi economico-finanziaria e adesso della catastrofe provocata dall'esplosione delle 2700 tonnellate di nitrato di ammonio (e chissà cosa altro) mal tenuti negli hangar del porto dal 2014.

 

proteste a beirut 8

Anche se il presidente e generale Aoun, cristiano ma senza il supporto di tutti i cristiani, ha evocato in un discorso alla nazione la possibilità di una «interferenza esterna, bomba, missile o altra azione», esclusa dall'Eliseo che ha sul campo 42 investigatori, la popolazione è convinta che la responsabilità sia della corruzione e incompetenza della classe politica.

 

Hassan Diab

Il premier Hassan Diab, un sunnita privo dell'appoggio della sua stessa comunità sunnita, ha dato tempo due mesi alle forze politiche per trovare una soluzione, altrimenti ci saranno «elezioni anticipate». Ma ieri ha cercato invano di persuadere il ministro dell'Ambiente e dello Sviluppo amministrativo, Damianos Kattar, a non rassegnare le dimissioni. Col pretesto delle mancate riforme si è dimessa pure la ministra delle Comunicazioni, Manal Abdel Samad, una delle figure più invise alla piazza. E perfino il Parlamento perde deputati.

 

EQUILIBRI

esplosione a beirut 5

Il collasso del Libano fa gola ai Paesi che cercano di consolidare la loro presenza in Medio Oriente. In Europa la Francia, con Macron che punta a creare un filo diretto con il popolo di Beirut e si candida alla parte del leone in quella che si annuncia come una gigantesca opera di ricostruzione.

 

Poi la Turchia, che si è già offerta di rimettere in sesto le strutture del porto. In modo più discreto, anche la Russia di Putin sosterrà il Libano, così come l'Iran direttamente coinvolto per la presenza delle milizie sciite Hezbollah legate al Partito di Dio di Hassan Nasrallah, che è forza di governo.

ESPLOSIONE A BEIRUT

 

Sul fronte opposto, il Patriarca cristiano-maronita Bechara Boutros al-Rai invoca le dimissioni dell'intero esecutivo, incapace di cambiare il modo in cui governa. E per finire, alla diffidenza dei donatori Aoun contrappone quella del vertice libanese. «Gli aiuti - dice arrivino prima dell'inverno, quando aumenterà la sofferenza soprattutto di chi è senza casa».

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