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C’ERA UNA VOLTA IL PRESEPE – FULVIO ABBATE: “CHE L’OCCIDENTE CRISTIANO SIA PROSSIMO ALL’IMPLOSIONE, ALLA SUA FINE SENZA POSSIBILE REMISSIONE DEI PECCATI, L’HO INTUITO POCHI GIORNI FA NELLA STORICA STRADA DEI PRESEPI DI NAPOLI – LA CERTEZZA DEL TRACOLLO VALORIALE SI È MANIFESTATA IN MODO NETTO CON UNA STATUETTA DEDICATA A CRISTIANO MALGIOGLIO…

 

 

Fulvio Abbate per www.huffingtonpost.it

 

CRISTIANO MALGIOGLIO STATUINA DEL PRESEPE A NAPOLI

C’era una volta il presepe… Che l’Occidente cristiano sia prossimo all’implosione, alla sua fine senza possibile remissione di peccati, l’ho intuito pochi giorni fa. Mi è accaduto esattamente a Napoli, capoluogo planetario d’ogni presepe che voglia e possa essere immaginato, concepito, messo in opera e così infine allestito da mani attente e provette.

 

Tuttavia, senza nulla togliere agli artigiani che lavorano a ridosso del Vesuvio, devo aggiungere che certo genere di pii personaggi in miniatura brillano pure tra i Sassi di Matera, dove qualche settimana prima ho avuto modo di imbattermi in una bottega colma d’ogni dettaglio d’arredo presepizio, compresi i meloni gialli da appendere dinanzi alle ideali botteghe dell’anno zero dopo Cristo.

FULVIO ABBATE

 

Cosa sia esattamente il presepe nella nostra post-modernità è facile a dirsi: si tratta sostanzialmente dell’antagonista autoctono dell’albero di Natale, oggetto decorativo di derivazione statunitense, presidiato da un Santa Claus che, rosso o verde abbigliato, scampanella tra le sue renne e il carico di doni, faccione da Hemingway rimasto disoccupato o, pensando a noi, da Abatantuono, testimonial non meno gagliardo, il primo, della Coca-Cola, sfavillante al centro della pista di pattinaggio del Rockefeller Center di Manhattan, la stessa dove Snoopy volteggia lì sul ghiaccio.

cristiano malgioglio nel video dolceamaro

 

Questo e nient’altro. Poco male che perfino i sessantenni, già baby boomer, da sempre ignorino che si tratti di un prodotto d’importazione, convinti invece di poterlo associare alla tradizione perenne di dicembre.

 

presepe

Tornando all’annunciata cessazione della civiltà d’Occidente, bene, è avvenuto esattamente nella storica strada partenopea dei presepi, San Gregorio Armeno, che la certezza del tracollo valoriale si è manifestata in modo netto. Con una statuetta, non meno votiva di quelle altre dei pastori, dedicata a Cristiano Malgioglio.

FULVIO ABBATE

 

Proprio Malgioglio, presente con solennità sugli scaffali a surclassare nella medesima fila sia un’Angela Merkel sia Giuseppe Conte oppure Salvini o il capocannoniere della locale squadra dalla maglia azzurra non meno antologizzato nella leggenda quotidiana.   

 

capezzone

Con l’irruzione di Cristiano Malgioglio nel teatro del mistero festivo, ripeto, muore ogni possibile dibattito presente e futuro sul valore d’uso simbolico, allegorico e perfino sentimentale del presepe, o presepio, o che dir si voglia.

 

mario giordano e vittorio sgarbi sul ring a fuori dal coro 6

Illusi e masochisti appaiono in questo senso sia il giornalista Mario Giordano, che sulla berlusconiana Rete4 ne allestisce quasi quotidianamente uno proprio in prima serata sotto il titolo davvero appropriato di "Fuori dal coro" con Maria Giovanna Maglie e Daniele Capezzone nel ruolo delle cornamuse sovraniste, più che di Maria e Giuseppe; a Giordano, si devono infatti queste parole riferite alle obiezioni non meno natalizie dello storico dell’arte Tomaso Montanari: “Fare il presepe? «Inaudita violenza».

 

presepeTomaso Montanari

Chiedere di fare il presepe? «Razzismo». Anzi, «banalità del razzismo». Accidenti, non si smette mai di imparare nella vita: abbiamo appena finito di sentirci dire che la capanna con Gesù Bambino è una terribile offesa nei confronti delle altre religioni e che perciò va bandito dalle scuole; abbiamo appena finito di ascoltare parroci pronti a spiegare che il simbolo della tradizione cattolica va eliminato in quanto ipocrita”. E ancora, sempre chiamando in causa il laico prof: “Un uomo di cultura come Montanari conosce il valore degli aggettivi, quindi è chiaro quello che vuole dirci: non c'è mai stato niente di così violento sulla Terra come cantare Astro del Ciel in una terza elementare”.

maria giovanna maglie tra sgarbi e mughini

 

Oh, se solo entrambi sapessero che il presepe è ormai, nel migliore dei casi, come dire, un plastico di urbanistica fantastica, dove Gesù bambino e ogni altro suo protagonista sono semplici dettagli, simulacri. Nessun razzismo e nessuna banalità, dunque, semmai innanzitutto una piccola forma ingegneristica, da affiancare al Meccano, al Lego, ai plastici ferroviari oppure, se proprio volete vederci qualcosa di epico, alle battaglie di Austerlitz o, che so, di El Alamein, con tutti i personaggi, poco importa se angeli o ussari, schierati, posizionati nei punti esatti.

maria giovanna maglie foto di bacco

 

Bergoglio sosta davanti al presepe

Credeteci, così va immaginato, fuori da ogni pregressa sacralizzazione: il presepe come teatro abitato da piccoli volti in scala, una forma artigianale e spettacolare che va perfino oltre il sincretismo culturale. Nel senso che perfino sempre nuove figure possono farvi la loro apparizione nonostante alcuni suppongono si tratti di un mistero sacro, fossero anche i Peanuts.

 

presepe e migranti

Tuttavia, nel momento in cui vi giunge Malgioglio dovrebbe essere chiaro a chiunque quanto le parole di Benedetto Croce sul “perché non possiamo non dirci cristiani” abbiano cessato di avere senso, al massimo, sia a tutti chiaro, possiamo dirci “bricoleur”, amanti del bricolage, un po’ come i fissati con il modellismo aereo: Gaspare, Baldassarre e Melchiorre come Lindbergh, De Pinedo e Italo Balbo trasvolatori o forse perfino, per chi ne ha memoria, i capitani Bellini e Cocciolone della guerra del Golfo, o, restando in tema, come il Barone Rosso sia nella variante von Richthofen sia in quella di Snoopy sul tetto della cuccia trasformata idealmente nella carlinga del Sopwith Camel.

LA STATUETTA DEL PRESEPE DI ADOLF HITLER

 

Talvolta basta poco perché millenni di storia dell’Avvento, e della stessa incarnazione del cristianesimo, che è tale in quanto pone la propria presenza al centro della Storia, svanissero, e nessuno provi a supporre che dietro tutto ciò vi sia il trionfo della greve società dello spettacolo, no, c’è assai di meno e assai di più: a cominciare, ripeto, dal muschio artificiale, della carta stellata e su tutto del Bostik per fare il lavoro al meglio.

LA MANINA TRA I PASTORI DEL PRESEPE

 

Se solo ci ripenso alla scena iniziale de “La dolce vita” di Federico Fellini, dove un elicottero trascina nel cielo dell’Eur di Roma con i suoi attici eleganti la statua di un Gesù non più bambinello, sembra di scorgere anche in quel caso il gettonatissimo Malgioglio. Adesso mi credi quando dico che il sacro è ormai alla portata di tutti?

Bergoglio sosta davanti al presepecristiano malgioglioTOMASO MONTANARI 4TOMASO MONTANARI 2LA MANINA TRA I PASTORI DEL PRESEPE gatto nel presepela pacchia e' finita la scultura di salvatore scuotto con salvini che spara ai migranti zombie 7cristiano malgiogliola pacchia e' finita la scultura di salvatore scuotto con salvini che spara ai migranti zombie 4distruggi presepedistruggi presepe 2presepe star trekpresepe star warsLA MANINA TRA I PASTORI DEL PRESEPE TOMASO MONTANARI

 

la pacchia e' finita la scultura di salvatore scuotto con salvini che spara ai migranti zombie 5Presepe in piazza San Pietro

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