di maio versione cena dei cretini - by carli

DI MAIO, NON ABBIAMO L’ANELLO AL NASO - LUIGINO SI TRAVESTE DA PRETINO IN OPPOSIZIONE A SALVINI (“I MODERATI SIAMO NOI”) MA NEL PASSATO M5S CI SONO DECINE DI SPARATE BOMBA - FACCI: “CHI HA DEFINITO I GIORNALISTI ‘VERE PUTTANE’ E ‘PENNIVENDOLI’? CHI URLATO ‘BOIA’ AL CAPO DELLO STATO? A PROPOSITO DI ‘MODERATISMO’, POCHISSIMO TEMPO FA I GRILLINI CERCARONO DI ACCREDITARE UNA FRATELLANZA CON I ‘GILET GIALLI’ FRANCESI…”

Filippo Facci per “Libero quotidiano”

 

FILIPPO FACCI

Adesso i moderati sono loro. I grillini. Ripetiamo, testuale: «I moderati siamo noi», come ha detto Luigi Di Maio in un' intervista a Repubblica (nuovo corso, si fa per dire) rivolto alla Lega, che invece la dovrebbe «piantare con i fucili». Di Maio ha anche detto che occorrerebbe «abbassare i toni», sì, l' ha il capo dei grillini, lui che i toni li ha abbassati solo per gli abusi edilizi di suo padre. Cioè: non si riesce neanche a commentarla, questa cosa: è come se «abbassiamo i toni» l' avesse detto Pavarotti durante la Bohème.

 

Prima ancora di ricordare le fresche uscite grilline delle ultime settimane, vien da ricordare quando lo stesso Di Maio - che non era in piazza: era vicepresidente della Camera, il 17 marzo di due anni fa - disse «non vi lamentate se ci saranno manifestazioni violente sotto al Parlamento», e accadeva mentre cinque giorni dopo era prevista proprio una manifestazione grillina che si proponeva di «circondare il Parlamento». Moderati. Abbassare i toni.

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO COME BUD SPENCER E TERENCE HILL

 

E ieri, a Repubblica, Di Maio ha detto che «l'unica paura che ho è che l'esasperazione di certi toni possa aumentare il livello di tensione sociale, l'ultradestra è un pericolo, siamo in democrazia». Ah, siamo in democrazia. Quella dei giornali dissenzienti che i grillini vogliono chiudere. Quella dei giornalisti compiacenti che soltanto loro possono partecipare ai dibattiti.

 

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI

Cioè: per anni - tanti - i grillini se ne sono fottuti dei regolamenti e dei galatei anche minimi, hanno avvelenato i dibattiti televisivi con sparate di bassa demagogia, fatto gestacci in Parlamento tipo «emendami questo», urlato «boia» al capo dello Stato, e provocato, interrotto, urlato, spinto, strattonato, graffiato un questore, fatto i pagliacci con bavagli e striscioni, inventato aggressioni dopo averle fatte, bloccato i lavori parlamentari, avventati - in un celebre caso - sui tavoli delle presidenze, occupato aule e commissioni, bloccato il loro ingresso, gridato «siete solo merda» ai colleghi maschi e «sapete solo fare pompini» alle parlamentari, interrotto altri colleghi mentre rilasciavano dichiarazioni alle telecamere, accusato come niente di «assassinio» e gridato «la mafia è nello Stato» per ogni sciocchezza.

DI MAIO SALVINI

 

PLOTONI D' ESECUZIONE

Moderati. Abbassare i toni. Dopo il crollo del Ponte Morandi sembrava che litigassero su chi dovesse comandare il plotone di esecuzione contro i Benetton, ora è finita a pizza e fichi col cappello in mano. Ma poi: chi ha definito «vere puttane» e «pennivendoli» i giornalisti, la Lega o Alessandro Di Battista? Chi li definiva «infimi sciacalli», Salvini o Di Maio? Era il novembre scorso, non il Pleistoicene. Abbassare i toni. Moderati.

 

SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA

Forse, chissà, anche la pretesa di far dimettere Armandino Siri da sottosegretario fa parte del moderatismo - e non del giustizialismo a corrente alternata - a dispetto di un' inchiesta ridicola e di una presunzione d' innocenza che vale solo per i grillini, e soprattutto per Virginia Raggi che è rimasta indagata per due anni ma sempre intoccabile al suo posto. Lo stesso giustizialismo che ora tocca al sindaco di Milano Giuseppe Sala, in effetti colpevole di aver portato l' Expo a Milano.

 

Lo stesso che ora fa strillare ai grillini lombardi che «da Formigoni a Maroni per arrivare a Fontana, la Lombardia del centrodestra e dei partiti è una tangente ambulante», come scriveva ieri il sito pentastellato. Lo stesso che, dopo una semplice telefonata tra Salvini e Berlusconi, che era stato male - e ricordiamo che Lega e Forza Italia comunque governano insieme in molte regioni e comuni - ha fatto improvvisamente spuntare un pacchetto di proposte grilline contri i conflitti d'interesse, una cosa che cancellerebbe l'esistenza politica di Berlusconi oltre alle candidature di tutti gli imprenditori che operino in regime di concessione pubblica, ma non solo: le vieterebbe anche a tutti i direttori di giornali e telegiornali.

SALVINI DI MAIO

 

VIVA I GILET GIALLI

Molto moderato. Molto sereno. E che toni accorati. Non ci si deve accordare con Berlusconi, anzi, si deve temere l' ultradestra: ecco perché i Cinque Stelle pochissimo tempo fa cercarono di accreditare una fratellanza grillina con i «gilet gialli» francesi, col vicepremier Di Maio direttamente in trasferta: era un moderatismo ben mascherato, a dispetto di una carica eversiva che ai fumantini d' Oltralpe è ormai unanimemente riconosciuta.

 

Ma poi: volete davvero l' elenco? Quello delle moderazioni? Secondo Di Maio, il libro-intervista a Salvini e relativa casa editrice andavano esclusi dal salone di Torino (infatti), secondo Di Maio Salvini parlava di cannabis per coprire il caso Siri, secondo Di Maio non va fatta l' intera Tav, secondo Di Maio la Lega «è alleata con chi nega l' Olocausto».

Questo Di Maio. Che che bisogna abbassare i toni. Quello che ha tutto molto moderato.

Genova - applausi a Di Maio e Salvini

Soprattutto nella scatola cranica.

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