matteo salvini renzi meloni

E ORA SALVINI TEME LA FINE DI RENZI - IL CAPITONE HA PERSONALIZZATO E COMUNICATO ALL'ESTREMO, OTTENENDO UN INDUBBIO SUCCESSO. PERÒ GLI ITALIANI A UN CERTO PUNTO SI STUFANO DI CHI SI METTE DA SOLO CONTRO TUTTI, CONVINTO DI ESSERE INVINCIBILE - DALLA CITOFONATA ALLA LITANIA DI BIBBIANO, ALCUNE STRATEGIE NON HANNO FUNZIONATO. CHE FARÀ ORA CHE IL GOVERNO RIESCE AD ARRANCARE UN ALTRO PO'? NON GLI RESTA CHE SPERARE NELLE MATTANE GRILLINE E RENZIANE…

 

1 - IL CAPITANO SOLO CONTRO TUTTI HA GIÀ ANNOIATO GLI ITALIANI

Giovanni Orsina per “la Stampa

 

salvini al citofono meme 2

La strategia della «spallata» contro il governo giallorosso non ha funzionato. Questo non implica che il gabinetto Conte sia eterno: l' alleanza di destra-centro può sempre sperare che prima o poi le convulsioni del Movimento 5 stelle e il protagonismo di Renzi - l' uno e l' altro schiacciati dal nuovo bipolarismo fra il partito progressista e la coalizione conservatrice - facciano precipitare la situazione. Oggi però le probabilità che questo accada sono senz' altro più basse di ieri, e nell' attesa occorrerà quanto meno immaginare un piano B: che fare se il governo sopravvive? Le questioni aperte, mi pare, sono tre, collegate l' una con l' altra.

 

Quale debba essere l' equilibrio fra il leader e la coalizione, innanzitutto. Salvini, lo sappiamo, personalizza e comunica all' estremo. Ha avuto successo anche per questo: la sfera pubblica contemporanea, piaccia o non piaccia, funziona così. Allo stesso tempo però - Renzi docet - gli italiani paiono non gradire chi si mette da solo contro tutti. Personalizzare e comunicare all' estremo è dispendioso, poi, e sul lungo periodo rischia di venire a noia.

 

salvini al citofono meme by osho

Infine, i risultati elettorali ci dicono che su scala nazionale la destra-centro resta plurale: al Nord la Lega fa la parte del leone, ma altrove no - si guardi alla Calabria. E Fratelli d' Italia continua a crescere di voto in voto, nutrendosi con ogni probabilità anche della stanchezza generata dalla sovraesposizione di Salvini. Valorizzare le capacità demagogiche del leghista preservando la realtà e l' immagine di uno schieramento composito è la prima sfida del destra-centro.

 

Il futuro di Forza Italia è la seconda. Figlio del clima ottimistico e pro-global degli anni Novanta, là dove la «nuova» Lega di Salvini e Fratelli d' Italia lo sono della reazione a quel clima che è maturato nel primo decennio del nuovo secolo, il partito di Berlusconi è il più eccentrico dell' alleanza. Anche se, certo, la componente populista e opportunista da sempre presente nel berlusconismo gli ha conferito una notevole capacità di mimetismo ambientale. Che cosa ne sarà dell' eredità berlusconiana rappresenta quindi un problema aperto. E l' incertezza è ovviamente accresciuta dal fatto che quell' eredità il Cavaliere la controlla ancora, e nessuno può prevedere se e quando deciderà di lasciarla, e a chi.

salvini al citofono meme

 

 

La terza sfida, la più difficile, verte sull' identità complessiva dello schieramento. L' ordine politico consolidatosi negli ultimi trent' anni è in gran difficoltà, e l' emergere dei cosiddetti populisti è una conseguenza di questa sua crisi. Nel frattempo ha generato però una fitta rete di vincoli domestici e internazionali difficilissimi da recidere.

 

E soprattutto recidere i quali, ammesso pure che sia possibile, comporterebbe costi elevatissimi. Ieri mattina, chiuse le urne in Emilia-Romagna e Calabria, lo spread fra Bund tedeschi e BTP italiani è calato di una quindicina di punti: un chiaro segno dell' esistenza di questi vincoli che sarebbe stolto elevare a feticcio, ma irresponsabile ignorare. Su questo terreno la Lega di Salvini, e di conseguenza l' intera alleanza di destra-centro, continuano a tenere una posizione ambigua. Che resta scarsamente compatibile col sogno di occupare un giorno Palazzo Chigi.

 

 

2 - DALLA CITOFONATA A BIBBIANO: QUEI PASSI FALSI DI SALVINI

Stefano Zurlo per “il Giornale

 

Si é fermato davanti alle torri di Kenzo Tange come Napoleone davanti a quelle del Cremlino: quei palazzi restano il regno di Stefano Bonaccini e adesso Matteo Salvini dovrà riflettere inevitabilmente sugli errori compiuti. E sulla linea adottata: quei toni duri, ruvidi, talvolta grevi che hanno calamitato più del 30 per cento degli elettori emiliani e romagnoli ma non hanno sfondato in quell' area moderata, con una sensibilità vicina alla sinistra, a cavallo degli schieramenti.

salvini al citofono

 

Difficile fare i conti in assenza di controprova, ma citofonare a casa della famiglia tunisina al Pilastro, per chiedere notizie sullo spaccio, può aver allontanato molte persone tentate dalla rottura con una tradizione che durava da sempre. Nessuno naturalmente può negare il degrado e i problemi di un quartiere della periferia bolognese, ma l' incursione teatrale, un tanto al chilo, deve aver messo a disagio chi non ne poteva più di un sistema di potere antiquato e a tratti soffocante ma non ha trovato un' alternativa concreta, agile e lontana da una retorica da palcoscenico.

 

Non solo: un gesto del genere ha inevitabilmente rafforzato il «fronte del no», le Sardine e le diverse anime della sinistra che indicavano nel capo della Lega il nemico numero uno. Il cattivo da didascalia. Il pericolo, da demonizzare secondo meccanismi che si ripetono nella storia. La drammatizzazione ha funzionato, bloccando a metà del guado gli indecisi e spingendo invece chi si era rintanato in casa a tornare ai seggi per fermare l' avanzata dei barbari.

 

Cosi, anche se in tono minore, qualcosa è andato storto anche a Bibbiano, dove si sono confrontate le due piazze. Quella leghista e l' altra animata dalle Sardine.

matteo salvini con paola pellinghelli, madre di tommy onofri 2

La storia dei bambini «rubati» non è purtroppo una leggenda da sfatare ma storia terribile di questi anni e però infilare nell' arena politica i più piccoli, immersi con disinvoltura nel gelo del pomeriggio, insieme alle loro madri e alla mamma sventurata di Tommy, vittima innocente di un capitolo angosciante di cronaca nera, è parso di nuovo troppo.

 

Come se il leader, sempre un passo avanti e un passo prima della candidata Lucia Borgonzoni, non si volesse fermare nella sua corsa davanti a niente e nessuno. Pronto a tirare dentro la contesa qualunque tema, qualunque scandalo, qualunque fibrillazione.

 

matteo salvini a bibbiano con lucia borgonzoni 3

In una successione vorticosa di eventi, comizi, blitz. Ecco cosi il Matteo assaggiatore, il Matteo pescatore e agricoltore, il Matteo vestito di rosso Ferrari a Maranello, dopo i costumi estivi e le scollature del Papeete, e poi ancora il Matteo di Bibbiano, ciucci, biberon e guerra alle istituzioni. Troppo e troppo di tutto, in un carosello che più di uno non ha apprezzato. La Lega non avanza ma arretra rispetto al picco delle Europee dell' anno scorso, perdendo due punti in Emilia (sostanzialmente recuperati però con l' 1,7 per cento della lista civica targata Borgonzoni) e dimezzando addirittura i voti in Calabria, dove le truppe salviniane precipitano dal 22,6 al 10 per cento.

 

Scricchiolii. O chissà, scosse di assestamento di un movimento che in tempi rapidissimi ha stabilito un feeling con milioni di cittadini. E che negli ultimi giorni sembrava in grado di fagocitare pure l' Emilia rossa. Cosi non è stato e resta da capire se si sia trattato solo di una battuta d' arresto o se Salvini, come Napoleone, abbia raggiunto il punto più avanzato del suo impero.

SALVINI A BIBBIANO

 

 

Ultimi Dagoreport

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann mirja cartia dasiero theodore kyriakou

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: HA SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” CHE AL QUOTIDIANO DI CONFINDUSTRIA RICORDANO PIÙ PER I CONTENZIOSI E LE RICHIESTE DI BONUS CHE PER I RISULTATI EDITORIALI O FINANZIARI...

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”