"MA COME MAI SIETE PASSATI DALLE LETTERE DI GRAMSCI AL BLOG DI CASALINO?" - RENZI STRAPPA CON IL PD ("MAI AL VOTO CON LORO") E PENSA A UN CENTRO CON FORZISTI, TOTI E CALENDA. LE PROVE GENERALI SARANNO LE ELEZIONI PER IL QUIRINALE -SALLUSTI: "PERCHE’ RENZI HA DETTO CHE SI VA A VOTARE NEL 2022? NON CREDO CHE SIA POI COSÌ FACILE SCIOGLIERE ANZITEMPO LA LEGISLATURA. MA FORSE RENZI HA IN TESTA ALTRO, UNO DEI COLPI DA MAESTRO A CUI CI HA ABITUATO. CIOÈ…"

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1- ATTENTI, TRA POCO SI VOTA

Alessandro Sallusti per "Libero quotidiano"

 

MATTEO RENZI MATTEO RENZI

Matteo Renzi, chiudendo ieri i lavori dell'assemblea del suo partito, ha detto una cosa che tutti pensano, tutti sanno ma che nessuno ha il coraggio di dire, cioè che si andrà a votare il prossimo anno una volta eletto il nuovo Capo dello Stato. Io non credo che Renzi sia dotato della palla di cristallo, né che sappia segreti. Penso che prenda atto che, non tanto questo governo, ma la maggioranza che lo sostiene sia arrivata al capolinea. Su questo siamo d'accordo e non ne abbiamo mai fatto mistero.

 

matteo renzi matteo renzi

I motivi sono ovvi, a partire dal fatto che i gruppi parlamentari, inesperti e stressati da continui ribaltamenti di fronte, non rispondono più in modo certo ai loro leader, in particolare quelli del Pd e dei Cinque Stelle. I quali leader, subentrati in corso d'opera come Letta e Conte, non vedono l'ora di azzerare e ripartire, o come la Meloni incassare il premio di una stagione felice prima che sia troppo tardi.

 

La cosa strana è che apparentemente Renzi non trarrebbe alcun vantaggio dalla fine anticipata della legislatura stante che il suo partito, Italia Viva, oggi ha una pattuglia parlamentare di gran lunga superiore a quella che anche il più roseo sondaggio gli assegnerebbe in caso di ritorno alle urne. La domanda è quindi perché Renzi lancia il sasso nello stagno.

matteo renzi alla leopolda matteo renzi alla leopolda

 

Perché è uno sbruffone? Può essere, ma attenzione. Renzi spesso mente, altre volte inganna ma non parla mai a vanvera. Se dice una cosa è perché ha in mente quella o il suo opposto comunque funzionale a un disegno politico che di solito porta a casa. Io non credo- lo abbiamo scritto più volte che sia poi così facile sciogliere anzitempo la legislatura per via del fatto che due terzi dei deputati e senatori non saranno rieletti e quindi sono poco propensi a rinunciare a un anno di lavoro che in soldoni vale 150 mila euro.

 

Ma forse Renzi ha in testa altro, uno dei colpi da maestro a cui ci ha abituato. Cioè scomporre e ricomporre l'attuale quadro politico per costruire un centro che abbia consistenza elettorale. Come? A proposito di lotta alla mafia, Falcone diceva: seguite i soldi. Parafrasando in politica diremmo: seguite Renzi e la sorpresa è assicurata.

 

 

RENZI, L'ULTIMO STRAPPO "MAI AL VOTO CON IL PD IL CENTRO VALE IL 10%"

Emanuele Lauria per “la Repubblica”

 

«Ma come siete passati dalle Lettere di Gramsci al blog di Casalino?». Quel che rimane del sottile filo che ancora lo lega al Pd, Matteo Renzi lo trancia con una battuta feroce, in linea con gli attacchi di questi giorni alla Ditta.

 

È ora di pranzo ma la stazione della Leopolda, con capienza ridotta per il Covid, è piena in ogni angolo, e il leader ha l'aria di chi parla a una comunità ritrovata, o che perlomeno non vuole estinguersi: «Saremo al 2 per cento, va bene, ma cosa si perde l'altro 98?», sorride l'uomo che ha deciso - per calcolo o necessità - di abbandonare ogni proposito di alleanza con il partito di cui è stato il segretario dei record, 40 per cento e poi giù in picchiata.

 

«Io credo che si voterà nel 2022, perché così vogliono i capi delle principali forze politiche, a cominciare da Letta che intende portare in Parlamento il suo gruppo di riferimento ». In tempi così stretti, è il ragionamento dell'ex premier, «i dem resteranno a braccetto con i populisti 5S e noi non potremo che occupare uno spazio politico diverso».

 

Quale sia, questo spazio, Renzi lo spiega di nuovo: «Il Centro non è un recinto di sigle o ambizioni personali, ma è il luogo in cui si va a prendere il consenso e vincere: accade in Francia, in Germania, accadrà da noi». È quello che, da ieri, si può chiamare "modello Palermo". Con l'annuncio della candidatura a sindaco del capogruppo in Senato Davide Faraone, anticipata da Repubblica , si parte da un nucleo centrista per guardare altrove, anche verso Forza Italia: «Non c'è nessun accordicchio politico con Fi, poi Micciché faccia lui». La formula magica è: né con i populisti né con i sovranisti. «Salvini poteva entrare nel Ppe - dice Renzi ma mi sembra che proceda in un'altra direzione, Meloni non va con la Le Pen perché la ritiene troppo moderata ».

 

(...)

 

 

 

 

 

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