patuelli visco padoan banche etruria crac banca

SOGNANDO LA BAD BANK - RISPARMIATORI IN PIAZZA AD AREZZO DOPO AVER SCOPERTO CHE NON POTRANNO CHIEDERE RIMBORSI AI 4 ''NUOVI'' ISTITUTI, MA DOVRANNO SPREMERE I CATORCI CREATI DAL DECRETO GOVERNATIVO. E COMUNQUE LA PRECEDENZA CE L'HANNO LE ALTRE BANCHE - PURE PATUELLI ATTACCA LA GERMANIA ''PADRONA'', CHE AMMAZZA L'EUROPA

1. BANCHE: PATUELLI, GERMANIA PADRONA, COSÌ EUROPA MUORE

antonio patuelliantonio patuelli

 (ANSA) - L'offensiva di Renzi sulla Merkel e sulle istituzioni di Bruxelles? "La condivido al cento per cento. Renzi è un europeista e per questo non può accettare un'Europa germanocentrica". Lo afferma il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, che - intervistato da Qn - rileva: "La Germania sembra aver adottato il motto di Giolitti: 'Le leggi si interpretano per gli amici e si applicano per gli avversari'. Ma un'Europa così ingiusta e sbilanciata sui soli interessi tedeschi non solo non cresce, ma è destinata a sbriciolarsi".

 

"E' chiaro a tutti - secondo il numero uno dell'Abi - che nella vicenda del salvataggio della quattro banche l'Italia è stata penalizzata", perché "la direttiva europea che mette a carico anche degli obbligazionisti subordinati i salvataggi bancari è del 2014 ed è stata recepita dalla Repubblica italiana solo lo scorso novembre: quando le quattro banche hanno venduto le loro obbligazioni subordinate nessuno poteva sapere a cosa andava incontro... È stata applicata una norma retroattiva, il che mal si concilia con i fondamenti di uno Stato di diritto".

renzi merkel exporenzi merkel expo

 

L'Ue, sottolinea, "dev'essere una casa di vetro": occorrono, a suo avviso, "un Testo unico bancario che fissi regole chiare e non retroattive, nonché delle norme transitorie", "un Testo unico della finanza europea che regolamenti l'accesso ai mercati finanziari" e uno "del diritto penale dell'economia, per evitare che operazioni vietate in Italia siano invece consentite altrove".

 

 

2. BANCHE, I RISPARMIATORI IN PIAZZA

Rosaria Amato per “la Repubblica

RENZI INSTAGRAM renzi al telefono con la merkelRENZI INSTAGRAM renzi al telefono con la merkel

 

In piazza per chiedere ancora una volta «quello che ci spetta, i risparmi che ci avete rubato»: il Comitato delle Vittime del salva-banche ha indetto per stamattina dalle 8.30 alle 16.30 un presidio ad Arezzo davanti alla sede di Banca Etruria. I risparmiatori contestano «l’indolenza della nuova Banca Etruria nel trovare una soluzione per le vittime di questa criminale manovra», e non accettano i paletti posti dal governo alla normativa sui risarcimenti.

 

Infatti le quattro “good banks” hanno fatto sapere che non potranno essere oggetto di richieste di risarcimento da parte degli azionisti e dei titolari di obbligazioni subordinate delle quattro “vecchie” banche, che dovranno quindi rivalersi, come prevede la legge di Stabilità, solo sul Fondo di solidarietà, attraverso gli arbitrati.

 

protesta dei risparmiatori davanti a bankitalia  4protesta dei risparmiatori davanti a bankitalia 4

Oppure, nel caso in cui decidano di far valere in tribunale il diritto al risarcimento, si potranno rivalere sui vecchi istituti in liquidazione. Ma i risparmiatori non ci stanno: in una lettera aperta pubblicata ieri sul sito del Comitato e indirizzata a Roberto Nicastro, presidente delle quattro banche salvate, precisano di non preoccuparsi minimamente delle dichiarazioni «sulla presunta inattaccabilità delle good banks».

protesta dei risparmiatori davanti a bankitalia  7protesta dei risparmiatori davanti a bankitalia 7

 

«Saranno i giudici a stabilirlo, vi inonderemo di cause», annunciano. E nel volantino che oggi viene distribuito dai manifestanti in Corso Italia 179, sede aretina di Banca Etruria, c’è un altro annuncio: «Noi stiamo trasferendo quello che rimane dei nostri risparmi nelle filiali italiane di banche estere o in Poste italiane», è l’attuazione di quanto comunicato a Nicastro, «Contribuiremo con tutte le nostre forze a minare la già precaria stabilità delle quattro nuove banche e del sistema bancario italiano».

protesta dei risparmiatori davanti a bankitalia  9protesta dei risparmiatori davanti a bankitalia 9

 

Mentre ad Arezzo si svolge la manifestazione di protesta dei risparmiatori, la quarta in un mese (la prima è stata il 6 a Montecitorio, la seconda il 13 alla Leopolda e la terza il 22 alla Banca d’Italia) il procuratore capo di Arezzo Roberto Rossi viene ascoltato dal Csm in merito ad eventuali profili di incompatibilità tra il suo incarico di consulente del governo per il dipartimento Affari giuridici e il suo ruolo di coordinatore delle inchieste su Banca Etruria.

 

 

3. ISTITUTI DA LIQUIDARE, È CAOS IN FUMO 1 MILIARDO DI BOND E SOLO 200 MILIONI DI ATTIVO

Andrea Greco per “la Repubblica

 

protesta dei risparmiatori davanti a bankitalia  1protesta dei risparmiatori davanti a bankitalia 1

C’è ancora grande confusione sotto il cielo dei 140 mila investitori scottati dai salvataggi delle banche Etruria, Marche, Ferrara, Chieti. Alla vigilia di Natale hanno appreso, da una nota delle “nuove” aziende risanate, che «in linea con la direttiva bail-in e con la norma italiana di recepimento», queste non attiveranno nuove azioni di responsabilità ai dirigenti che le hanno portate al dissesto, né «possono essere oggetto di azioni dei precedenti soci e obbligazionisti subordinati ».

 

protesta dei risparmiatori davanti a bankitalia  11protesta dei risparmiatori davanti a bankitalia 11

Solo le “vecchie” banche dunque sarebbero perseguibili. Peccato che queste siano ormai quattro scheletri esangui che si avviano alla liquidazione coatta con attivi che nelle prime stime potrebbero non superare i 200 milioni, a fronte di potenziali richiedenti di minimo un miliardo, come somma tra i 788 milioni di bond subordinati azzerati e altri 275 milioni di subordinati non toccati dal blitz del governo perché di vecchio tipo, e non computabili nel patrimonio di tipo “bail in” previsto dalla normativa Ue che entra in vigore tra quattro giorni.

 

banca etruriabanca etruria

I legali dei consumatori sanno che la strada è in salita, perché i paletti posti da Bruxelles sono più che rigidi, e tutta l’operazione è una giostra di conflitti di interessi tra i vecchi creditori (gli obbligazionisti) e i nuovi: le banche italiane, che hanno sborsato i 3,6 miliardi per l’intervento, e se li curano con grande attenzione.

 

«Il governo e gli istituti hanno congegnato un’operazione scientifica per togliere ai risparmiatori la possibilità di far valere i loro diritti - dice Massimo Cerniglia, legale di Federconsumatori -Hanno tolto tutta la polpa dal creditore e lasciano in liquidazione quattro scatole vuote». Federconsumatori, con Adusbef, non si darà presto per vinta: valuta profili di incostituzionalità e una violazione della Convenzione dei diritti dell’uomo, perché la norma impedisce ai creditori di rivalersi.

 

banca marchebanca marche

Rivalersi, già, ma su cosa? Prima c’è il fondo previsto dal governo, fino a 100 milioni per rimborsare solo i casi di vendita scorretta dei subordinati (si stima possano essere massimo un quarto dei 350 milioni di bond in mano al pubblico). Guardando poi all’attivo rimasto alle “vecchie” banche, la sola certezza sono le riserve accantonate a fronte di quei titoli subordinati - ce ne sono per 275 milioni - lasciati nei passivi; ma sono fondi stimabili in meno del 10% delle relative emissioni. Poca cosa. Quanto ai vecchi azionisti, sono stati azzerati senza esplorare la possibilità di dar loro warrant di importo anche minimo con cui partecipare a eventuali riprese di valore future delle banche.

 

lauro costa massimo bianconi banca marchelauro costa massimo bianconi banca marche

La torta di attivi da spartire sarebbe stata molto più ampia. Ma lo schema del governo ha previsto che tutti i proventi della cessione delle quattro “nuove” banche - sono già in pista gli advisor Oliver Wyman e Société Générale, che stanno iniziando a negoziare con diversi interessati - andranno al Fondo nazionale di risoluzione, costituito dalle banche operanti in Italia, che ha coperto le vecchie perdite (1,7 miliardi) e ricapitalizzato le nuove banche (1,8 miliardi) e la bad bank (140 milioni).

 

Stessa musica per le sofferenze dei quattro istituti: un blocco da 8,5 miliardi di crediti svalutati accettando il taglio feroce imposto da Bruxelles (il 17% del nominale), allargando il rosso delle vecchie banche ma ponendo le premesse perché la bad bank unica “Rev” neocostituita le possa vendere con profitto. Ma a incassare sarà ancora il Fondo. Il Fondo è a sua volta creditore di Intesa Sanpaolo, Unicredit e Ubi che hanno anticipato 3,99 miliardi, prestito a breve a tassi non resi noti e con 400 milioni di garanzie statali della Cdp.

ROBERTO NICASTRO ROBERTO NICASTRO

 

Tutto avviene in punta di direttiva Ue. Ma nei trattati comunitari c’è anche il principio per cui una regola non si applica in presenza di violazione di altre. «Ove provato che le vendite di alcuni subordinati fossero scorrette ai sensi del Tuf e della Mifid - segnala un giurista esperto - un giudice civile potrebbe rilevare il nesso di causalità efficiente tra le vecchie banche e le nuove, permettendo ai risparmiatori di rivalersi anche sulle ultime. La disciplina del burden sharing, che imputa ad azioni e bond il costo delle perdite, non si applica se i titoli sono stati venduti contra legem».

 

 

 

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...