ursula von der leyen giorgia meloni

IL VERO GUAIO PER GIORGIA MELONI NON È IL MES, MA IL PNRR – I GOVERNI EUROPEI NON SONO PREOCCUPATI DAL VETO ITALIANO SUL FONDO SALVA STATI, MA DAI RITARDI E DALLA GESTIONE DEL PIANO DI RIPRESA E RESILIENZA, CON LA DECISIONE SUICIDA DI SPOSTARE LA CABINA DI REGIA A PALAZZO CHIGI - IL NODO DELLA MAGGIORANZA A BRUXELLES: L’INGRESSO DEI CONSERVATORI NON BASTEREBBE PER ESCLUDERE I SOCIALISTI. MORALE DELLA FAVA: MELONI SI RITROVEREBBE A GOVERNARE CON IL PD IN EUROPA…

Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN

Il gelo di Giorgia Meloni in questi giorni sull’ipotesi di una ratifica italiana alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità significa il contrario di ciò che appare: anziché mettersi ai margini dei giochi nell’Unione, la premier italiana si sente così al centro da potersi permettere di eludere le questioni che la mettono in imbarazzo. L’approvazione parlamentare del Mes è uno di questi, perché farebbe emergere le ambiguità di una maggioranza ancora percorsa da radicate correnti antieuropee.

 

Ma se Meloni sente di poter tenere duro su questo punto, in parte è per la stessa ragione che ha portato Ursula von der Leyen più volte in Italia in questi mesi e ieri a Tunisi con la premier. La presidente della Commissione è in corsa per succedere a se stessa e avrà fatto i conti.

 

MARK RUTTE - URSULA VON DER LEYEN - GIORGIA MELONI IN TUNISIA

Per avere la fiducia dell’europarlamento, la cristiano-democratica tedesca ha bisogno di un’affidabile maggioranza di (almeno) 376 voti. Quella attuale di Strasburgo — popolari, più socialisti democratici e liberali macroniani di Renew — all’ultimo sondaggio di Der Föderalist a fine maggio avrebbe 391 voti, un margine che non mette von der Leyen al sicuro dai franchi tiratori annidati soprattutto fra i socialdemocratici tedeschi. Di qui l’idea di un allargamento della maggioranza (non di un ribaltamento a destra), che rende corteggiati i «Conservatori e Riformisti» europei presieduti da Meloni.

 

GIORGIA MELONI VS ELLY SCHLEIN

All’ultimo sondaggio questi contano su 79 eurodeputati, quarta forza a Strasburgo. Il fatto che siano alieni dalla percepita intransigenza dei Verdi, che in questa fase li rende invisi all’industria e ai centristi tedeschi, è un punto per i meloniani. […]  già nel 2019 Legge e giustizia , il partito al potere a Varsavia e alleato di Meloni, votò per la Commissione von der Leyen (assieme ai 5 Stelle).

 

C’è poi un’altra ragione che permette alla premier di continuare a bloccare il Mes: gli altri governi trovano il veto italiano un fastidio evitabile, ma non così importante (almeno fino alla prossima crisi bancaria, quando la rete di sicurezza del Mes potrebbe servire).

 

giorgia meloni raffaele fitto 2 giugno 2023

[…] Se però in Italia si concludesse che gli equilibri con il resto dell’Unione sono sotto controllo, il risveglio potrebbe essere brusco. In primo luogo perché l’ingresso trionfale di Meloni nel consociativismo porterebbe altri nodi. Il primo è ovvio: la legge dei numeri e dei rapporti con Berlino impedisce l’esclusione dei socialisti dalla maggioranza di von der Leyen […]. Non solo. L’appoggio a von der Leyen nel 2019 non ha impedito a Legge e giustizia di vedersi bloccare i fondi europei per le ripetute violazioni […] dei principi di una democrazia liberale.

 

[…] Non c’è maggioranza che serva, per chi non tiene il passo. Per esempio il ritardo sulla revisione del Pnrr ha radicato nei servizi della Commissione il dubbio che a Roma i problemi siano più seri di quanto non si dica. La missione dei tecnici di Bruxelles oggi a Roma mira anche a capirci di più. Con in mente il 2024, von der Leyen lavora sui suoi uffici per far sì che la terza rata del Pnrr da 19 miliardi sia sbloccata, senza pagamenti parziali.

 

GIORGIA MELONI PNRR

[…] i servizi di Bruxelles non dimenticano un punto: l’Italia nel 2021 incassò la prima rata grazie all’avvio di un modello di governo del Pnrr che questo esecutivo ha smantellato, senza dimostrare che l’attuale accentramento a Palazzo Chigi funzioni. Da alcune altre capitali si osserva con crescente scetticismo. Dice Christian Damielsson, segretario di Stato per l’Europa della presidenza di turno svedese: «Ci dev’essere un’efficace attuazione del Pnrr, anche sulle riforme. Abbiamo totale fiducia che la Commissione controlli che si faccia tutto fino in fondo».

fitto meloni

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…