
“MI STO FACENDO UN CULO COSI’ PER ESSERE AI GIOCHI MA IL GINOCCHIO NON TORNERÀ PIÙ COME PRIMA” – FEDERICA BRIGNONE E L'INFORTUNIO CHE LA POTREBBE TENERE FUORI DALL'OLIMPIADE DI MILANO-CORTINA 2026: “L'INFORTUNIO MI HA CREATO UN GUAIO PER LA VITA. SONO PRONTA ALL'EVENTUALITÀ DI NON FARCELA. C’È CHI HA IMPIEGATO DUE ANNI PER TORNARE DA UN INFORTUNIO ANALOGO. IL MOMENTO PEGGIORE? E’ STATO QUANDO HO CAPITO CHE SERVIVA IL SECONDO INTERVENTO: NON CAMMINAVO BENE, NON SALIVO LE SCALE, IL GINOCCHIO ERA GONFIO. MI SONO DETTA: ANCORA COSÌ DOPO QUATTRO MESI?”
Flavio Vanetti per corriere.it - Estratti
Federica Brignone, ci racconta la sua estate?
«Più che altro… non è stata un’estate. Niente mare, surf, divertimenti: ho vissuto al JMedical della Juventus con il solo scopo di stare meglio. Ho preso un appartamento a Torino: solo da agosto, dopo la seconda operazione, ho fatto avanti e indietro da La Salle. Avevo bisogno di tornare, di rivedere le montagne della Val d’Aosta: è servito a riprendere una vita semi-normale».
Quanto ha ripensato al giorno del crash?
«Poco, l’ho solo sognato di notte. Sul piano razionale aveva poco senso: tanto ormai era successo».
La sua lotta quotidiana: com’è stata, com’è?
«Puntavo a guarire e basta. Tornavo a casa e facevo gli esercizi che mi mancavano, mi “attaccavo” al ghiaccio. La fretta in questi casi non esiste, ma cercavo di mettermela».
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Uno si sente guerriero, poi la guerra arriva ed è tosta.
«La mia non è piacevole: c’è pure il dolore, tuttora presente. Però per me guerra è anche vincere una Coppa del Mondo. Amo le sfide, questa non potevo rifiutarla: ringrazio la Fisi e i Carabinieri che mi aiutano ad affrontarla, oltre agli sponsor che sono rimasti al mio fianco».
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C’è stato un momento di «down»?
«Sì, quando ho capito che serviva il secondo intervento. Non camminavo bene, non salivo le scale, il ginocchio era gonfio. Mi sono detta: ancora così dopo quattro mesi? D’altra parte non sono mancate fasi opposte: spesso mi sono sentita forte, reattiva, positiva. Insomma, combattente come sono io».
Il ritorno sugli sci è in arrivo. Lo teme o lo sfida?
«Da una parte non vedo l’ora, dall’altra non vorrei rimettere gli sci e sentirmi a disagio: sarebbe una bruttissima botta».
È pronta ad accettare l’eventualità di non farcela?
«Con quello che è successo, sì. In quel caso potrei considerare il ritiro? Per come sono fatta io non so se lascerei. Probabilmente direi: “Ok, quest’anno non ce la faccio, ma ci riprovo”».
Dicono alcuni: chi gliela fa fare, con quello che ha vinto?
«È vero, però la decisione nasce dall’amore per lo sci. Se non mi fossi fatta male, magari sarei stata più pronta a smettere. Invece ora non posso tirarmi indietro. Deciderà la mente? Prima di tutto… la gamba sinistra».
Lei ha detto: vado avanti giorno dopo giorno. Ma c’è una visione sul domani?
«Le tempistiche di recupero andrebbero oltre i Giochi 2026 e la prossima stagione: c’è chi ha impiegato due anni per tornare da un infortunio analogo. Quindi io devo fregare il tempo, ragionando giorno dopo giorno. Quando tornerò a sciare e a gareggiare? Ancora non lo so».
Che cosa accadrà da qui in poi?
«L’aspetto più urgente è rieducare il fisico, ad esempio alla corsa: è tanta roba dopo quanto è capitato. Come fronteggerò il dolore che ancora sento? Sopportandolo, infischiandomene. Quindi dovrò ricostruire la muscolatura e su questo fronte lavoro come una bestia: il mio corpo non dovrà sentirsi malato».
Non sarà condizionata nella sciata?
«So già che non sarò preparata come nel passato. E so che la piena flessione del ginocchio non la recupererò mai, mi sono creata un guaio per la vita. Però desidero tornare a sciare e a fare sì che il corpo si fidi. Ma servirà pazienza: pure riprendere a sciare sarà una riabilitazione, capirò se potrò bruciare le tappe».
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I Giochi 2026…
«Alt, immagino la domanda. Continuo a non avere una risposta, mi sto facendo un c… così per partecipare».
La gente vuole che lei ci sia.
«Capisco e ringrazio. Però a coloro che la fanno facile vorrei chiedere di scambiare la mia gamba infortunata con la loro sana…».
federica brignone coppa del mondo sun valley foto lapresse 1
Per noi Federica Brignone dovrebbe essere comunque la portabandiera.
«Felice di sentirlo. La prospettiva di fare l’alfiere dell’Italia mi motiva ancora di più».
Se doveva proprio succedere, è bene che sia accaduto a fine carriera?
«Se sei più giovane, guarisci meglio. Però magari non avrei avuto la volontà che sto usando oggi. Ho già coronato i sogni che avevo da bambina, questa è una cosa in più. Ma devo provarci».
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federica brignone
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FEDERICA BRIGNONE
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