totti cassano

CASSANATE A TUTTO GAS – "A ROMA CON TOTTI CI SFIDAVAMO CON LE FERRARI A CHI ARRIVAVA PRIMO AL CENTRO SPORTIVO DI TRIGORIA - ALL’EUR FACEVAMO IL CIRCUITO, DAL PALAEUR ALL’OBELISCO E RITORNO, ALLE 5 DI MATTINA. IERI HO FATTO DA GENOVA A BRESCIA, CI HO MESSO 4 ORE. I FIGLI CAMBIANO TUTTO" – CASSANO RACCONTA LA SUA ROMA-JUVE, I 4 NO A MOGGI, IL RAPPORTO CON SPALLETTI E IL PUPONE, ALLEGRI "RIMASTO A DIECI ANNI FA" E LE VOLTE IN CUI SI PRESENTAVA IN MUTANDE DA SENSI...

Estratto dell’articolo di Matteo Pinci per la Repubblica

 

totti cassano 44

Antonio Cassano, sono passati 19 anni da Roma-Juventus 4-0 del 2004: la più bella partita della sua vita?

«Una delle più belle partite della vita mia. Il problema è che quelle cose le facevo una volta ogni sei anni. Mi affascinava confrontarmi con le grandi. Mi dicevo: ora vi faccio vedere chi è il più forte. Dacourt, nello spogliatoio, diceva: grandi partite, grandi giocatori. Invece mi rompevo le palle a giocare con squadre meno forti. Io giocavo Roma-Juve come in strada. Volevo lasciare la gente a bocca aperta: quella è la goduria».

 

 

(...)

Quante volte ha rifiutato la Juventus?

totti cassano

«Quattro. La prima il 2001: avevo appuntamento con Moggi ad Avellino, ma volevo giocare con Totti, mi affascinava Roma, la città. Non mi ha mai affascinato la Juve, nemmeno per un secondo: non c’entrava nulla con la mia idea di calcio. Lì sarei durato tre giorni: il primo giorno mi acquistavano, il secondo presentazione, il terzo mi cacciavano via. Buffon mi diceva: sei un cretino, da noi potevi vincere il Pallone d’oro. Io gli rispondevo: Gigi, io non timbro il cartellino, io all’allenamento devo divertirmi».

 

 

 

 

Eppure a Roma voi due aveste un rapporto tormentato.

totti cassano

«Per colpa mia. Dopo l’allenamento alla Roma i più giovani portavano via le porte. Lui arrivò e ci disse: da oggi, le porte le toglie tutta la squadra. Metteva regole. Il volume della musica? Io lo tenevo alto, lui veniva e lo abbassava. Non guardava in faccia nessuno, Cassano, Totti o Montella: dopo tre giorni in cui mi sono comportato male mi ha tolto la fascia di vice capitano e mi ha messo fuori rosa, giustamente. Dopo che mi sono comportato bene, ma dovevo andare al Real, mi ha detto: tu potresti giocare con me. In 5 partite tra campionato e coppa feci 3 gol e 2 assist. Ancora oggi ci sentiamo: con lui puoi parlare di calcio, di vini, di cibo. A Roma lo hanno disintegrato, lui come Luis Enrique. Forse si saranno pentiti…».

 

È amico di Spalletti e Totti: può farli riappacificare lei?

ADANI VIERI CASSANO TOTTI VENTOLA

«Ma che gli dico, “Avete fatto casino, stringetevi la mano”? Però sarei contento se facessero due chiacchiere. Luciano guardava al bene della squadra. Se a Totti chiedi “giocheresti?”, lui ti dice di sì anche oggi. Qualcuno se ne è approfittato per metterli contro».

 

 

Ora lei si diverte con la Bobo tv.

«Conosco Vieri da più di 20 anni, lui dice che mi ha fatto l’assist per il primo gol in Nazionale, ma era una mezza spizzata, non ha fatto un cavolo. Però mi ha fatto conoscere Lele Adani e Nicola Ventola. Bobo ha avuto un’idea geniale, mettendo insieme persone diverse: Ventola è di una simpatia unica, è divertente e competente. Poi ha messo il pazzo scatenato, che sono io, che affronto la vita di petto e penso e spero di far capire il calcio, a modo mio. E poi Lele, il Messi degli opinionisti. Noi non abbiamo censure, nessuno ci dice cosa dire: la gente ci segue per questo, e per la competenza».

 

FRANCESCO TOTTI CASSANO

C’è una “cassanata” che non è mai stata raccontata?

«Franco Sensi mi chiamava una volta a settimana nella sua stanza, lui in giacca e cravatta, io andavo da lui in mutande e lo abbracciavo pure. Poi, le corse in Ferrari con Totti. Facevamo via di Trigoria a manetta, a chi arrivava primo al centro sportivo: chi si metteva davanti non faceva passare l’altro. Sa le volte che abbiamo rischiato di fare la frittata? All’Eur facevamo il circuito, dal Palaeur all’obelisco e ritorno, tre quattro giri alle 5 di mattina. Ieri ho fatto da Genova a Brescia, ci ho messo 4 ore. I figli cambiano tutto».

 

(...)

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