
"CON DIEGO MARADONA UN AMORE QUASI FISICO. CI BACIAVAMO, CI ABBRACCIAVAMO. È MANCATO SOLO IL SESSO TRA DI NOI” - LO STORICO AGENTE DEL “PIBE” GUILLERMO COPPOLA: "AVREI VOLUTO MORIRE IO AL SUO POSTO. LA SUA FRASE PIÙ BELLA È STATA 'SEI LA PALLA DELLA MIA VITA'. EPPURE, C’È STATO UN TEMPO IN CUI ERO DIVENTATO IL PRINCIPALE NEMICO, DICEVA CHE AVEVO RUBATO I SOLDI DELLE FIGLIE. E COSA FECI DI FRONTE A QUELLE ACCUSE? MI AUTODENUNCIAI, NON MANCAVA NULLA, NEANCHE UN DOLLARO". IL CARCERE PER TRAFFICO DI DROGA E QUELLA VOLTA CHE GIOVANNI PAOLO II DISSE A DIEGO: 'TU SEI PIÙ FAMOSO DI ME’”
Filippo Conticello per gazzetta.it - Estratti
Non esiste realtà e non esiste finzione quando a parlare è Guillermo Coppola, incantatore di serpenti, grande seduttore, controverso negoziatore. È stato, ed è ancora a 76 anni, un dandy sofisticato, abituato a camminare su un filo a 100 metri di altezza, come l’uomo di cui è stato manager e ombra: per diventare l’agente unico di Diego Armando Maradona lasciò in un colpo solo gli oltre 100 giocatori che rappresentava.
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In Argentina ha ispirato una serie tv di successo — quando si dice una vita da film — e ancora adesso si commuove a parlare del “suo” Diego: se lo ha aiutato a salire sulla cima del mondo, ne ha anche accarezzato il lato più oscuro.
Guillermo, ma alla fine dei conti lei chi è?
"Sono El Representante, come il titolo della serie tv. L’uomo che nel mio Paese ha fatto di questa attività un mestiere. Oggi ci sono centinaia, migliaia di procuratori che davanti a me si levano il cappello: 'chapeau'. Per il resto, sono un uomo imperfetto, amante del bello. Ho avuto luci ed ombre come tanti, e un privilegio unico: ho passato parte della vita accanto al più grande".
E allora chi era davvero Diego?
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"Era il genio. L’estasi e il tormento. Il Dio del calcio, ma anche dello spettacolo. Bisogna tornare a Napoli, la città più bella del mondo, perché è lei che spiega Maradona. Un popolo intero si inchinò perché Diego trascendeva il pallone. In un’epoca fu Di Stefano il più grande, in un’altra Pelé, oggi è ancora Messi, ma Diego è stato unico e diverso in tutto. Una volta Giovanni Paolo II gli disse: 'Tu sei più famoso di me...'"
Lei ha detto una volta: con Diego eravamo una vera coppia e tra noi è mancato soltanto il sesso.
"Dal 1985 al 1990 il nostro è stato un rapporto puramente professionale, fatto di tanti successi. Poi ci siamo separati bruscamente e ritrovati dopo il Mondiale del ’94. Da lì è stato tutto diverso: è nata una relazione sentimentale, un bisogno di stare insieme. Un amore quasi fisico. Ci baciavamo, ci abbracciavamo, dividevamo tutto, lo spazio e l’aria. È mancato solo il sesso tra di noi, è vero, ma se fosse successo lo ammetterei senza problemi...".
Poi altre divergenze e una nuova separazione.
"Per ritrovarci un’altra volta. Diego stesso ha detto: 'Coppola era il resto del mio cuore, mio padre, mio fratello, il mio amico'. La sua frase più bella è stata 'sei la palla della mia vita' perché il mondo sa quanto amasse la palla. Eppure, c’è stato un tempo in cui ero diventato il principale nemico, diceva che avevo rubato i soldi delle figlie. E cosa feci di fronte a quelle accuse? Mi autodenunciai, non mancava nulla, neanche un dollaro".
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Questa vita estrema l’ha portata anche in carcere per 97 giorni: che esperienza è stata?
"Fui incarcerato ingiustamente da un giudice e da poliziotti che poi finirono a loro volta in carcere. Sono finito dentro senza motivo, con accuse di traffico di droga infondate. In quel momento Diego e la sua famiglia sono stati il mio bastione, non mi lasciarono mai solo".
Che relazione ha ora con la famiglia di Maradona?
"La risposta l’hanno data loro nel giorno più triste: sono stato io a portare la prima maniglia del feretro di Diego, un gesto che per me vale tutto. Oggi con l’ex moglie Claudia e le figlie c’è rispetto, anche senza vederci spesso: sanno che ci sarò sempre".
Qual è il momento in cui lo ha visto più felice?
"Quando aveva vicino il suo giocattolo rotondo, che fosse nel fango o nella finale Mundial. Diego è stato felice, anche se inquieto: lo era quando ha sposato Claudia, quando nascevano le figlie, quando scopriva Napoli. E quando, a 5 mesi da Messico ’86, mi disse: 'Guillote, vinceremo e sarò il migliore'".
E il momento più triste?
"A inizio 2000 a Punta del Este, quando rischiò di morire dopo giorni di eccessi di ogni tipo. Aveva una dipendenza, ma anche la forza per combatterla e rinascere sempre".
Se potesse cambiare una sola decisione presa negli anni insieme, quale sarebbe?
"Le decisioni non si cambiano. Piuttosto, ho un rimpianto perché Diego non ha mantenuto la promessa più importante. Mi aveva garantito che sarebbe stato lui a portare il mio feretro, e invece è successo il contrario. Se potessi, in questa storia cambierei solo il finale. Avrei voluto che fosse stato lui a sopravvivere a me per godersi figli e nipoti".
Qual è stato il miglior Diego su un campo di calcio?
"Tutti potrebbero pensare a quello dell’86 che lo rese eterno, e invece dico quello della stagione successiva, che vinse il primo scudetto al Napoli. E poi il Diego selvaggio e senza pensieri degli inizi, quello dell’Argentinos Juniors dove nacque il mito".
(…)
Per chiudere: Maradona è stato ammazzato?
"Non ho elementi per rispondere, non ero lì vicino a lui e non posso accusare nessuno. Sarà la giustizia a dire se si poteva fare di più per salvarlo. So solo che è morto nella maniera più triste e solitaria".
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E se oggi potesse parlargli, cosa gli direbbe?
"Gli direi grazie. Grazie per essere passato da qua. E gli direi che lo amo, come sempre e forse di più".