sarfatti

UN MARZIANI A ROMA - LE DAME DELL’ARTE. TRE COLLEZIONISTE DALLO SGUARDO SPECIALE: CLAUDIA GIAN FERRARI, BIANCA ATTOLICO E MARGHERITA SARFATTI. LEI FU UNA SORTA DI PEGGY GUGGENHEIM ITALIANA: LA VICINANZA INTIMA A BENITO MUSSOLINI (CHE POI LA ALLONTANÒ FINO ALL’ESILIO DEL 1938), LA MILITANZA NEL FUTURISMO, IL SOSTEGNO AD UN IMMENSO SCULTORE COME ADOLFO WILDT, L’EMPATIA CON MARIO SIRONI (CHE FU ANCHE SUO AMANTE)… CHISSÀ CHE LA SUA STORIA NON DIVENTI UNA SERIE IN COSTUME SU NETFLIX. SUL SITO DELLA GALLERIA RUSSO POTRETE FARVI UN TOUR VIRTUALE…

Gianluca Marziani per Dagospia

 

BIANCA ATTOLICO

Noi vagabondi planetari amiamo la passione terrestre e molto umana per il collezionismo d’arte. Mi sono dedicato a studiarne l’origine greco-romana, i modelli di catalogazione olandese nel Seicento, le grandi collezioni rinascimentali nei magnifici palazzi italici, il lusso barocco dei mecenati Borghese, Pamphilj, Colonna, Barberini, Spada, Aldobrandini.

 

L’arte visiva, da sempre, non poteva che occupare un vertice sentimentale tra gli accumulatori di oggetti in apparenza inanimati. Perché, in fondo al cuore, ogni vero collezionista stabilisce dialoghi intimi con la propria ossessione, ricreando relazioni privilegiate coi feticci di un’incessante rincorsa senza vero traguardo.

 

CLAUDIA GIAN FERRARI

Il vostro collezionismo somiglia alla mia missione sul Pianeta Terra, ovvero, muoversi alla continua scoperta del nuovo, tra rivelazioni e conferme, cambi di prospettiva e soluzioni che creano altri punti di vista. Il collezionismo come forma di conoscenza ma anche di architettura interiore, dove le opere arredano il luogo speciale che ogni feticista nasconde agli altri, curandolo con gelosa intimità.

 

sironi paesaggio urbano 1908 pastello su carta intelata

Il Novecento è un’esplosione graduale di collezionisti che sostengono le avanguardie, i nomi in auge, le correnti e i movimenti nel secolo della modernità dinamica. Nascono, decennio dopo decennio, mecenati laici e borghesi, figure che uniscono azienda e collezione, famiglie che si tramandano nozioni e passioni, giovani che salgono nel consesso sociale attraverso il patrimonio in opere e relazioni. Rispetto ai secoli passati cambia l’approccio: gli spazi per l’accumulo sono quelli delle case e non più dei grandi palazzi con affreschi, sculture e dipinti su commissione; i linguaggi moderni, in aggiunta al binomio quadro/scultura, danno voce a fotografie, oggetti ready-made, documenti cartacei, installazioni, fino all’avvento massivo dei linguaggi video e digitali; e poi diventano sempre più centrali le gallerie private, le case d’asta e le fiere, nuove cattedrali laiche del monopoli mondano tra cultura e denaro, possesso e speculazione, bellezza e coscienza di classe.

sironi mario ritratto di margherita sarfatti

 

L’autunno della sospensione pandemica mi ricorda che esistono altri modi per fruire l’arte. Parlo di aspetti pratici e funzionali: i muri, le chiese, le sculture pubbliche da piazza, i luoghi istituzionali, le gallerie con una certa ragione sociale (oggi possono restare aperti gli spazi che non siano associazioni culturali), fino alle collezioni private che sono il vero patrimonio diffuso, ancora poco accessibile da occhi discreti e curiosi. Voglio immaginare, dopo la lezione del Covid, un collezionismo più generoso e inclusivo, affinché l’opera incarni un bene privato con varchi universali, sorta di proprietà fisica che offra un diffuso possesso interiore, come avviene quando sentiamo “nostro” un capolavoro agli Uffizi o ai Musei Vaticani.

 

sironi mario la ballerina 1916

Nel frattempo, tra le attese di un nuovo futuro e la gestione di un brutto presente, il miglior modo per scoprire le collezioni private ci conduce tra musei e gallerie, luoghi di fruizione che offrono squarci su raccolte pregevoli, costruite lungo decenni, frutto di un sentimento luminoso che asseconda chi insegue la sicurezza degli oggetti.

 

Sono tre le raccolte che ho ammirato a Roma nei primi giorni d’autunno. Claudia Gian Ferrari al MAXXI (mostra appena terminata), Bianca Attolico ai Casino dei Principi di Villa Torlonia (in attesa della riapertura dei musei), Margherita Sarfatti alla Galleria Russo (mostra terminata a fine ottobre ma potete godervi il progetto in formato virtuale). Tre dame dell’arte, tre collezioniste con caratteri e manie da gran soiree, unite da una passione accecante per gli artisti e le loro storie, per quel magico intreccio tra l’opera e il suo percorso generativo.

 

CLAUDIA GIAN FERRARI (1945-2010)

wildt adolfo mater purissima 1918

Lei era una studiosa, collezionista e gallerista di rara intelligenza, finemente allineata al continuo presente. Appassionata di grandi artisti della prima metà del Novecento (da Fausto Melotti a Umberto Boccioni, da Filippo de Pisis a Mario Sironi), dal 1990 al 2008 ha seguito le evoluzioni del panorama internazionale, intuendo nomi in giusto anticipo, accostando alcuni amati giganti (Anselm Kiefer, Pier Paolo Calzolari, Yayoi Kusama…) ai giovani che avrebbero scalato le vette del mercato (Wolfgang Tillmans, Chen Zhen, Anselm Reyle, Kendell Geers, Stefano Arienti, Chapman Brothers, Roni Horn…).

 

Con alcuni come Luigi Ontani e Martin Maloney ha costruito rapporti d’amicizia, mescolando il tema dello scouting al mecenatismo condiviso, pensando l’opera come bene collettivo, quindi non solo patrimonio privato ma oggetto sociale, da destinare a luoghi che tutelino una storia sentimentale dal valore pubblico. Non è un caso che la mostra al Maxxi sia stata allestita nella sala a lei dedicata; e non è un caso che diversi lavori, parte di una grande donazione al museo, siano ormai pezzi significativi nel patrimonio del Maxxi.

 

sironi mario figura con lo specchio

La sua casa romana, la sua galleria milanese, i suoi cataloghi, le sue qualità analitiche e intuitive, frammenti sparsi di un discorso amoroso che la Gian Ferrari ha condotto fino alla fine, scrivendo una splendida pagina del mecenatismo illuminato, generoso, sempre dalla parte degli artisti e della loro poesia in una società culturalmente aperta.

 

BIANCA ATTOLICO (1931-2020)

Lei era il prototipo della collezionista in cerca del lampo, del codice innovativo, dell’opera come luce speciale sul presente. Cresciuta a Roma in una famiglia che collezionava opere di Scuola Romana, Bianca Attolico ha gradualmente condotto le sue passioni verso artisti di ricerca, privilegiando i nomi italiani, i giovani di talento, le proposte delle migliori gallerie romane, non dimenticando il focus su autori stranieri di qualità museale.

 

sarfatti wildt derain ph ghitta carrell coll gaetani

“La Signora dell’arte” (a cura di Ludovico Pratesi) è un piccolo ma raffinato viaggio nel cuore di una città, Roma, che è stata casa e lusso per molti giganti del Dopoguerra: Mario Schifano, Fabio Mauri, Jannis Kounellis ma anche Joseph Kosuth (romano d’adozione) e Sol LeWitt (legatissimo a Roma e Spoleto, dove la Attolico aveva una casa di vacanza), non dimenticando Pino Pascali, Gino de Dominicis, il gruppo di San Lorenzo… frammenti di un discorso amoroso che si dislocano nei due piani del Casino (sede dell’Archivio della Scuola Romana) con atmosfere da villa privata, tra suoni di uccelli e piante verdissime in quel di Villa Torlonia.

 

sarfatti ph ghitta carell coll gaetani 3

Dalle prime opere di de Chirico, Balla e Morandi si passa agli anni Sessanta del Pop, agli anni Settanta di Arte Povera, fino ai lavori recenti di Francesco Vezzoli, Wolfgang Tillmans, Vanessa Beecroft, Santiago Sierra… Opera dopo opera si percepisce un legame privilegiato tra la Attolico e ogni singolo quadro, una specie di poligamia sentimentale con i pezzi di quel puzzle interiore, frutto di un lungo pensare e un decisivo agire, una ricerca mai sazia del prossimo amore, del nuovo lampo, del prossimo viaggio in acque amiche.

sarfatti ph ghitta carell coll gaetani

 

MARGHERITA SARFATTI (1880-1961)

Lei fu una sorta di Peggy Guggenheim italiana, da molti criticata per la vicinanza intima a Benito Mussolini (che poi la allontanò fino all’esilio del 1938), da molti amata per le sue raffinate intuizioni iconografiche, la sua aderenza militante al Futurismo, per il sostegno ad un immenso scultore come Adolfo Wildt, la sua empatia con Mario Sironi (che fu anche suo amante), per le argomentazioni teoriche con cui valorizzava il genio fragile di Medardo Rosso.

 

wildt adolfo pianto sulla porta chiusa 1915

Dopo il Mart di Rovereto e il Museo del Novecento di Milano, si aggiunge Roma con questa mostra dal ricco catalogo (a cura di Fabio Benzi, con testi di Corrado Augias, Rachele Ferrario e lo stesso Benzi) e dalle opere sensazionali.

 

severini autoritratto 1905

Sul sito della galleria potrete farvi un tour virtuale, scoprendo un capolavoro di Giacomo Balla, undici pezzi di Wildt, un “Ritratto” di Giorgio de Chirico con dedica “Alla gentilissima signora Margherita Sarfatti”, un altro suo ritratto firmato Sironi, fino alla sedia che Marcello Piacentini disegnò per la figlia Fiammetta… oltre cinquanta pezzi tra dipinte e sculture che raccontano la grande figurazione italiana tra le due guerre, regalandoci un ritratto di donna forte e sentimentale, modernissima per stile e impatto mondano, strategica e “maschile” quando serviva, ottima penna ed eccellente salottiera (la sua casa di Corso Venezia a Milano era un salotto intellettuale tra i più ambiti in città). Chissà che non diventi una serie in costume su Netflix, gli elementi per una grande saga italiana ci sarebbero tutti.

Severini Gino Maternita Severini Gino Natura morta con aragosta2sarfatti ph ghitta carell coll gaetani 4wildt adolfo mater purissima 1918Rosso Medardo Il bacio sotto il lampione 1882Rosso Medardo Ecce Puer 1906Boccioni Umberto Periferia 1909Erba Carlo Casolari 1912 olio su telamargherita sarfatti america sud mart fondo sarfattiBalla Giacomosarfattimargherita fiammetta sarfatti ph ghitta carrell coll gaetanimargherita sarfatti derain wildt mart fondo sarfattisarfatti ph ghitta carell coll gaetani 1Gianluca Marzianiwildt adolfo vergine 1924

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