DAGO BUSINE$$ - LA FIAT IN MANO ALLE BANCHE, GLI ULTIMI GIORNI DEGLI AGNELLI - AZIONISTI RCS, UNA FOLLA PER FOLLI - IL TOCCO MAGICO DEL CIABATTINO: DELLA VALLE GUADAGNA DOVE NON COMANDA.

1 - SORPASSATI GLI AGNELLI
Giovanni Pons per La Repubblica
La Fiat in mano alle banche? Dopo le dichiarazioni di Alessandro Profumo non è più fantafinanza. A settembre 2005 l´azionista di riferimento della casa automobilistica torinese avrà impressi i marchi di Sanpaolo Imi, Banca Intesa, Capitalia e Unicredit. Quanto peseranno? Con un puro esercizio accademico, si può calcolare quale sarebbe la quota Fiat in mano alle banche se la conversione avvenisse già oggi. I parametri in gioco sono due: 15,5 euro, cioè il prezzo di conversione previsto dal contratto; 6,2 euro che rappresenta la media del prezzo di mercato del titolo Fiat negli ultimi sei mesi. Trasformando 3 miliardi di crediti in azioni le banche avrebbero oggi il 25,6% della Fiat mentre la quota in possesso della famiglia Agnelli si ridurrebbe al 22,6%. Un sorpasso in piena regola, che carica sui bilanci delle banche il costo del risanamento Fiat. Se a ciò si aggiunge l´aumento di capitale per 1 miliardo garantito dalle stesse banche un anno fa e il "portage" organizzato per la Fidis accollandosi 3,8 miliardi di debiti, ecco il costo della crisi Fiat per le banche e i loro azionisti.


2 - AZIONISTI RCS, UNA FOLLA PER FOLLI
Fonte Ansa - Con l'ingresso dell'immobiliarista romano Stefano Ricucci si fa sempre più affollato l' azionariato di Rcs Mediagroup. Le grandi manovre in vista della scadenza, a fine giugno, del patto di sindacato, che vincola il 44,793% del capitale ordinario, sono ormai in pieno svolgimento e i prossimi mesi si preannunciano decisivi per disegnare gli assetti futuri della società che controlla il Corriere della Sera.

Intanto un primo effetto degli acquisti di azioni del gruppo editoriale si registrano sul numero di titoli in circolazione in borsa dove il flottante risulta ormai sceso intorno al 36% del capitale. Il resto è raccolto nel patto di sindacato o è in mano a grandi soci, più e meno recenti. L'ultimo in ordine di tempo è appunto Ricucci il cui ingresso è stato accolto con una certa freddezza dal presidente di Rcs Quotidiani, Cesare Romiti. "L'ho letto sui giornali. Non lo conosco. Non ho nessun commento da fare", ha commentato Romiti.

A stretto giro di posta è arrivata la replica dell'immobiliarista romano. "E' vero, non ci conosciamo, non abbiamo mai avuto occasione di incontrarci, ma non mi sembra così importante. Ora - detto Ricucci riferendosi a Romiti - non gli mancheranno le occasioni per conoscermi".

In attesa che magari escano allo scoperto nuovi azionisti di sicuro c'é il quadro emerso nell'ultima assemblea della società editoriale: alla Giovanni Agnelli & C fa capo il 10,508% del capitale ordinario (di cui il 10,189% conferito nel patto), a Mediobanca il 10,301% (9,358% nel patto), a Gemina il 9,597% (9,187% sindacato), il 5,754% alla famiglia Pesenti (4,795 sindacato), il 5,102% alla Premafin di Ligresti (candidata a entrare nel patto), il 4,039% a Francesco Gaetano Caltagirone, il 2,684% alle Assicurazioni Generali (2,536% nel patto).

A questi va aggiunto il 2,013% in mano a Stefano Ricucci, l'1% che il finanziere francese Vincent Bolloré ha affermato di avere in portafoglio e all'1,9% accreditato a Diego Della Valle. Dai bilanci delle banche emerge inoltre che Capitalia e Unicredit possiedono rispettivamente l'1% e lo 0,9% della società editoriale. Tra le partecipazioni sotto al 2% bloccate nel patto di sindacato infine risulta l'1,899% di Pirelli & C, l'1,896% di Banca Intesa, l'1,876% della Sinpar di Lucchini, l'1,176% di Finint, l'1% della Edison e lo 0,875% in mano alla Mittel.




3 - IL TOCCO MAGICO DI DELLA VALLE: GUADAGNA DOVE NON COMANDA
Alessandra Pecori per
www.websim.it
Come modello da seguire, Diego Della Valle è una garanzia per i risparmiatori. Gli investimenti che l'imprenditore della Tod's ha fatto in società quotate, nonostante i tempi duri per i mercati finanziari, non potevano essere più azzeccati.

Secondo i nostri calcoli, la quota accumulata in Bnl e quella in Rcs valgono nel complesso 87 milioni di euro in più rispetto a quando sono state comprate, cioè in meno di un anno sono salite di oltre il 50%. Senza mettere in conto le cedole che saranno pagate a fine maggio. E adesso che Della Valle si appresta ad acquistare l'1% di Mediobanca, al di là degli assetti di potere, ci si chiede se questo investimento renderà altrettanto bene.

Della Valle e il figlio Andrea hanno annunciato l'ingresso nella Bnl poco più di un anno fa, attraverso la holding estera Dorint che ha comprato sul mercato il 2,83% del capitale della banca romana. Dopo avere osservato che in quel periodo il prezzo del titolo oscillava fra 1,1 e 1,2 euro, ipotizziamo che l'imprenditore vi abbia investito 72 milioni di euro.

Della Valle è poi salito al 4,6% per un importo stimato di 48,5 milioni. Per arrotondare la quota al 4,99% avrebbe comprato altre 8,5 milioni di azioni per quasi 15 milioni. In tutto, la spesa sarebbe di 135 milioni, per una quota che ai prezzi di oggi ne vale 212, il 56% in più. Il bilancio diventa ancora più conveniente se si aggiungono le azioni proprie che la Bnl distribuirà ai suoi soci (una ogni 64) che porteranno l'imprenditore marchigiano a ricevere altre 1,7 milioni di azioni, che oggi valgono 3,3 milioni di euro.

Anche l'investimento in Rcs non è stato da meno. Della Valle ha comprato una quota vicina al 2% a ottobre scorso, quando il titolo del gruppo editoriale oscillava fra i 2,2 e i 2,6 euro. Supponendo che le azioni siano state pagate 2,4 euro, l'imprenditore avrebbe speso 35 milioni per accumulare la quota. Che adesso ne vale 45, quasi il 30% in più. E quei titoli frutteranno un dividendo di 0,017 euro per azione, in tutto 248mila euro.


Dagospia 05 Maggio 2004