URBE ET FURBI - CORRI A CASA IN TUTTA FRETTA C'E' SUPERVELTRONI CHE TI ASPETTA - COME TRASFORMARE LA POLVERIERA ROMANA IN UNA "FESTA DE' NOANTRI" CHE FA CONTENTI TUTTI: NOMADI E FASCISTI, OPUS DEI E DROGATI, AFRICANI E MARIA ANGIOLILLO.
Filippo Ceccarelli per "La Repubblica"
Quasi nulla in politica avviene per caso. Quasi sempre c´è sotto qualcosa. O dietro. E quando non c´è, sono gli stessi protagonisti o il protagonismo dei media ad alimentare l´interesse, per non dire la curiosità. E allora. Tra le mille espressioni che Massimo D´Alema poteva pronunciare nei riguardi di Walter Veltroni un po´ colpisce che l´abbia chiamato: «statista». E´ questo un titolo solenne, impegnativo, e per certi versi promettente; comunque un rango che non si regala al primo arrivato. E Veltroni in effetti non lo è.
Vai a sapere come il sindaco ha reagito alla lusinghiera qualifica. Certo non gli mancano cose da fare. Tra le ultime, ha inaugurato la «stele del pellegrino», che ricorda lo speciale legame tra la città e la Madonna del Divino Amore. Ha poi voluto personalmente portare un mazzo di fiori a Ilary Totti; quindi ha annunciato l´intitolazione di una strada al tifoso ucciso da un lanciarazzi all´Olimpico, Paparelli, e a un ragazzo di destra, Di Nella, massacrato negli anni di piombo. Inoltre ieri ha presenziato all´apposizione di un targa che ricorda il colonnello Bernacca.
Meno piacevole, l´altro giorno, deve essere stato per Veltroni assistere allo sgombero del campo nomadi di via Luigi Nono (il compositore di un´opera sul socialismo, di cui Walter ricorderà il titolo: «Al gran Sole carico d´Amore»). C´è una foto, una delle tantissime, che vede il sindaco mentre si piega ad accarezzare un bambino della zona. E´ il terzo o forse il quarto campo smobilitato senza suscitare controversie alla Cofferati. In questi anni - ha detto - siamo riusciti a sistemare quattromila persone in centri dove stanno meglio».
Nel frattempo si è venuto a sapere che Veltroni ha prestato la sua voce al sindaco-tacchino di un cartone animato. A chi maliziosamente gli facesse notare che prima di lui l´onorevole Ignazio La Russa ha doppiato un personaggio dei Simpson, a scanso d´equivoci «Uolter» ha già precisato di non aver sottratto tempo al suo ufficio lavorando all´ora di pranzo; mentre gli introiti della performance saranno devoluti in beneficenza. A proposito. Dopo aver ricevuto i ragazzi di Locri, sabato volerà in Rwanda, con un centinaio di studenti dei licei romani, per inaugurare una scuola costruita appunto con i soldi di una colletta. Gli arredi e le suppellettili sono stati il personale dono della giunta per i cinquant´anni del sindaco, compiuti il 3 luglio scorso.
Data a suo modo significativa. Come si fa qui osservare con qualche azzardo, cinquant´anni sono un´età fatidica nell´ordinamento costituzionale, il minimo indispensabile per aspirare al Quirinale. Fine dell´osservazione, peraltro «prematura», come spesso si è sentito dire proprio in questi giorni.
Ritornando all´agenda romana dello «statista», o meglio al suo «modello» pure indicato da D´Alema, si può notare come nelle ultime pagine manchino iniziative ludiche o più propriamente circenses. Ecco, a questo riguardo è bene sapere che ad aprile, in America, Veltroni ha preso contatto con il leggendario commissioner Nba David Stern per organizzare a Roma l´evento più spettacolare del basket nella post-modernità tv: la gara di schiacciate. Non che abbia molto da offrire agli americani: se non il Colosseo, peraltro già luogo di concerti e illuminazioni pro-life.
Comunque ieri anche il quotidiano della Margherita, Europa, ha inteso segnalare «l´elevazione del laboratorio romano a modello nazionale». E non per insistere su questa storia del Quirinale - che nella fresca Italia pare riservato per tradizione a chi ha più di 80 anni - ma la lode a Veltroni si collocava in un contesto abbastanza futuribile, «alla vigilia - era scritto - di una lunga stagione di riassetto degli equilibri interni». Della quercia? Dei palazzi? Boh.
Più interessante forse concentrarsi sul veltronismo di governo. E dunque, alla rinfusa (dopo aver allacciato le cinture di sicurezza): compagnia aerea low-cost, ristorante per sordomuti, valle dei cuccioli (ed esultanza del primo cittadino per il ritrovamento del cane «Fiocco»), festa dei vicini di casa, casa del jazz, casa del cinema, museo della Shoa, piazza Lucio Battisti, rilancio del bar pariolino di piazza Euclide, notte bianca (esportabile), asilo «Coccole & Co», consegna delle chiavi della città a ex drogati, riapertura della casa di Mussolini, segnali acustici per non-vedenti, tentativo (poi parzialmente rientrato) di intitolare la stazione Termini a Papa Wojtyla (previsti invano fuochi d´artificio per il suo compleanno), festa famigliare dei focolarini, collaborazione con l´Opus Dei, Pacs-day in Campidoglio, visita al centro buddista, alla vecchietta centenaria, alle scuole della periferia, a Regina Coeli (con Totti), al salotto Angiolillo.
In estrema sintesi interpretativa: molte politiche simboliche, parecchio astuto sincretismo, messaggi massimamente esemplificativi, varietà dei temi, accorta gestione delle emozioni, consapevolezza del valore delle cerimonie nel ripristino della coesione sociale e anche della dimensione comunitaria, apertura a mondi esterni alla sinistra. Ma poi, al dunque, presenza, anzi «prossimità» del sindaco in carne e ossa, che mette in gioco il suo corpo, è qui, è lì, si vede, fa i blitz contro «tavolino selvaggio», accompagna le ruspe in centro e parla, parla, stringe una moltitudine di mani, occupa migliaia e migliaia di pagine di giornali e una anche dell´ultimo romanzo di Ian McEwan: «Strapotere mediatico» accusa non del tutto a torto l´opposizione, che però appare completamente sopraffatta, e che in fondo ammira Veltroni.
L´iconografia fotografica conferma, per quantità, i picchi di gradimento dei sondaggi, pericolosamente vicini alla soglia plebiscitaria. Lui in bici sulla ciclabile, fa ciao dal camion del pronto intervento decoro urbano, mette la sciarpa romanista al collo («Ma resto juventino»), accompagna i vecchietti in piscina, mangia con i poveri della Caritas, riceve Bono e l´etiope aggredita nella metro, Clinton e gli ex deportati ad Auschwitz. Sorride dalla copertina di Time, insieme ad altri «big city bosses». Chissà come si esprime al meglio in inglese il traguardo dello «statista».
Dagospia 23 Novembre 2005
Quasi nulla in politica avviene per caso. Quasi sempre c´è sotto qualcosa. O dietro. E quando non c´è, sono gli stessi protagonisti o il protagonismo dei media ad alimentare l´interesse, per non dire la curiosità. E allora. Tra le mille espressioni che Massimo D´Alema poteva pronunciare nei riguardi di Walter Veltroni un po´ colpisce che l´abbia chiamato: «statista». E´ questo un titolo solenne, impegnativo, e per certi versi promettente; comunque un rango che non si regala al primo arrivato. E Veltroni in effetti non lo è.
Vai a sapere come il sindaco ha reagito alla lusinghiera qualifica. Certo non gli mancano cose da fare. Tra le ultime, ha inaugurato la «stele del pellegrino», che ricorda lo speciale legame tra la città e la Madonna del Divino Amore. Ha poi voluto personalmente portare un mazzo di fiori a Ilary Totti; quindi ha annunciato l´intitolazione di una strada al tifoso ucciso da un lanciarazzi all´Olimpico, Paparelli, e a un ragazzo di destra, Di Nella, massacrato negli anni di piombo. Inoltre ieri ha presenziato all´apposizione di un targa che ricorda il colonnello Bernacca.
Meno piacevole, l´altro giorno, deve essere stato per Veltroni assistere allo sgombero del campo nomadi di via Luigi Nono (il compositore di un´opera sul socialismo, di cui Walter ricorderà il titolo: «Al gran Sole carico d´Amore»). C´è una foto, una delle tantissime, che vede il sindaco mentre si piega ad accarezzare un bambino della zona. E´ il terzo o forse il quarto campo smobilitato senza suscitare controversie alla Cofferati. In questi anni - ha detto - siamo riusciti a sistemare quattromila persone in centri dove stanno meglio».
Nel frattempo si è venuto a sapere che Veltroni ha prestato la sua voce al sindaco-tacchino di un cartone animato. A chi maliziosamente gli facesse notare che prima di lui l´onorevole Ignazio La Russa ha doppiato un personaggio dei Simpson, a scanso d´equivoci «Uolter» ha già precisato di non aver sottratto tempo al suo ufficio lavorando all´ora di pranzo; mentre gli introiti della performance saranno devoluti in beneficenza. A proposito. Dopo aver ricevuto i ragazzi di Locri, sabato volerà in Rwanda, con un centinaio di studenti dei licei romani, per inaugurare una scuola costruita appunto con i soldi di una colletta. Gli arredi e le suppellettili sono stati il personale dono della giunta per i cinquant´anni del sindaco, compiuti il 3 luglio scorso.
Data a suo modo significativa. Come si fa qui osservare con qualche azzardo, cinquant´anni sono un´età fatidica nell´ordinamento costituzionale, il minimo indispensabile per aspirare al Quirinale. Fine dell´osservazione, peraltro «prematura», come spesso si è sentito dire proprio in questi giorni.
Ritornando all´agenda romana dello «statista», o meglio al suo «modello» pure indicato da D´Alema, si può notare come nelle ultime pagine manchino iniziative ludiche o più propriamente circenses. Ecco, a questo riguardo è bene sapere che ad aprile, in America, Veltroni ha preso contatto con il leggendario commissioner Nba David Stern per organizzare a Roma l´evento più spettacolare del basket nella post-modernità tv: la gara di schiacciate. Non che abbia molto da offrire agli americani: se non il Colosseo, peraltro già luogo di concerti e illuminazioni pro-life.
Comunque ieri anche il quotidiano della Margherita, Europa, ha inteso segnalare «l´elevazione del laboratorio romano a modello nazionale». E non per insistere su questa storia del Quirinale - che nella fresca Italia pare riservato per tradizione a chi ha più di 80 anni - ma la lode a Veltroni si collocava in un contesto abbastanza futuribile, «alla vigilia - era scritto - di una lunga stagione di riassetto degli equilibri interni». Della quercia? Dei palazzi? Boh.
Più interessante forse concentrarsi sul veltronismo di governo. E dunque, alla rinfusa (dopo aver allacciato le cinture di sicurezza): compagnia aerea low-cost, ristorante per sordomuti, valle dei cuccioli (ed esultanza del primo cittadino per il ritrovamento del cane «Fiocco»), festa dei vicini di casa, casa del jazz, casa del cinema, museo della Shoa, piazza Lucio Battisti, rilancio del bar pariolino di piazza Euclide, notte bianca (esportabile), asilo «Coccole & Co», consegna delle chiavi della città a ex drogati, riapertura della casa di Mussolini, segnali acustici per non-vedenti, tentativo (poi parzialmente rientrato) di intitolare la stazione Termini a Papa Wojtyla (previsti invano fuochi d´artificio per il suo compleanno), festa famigliare dei focolarini, collaborazione con l´Opus Dei, Pacs-day in Campidoglio, visita al centro buddista, alla vecchietta centenaria, alle scuole della periferia, a Regina Coeli (con Totti), al salotto Angiolillo.
In estrema sintesi interpretativa: molte politiche simboliche, parecchio astuto sincretismo, messaggi massimamente esemplificativi, varietà dei temi, accorta gestione delle emozioni, consapevolezza del valore delle cerimonie nel ripristino della coesione sociale e anche della dimensione comunitaria, apertura a mondi esterni alla sinistra. Ma poi, al dunque, presenza, anzi «prossimità» del sindaco in carne e ossa, che mette in gioco il suo corpo, è qui, è lì, si vede, fa i blitz contro «tavolino selvaggio», accompagna le ruspe in centro e parla, parla, stringe una moltitudine di mani, occupa migliaia e migliaia di pagine di giornali e una anche dell´ultimo romanzo di Ian McEwan: «Strapotere mediatico» accusa non del tutto a torto l´opposizione, che però appare completamente sopraffatta, e che in fondo ammira Veltroni.
L´iconografia fotografica conferma, per quantità, i picchi di gradimento dei sondaggi, pericolosamente vicini alla soglia plebiscitaria. Lui in bici sulla ciclabile, fa ciao dal camion del pronto intervento decoro urbano, mette la sciarpa romanista al collo («Ma resto juventino»), accompagna i vecchietti in piscina, mangia con i poveri della Caritas, riceve Bono e l´etiope aggredita nella metro, Clinton e gli ex deportati ad Auschwitz. Sorride dalla copertina di Time, insieme ad altri «big city bosses». Chissà come si esprime al meglio in inglese il traguardo dello «statista».
Dagospia 23 Novembre 2005