GUARDIE SVIZZERE IN RIVOLTA - NEL MIRINO, IL COMANDANTE MADER: "DA NOI PRETENDE RIGORE, LUI FA QUELLO CHE VUOLE" - ANCHE PER IL CAPODANNO LE REGOLE ERANO RIGIDISSIME - IL GRANDE ACCUSATO, PERÒ, NEGA TUTTO E MINACCIA QUERELE.
Giacomo Galeazzi per "La Stampa"
Aria di fronda nella Guardia Svizzera. «E' in atto un ammutinamento», scrive il quotidiano «The Indipendent». L' esercito del Vaticano («il più piccolo e più coccolato del mondo») si ribella al proprio comandante per il divieto di partecipare o organizzare i tradizionali veglioni di fine anno. Una decisione che avrebbe provocato lamentele a raffica nella caserma accanto al grande cancello della porta di Sant'Anna, dove gli «angeli custodi» del Pontefice vivono in comunità.
E non si tratterebbe solo di una «misura cautelare» nei confronti delle reclute più giovani e meno dotate di autocontrollo: «Persino ai più alti ufficiali è stato vietato di offrire "cocktail parties"». I militari sono «furenti» per il fatto che la regola che vieta loro di uscire di notte per Roma dopo la mezzanotte sia stata rigidamente applicata durante le giornate di festività, «mentre lo stesso comandante è spesso fuori dal Vaticano per partecipare a feste fino alle prime ore dell'alba».
Bottiglie sequestrate - Ma il malcontento e il clima di scontro tra il colonnello Elmar Theodore Mader e i suoi 130 uomini coverebbe da tempo come fuoco sotto la cenere. Le disposizioni restrittive sui festeggiamenti di Capodanno, infatti, sembrano essere più che altro un pretesto. Il vero pomo della discordia sarebbero le procedure più rigide introdotte dal comandante. Un giro di vite reso necessario dalla «disciplina allentata e dai comportamenti poco consoni riscontrati sotto precedenti gestioni». Alcuni militari pontifici, per esempio, furono sorpresi mentre prendevano la tintarella in costume da bagno vicino al loro quartier generale.
Le truppe pontificie ce l'avrebbero con Mader, accusato di «imporre norme che egli stesso viola per suo piacere personale». Contro il comandante, che però nega tutto e minaccia querele, ci sarebbero già state numerose proteste. A far esplodere l'irritazione delle guardie svizzere, secondo il giornale britannico, è stata, oltre al divieto di partecipare alle tipiche feste e ai ricevimenti natalizi, l'imposizione del coprifuoco alla mezzanotte.
Un alabardiere avrebbe anche denunciato la confisca, da parte di Mader, della gran parte di una cassa di vino che alcuni ammiratori elvetici del corpo avevano regalato per Natale. «Abbiamo ricevuto 25 bottiglie di buon vino svizzero, ma quando siamo tornati dal turno di guardia ce n'erano solo 5 nella mia stanza - lamenta un soldato del Papa -. Le altre 20 erano state sequestrate per ordine del comandante, evidentemente per suo uso personale».
Il colonnello respinge le accuse e fa notare che i dubbi sulla sua gestione sono diffusi nell'anno in cui le Guardie Svizzere (unico corpo militare pontificio tuttora esistente dopo che gli altri furono disciolti da Paolo VI nel 1970) celebrano i cinque secoli dalla loro fondazione e ricevono unanimi apprezzamenti.
Il giallo mai risolto - Durante conversazioni private, Mader avrebbe minimizzato il rischio di dover fare i conti con spinte interne all'ammutinamento, sostenendo di avere un «dialogo profondo» con ognuno dei suoi 130 militari. «Nessuna disposizione è stata data circa il Capodanno se non quella di prolungamento dell'orario di rientro in caserma», smentisce Mader. Tuttavia alcune guardie svizzere, negli scambi informali di auguri con prelati e dipendenti d'Oltretevere, avrebbero mosso rilievi critici al comandante.
La «tolleranza zero» e le misure rigide introdotte dal comandante riguarderebbero sia gli ufficiali di grado superiore sia le guardie semplici. Gli armati, reclutati nei cantoni elvetici, includono quattro ufficiali, sei alabardieri e due tamburini. Un corpo di grande prestigio, sopravvissuto a ogni riforma della vigilanza della Santa Sede. Ogni mese nella caserma d'Oltretevere vengono tenute sessioni sulla sicurezza, oltre ai corsi «full immersion» di informatica, comunicazione e condotta, mentre gli ufficiali e i sottufficiali periodicamente vengono mandati in Svizzera con l'obiettivo di tenerli aggiornati sulle tecniche per proteggere il Papa.
Intanto non ha ancora trovato soluzione il «giallo» della strage avvenuta otto anni fa all'interno delle mura leonine. La madre del presunto omicida-suicida Tornay e gli avvocati francesi Jacques Verges e Luc Brossolet hanno chiesto la riapertura dell'inchiesta, rivolgendosi più volte al Papa come massima autorità della giustizia d'Oltretevere. Ma il prestigio delle forze armate di Sua Santità è sempre alto.
Dagospia 02 Gennaio 2007
Aria di fronda nella Guardia Svizzera. «E' in atto un ammutinamento», scrive il quotidiano «The Indipendent». L' esercito del Vaticano («il più piccolo e più coccolato del mondo») si ribella al proprio comandante per il divieto di partecipare o organizzare i tradizionali veglioni di fine anno. Una decisione che avrebbe provocato lamentele a raffica nella caserma accanto al grande cancello della porta di Sant'Anna, dove gli «angeli custodi» del Pontefice vivono in comunità.
E non si tratterebbe solo di una «misura cautelare» nei confronti delle reclute più giovani e meno dotate di autocontrollo: «Persino ai più alti ufficiali è stato vietato di offrire "cocktail parties"». I militari sono «furenti» per il fatto che la regola che vieta loro di uscire di notte per Roma dopo la mezzanotte sia stata rigidamente applicata durante le giornate di festività, «mentre lo stesso comandante è spesso fuori dal Vaticano per partecipare a feste fino alle prime ore dell'alba».
Bottiglie sequestrate - Ma il malcontento e il clima di scontro tra il colonnello Elmar Theodore Mader e i suoi 130 uomini coverebbe da tempo come fuoco sotto la cenere. Le disposizioni restrittive sui festeggiamenti di Capodanno, infatti, sembrano essere più che altro un pretesto. Il vero pomo della discordia sarebbero le procedure più rigide introdotte dal comandante. Un giro di vite reso necessario dalla «disciplina allentata e dai comportamenti poco consoni riscontrati sotto precedenti gestioni». Alcuni militari pontifici, per esempio, furono sorpresi mentre prendevano la tintarella in costume da bagno vicino al loro quartier generale.
Le truppe pontificie ce l'avrebbero con Mader, accusato di «imporre norme che egli stesso viola per suo piacere personale». Contro il comandante, che però nega tutto e minaccia querele, ci sarebbero già state numerose proteste. A far esplodere l'irritazione delle guardie svizzere, secondo il giornale britannico, è stata, oltre al divieto di partecipare alle tipiche feste e ai ricevimenti natalizi, l'imposizione del coprifuoco alla mezzanotte.
Un alabardiere avrebbe anche denunciato la confisca, da parte di Mader, della gran parte di una cassa di vino che alcuni ammiratori elvetici del corpo avevano regalato per Natale. «Abbiamo ricevuto 25 bottiglie di buon vino svizzero, ma quando siamo tornati dal turno di guardia ce n'erano solo 5 nella mia stanza - lamenta un soldato del Papa -. Le altre 20 erano state sequestrate per ordine del comandante, evidentemente per suo uso personale».
Il colonnello respinge le accuse e fa notare che i dubbi sulla sua gestione sono diffusi nell'anno in cui le Guardie Svizzere (unico corpo militare pontificio tuttora esistente dopo che gli altri furono disciolti da Paolo VI nel 1970) celebrano i cinque secoli dalla loro fondazione e ricevono unanimi apprezzamenti.
Il giallo mai risolto - Durante conversazioni private, Mader avrebbe minimizzato il rischio di dover fare i conti con spinte interne all'ammutinamento, sostenendo di avere un «dialogo profondo» con ognuno dei suoi 130 militari. «Nessuna disposizione è stata data circa il Capodanno se non quella di prolungamento dell'orario di rientro in caserma», smentisce Mader. Tuttavia alcune guardie svizzere, negli scambi informali di auguri con prelati e dipendenti d'Oltretevere, avrebbero mosso rilievi critici al comandante.
La «tolleranza zero» e le misure rigide introdotte dal comandante riguarderebbero sia gli ufficiali di grado superiore sia le guardie semplici. Gli armati, reclutati nei cantoni elvetici, includono quattro ufficiali, sei alabardieri e due tamburini. Un corpo di grande prestigio, sopravvissuto a ogni riforma della vigilanza della Santa Sede. Ogni mese nella caserma d'Oltretevere vengono tenute sessioni sulla sicurezza, oltre ai corsi «full immersion» di informatica, comunicazione e condotta, mentre gli ufficiali e i sottufficiali periodicamente vengono mandati in Svizzera con l'obiettivo di tenerli aggiornati sulle tecniche per proteggere il Papa.
Intanto non ha ancora trovato soluzione il «giallo» della strage avvenuta otto anni fa all'interno delle mura leonine. La madre del presunto omicida-suicida Tornay e gli avvocati francesi Jacques Verges e Luc Brossolet hanno chiesto la riapertura dell'inchiesta, rivolgendosi più volte al Papa come massima autorità della giustizia d'Oltretevere. Ma il prestigio delle forze armate di Sua Santità è sempre alto.
Dagospia 02 Gennaio 2007